L’apnea, dizionario alla mano, è la transitoria sospensione del respiro. Volontaria o di natura patologica, è la preparazione ad essa che ne decide la durata e la fatalità. Tutto quello che riusciamo a recuperare prima della sua messa in pratica è essenziale e influisce sulla nostra sopravvivenza.
Da un certo punto di vista è una splendida metafora per l’adolescenza.
Apnea, il cortometraggio di finzione della regista messicana Natalia Bermúdez, in questo senso nuota bene nell’ acquario metaforico dell’apnea.
Prodotto dal Centro de Capacitación Cinematográfica di Città del Mexico, Apnea è in selezione nel concorso internazionale del Ca’ Foscari Short Film Festival, spazio dedicato a una selezione dei migliori cortometraggi di studenti di scuole di cinema provenienti da tutto il mondo.
C’era una volta una piscina…
Renata e Liliana si desiderano ma la differenza d’età e lo squilibrio di potere tra loro le obbliga a mantenere la loro relazione segreta. Liliana è l’istruttrice di nuoto della giovane Renata e le due, rinchiuse nel recinto della piscina, nuotano sul filo dell’acqua tra passione e tensioni.
Nella cornice clorata della piscina, Renata dovrà trovare un suo spazio tra piacere e bisogni, tra relazione e individualità.
Apnea apre così uno spiraglio con saggia eleganza stilistica sulla spinosa questione dei rapporti sessuali nei contesti educativi. Allontanandosi dalle rappresentazioni vittima-carnefice e sorpassando la dinamica eteronormativa (Notes on a Scandal, A Teacher), trasmette una visione nuova su una tema annoso che ha le sue difficoltà nella rappresentazione cinematografica.
Le concatenazioni d’eventi dettati dalle dinamiche di potere cadono troppo spesso in un ciclo di azioni e reazioni, secondo ripetuti cliché: rischio che Apnea non corre. L’agency di Renata le permette di essere protagonista del racconto e non vittima degli eventi, legando in maniera naturale, anche se nel breve tempo del cortometraggio, i desideri di lei con quelli del pubblico.
Sull’estetica increspata dell’acqua
Dal lato estetico e formale l’elemento acquatico dona ad Apnea una bellezza sinuosa e allo stesso tempo sfaccettata. Come la luce si diffrange sul fondale di una piscina, l’acqua, seguita dalla camera, tocca i protagonisti a tratti con uno sguardo gioioso e sereno, a tratti con fare sensuale, voyeuristico. Sul finale diventa una gabbia liquida sfocata e inquieta.
In ogni istante è la piscina stessa che ci indica cosa provare e che ci racconta cosa stiamo guardando.
Bermúdez porta una regia elegante e con un raro gusto estetico in una cornice narrativa attrattiva e al contempo con una sua potenza di messaggio e intenzioni.
Apnea è presentato al pubblico italiano al Ca’ Foscari Short Film Festival.
Il Festival, organizzato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, si terrà dal 20 al 23 marzo 2024 nella laguna veneta.
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