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Reviews

E la chiamano estate – Festival Internazionale del Film di Roma (Concorso)

Dino ha quarant’anni e un amore smisurato per Anna, che non riesce a toccare e a consumare in un amplesso. Anestesista di giorno, amante compulsivo di notte, cerca soddisfazione con prostitute e scambisti. La morte precoce del fratello e l’abbandono della madre lo hanno segnato profondamente e lo conducono alla dipendenza sessuale. ..

Pubblicato

il

Anno: 2012

Nazionalità: Italia

Durata: 89′

Genere: Drammatico

Distribuzione: Officine UBU

Regia: Paolo Franchi

Alla fine della proiezione per la stampa de E la chiamano estate, la Sala Petrassi si è riempita di fischi, inevitabile epilogo dei mugugni che si erano sentiti durante alcune parti del film. Questa terza opera del regista bergamasco, Paolo Franco, proprio non convince. La storia narra di Dino (Jean-Marc Barr) e Anna (Isabella Ferrari), coppia di quarantenni con una storia d’amore che” vive d’altro”, perché mai completata con un rapporto fisico. Per Dino l’amore non si deve mescolare con il sesso, che ricerca e trova con prostitute e coppie di scambisti. Già dai primi minuti, nudità e corpi ci travolgono, mostrandoci tutte le pulsioni-ossessioni del protagonista. Il fatto è che la storia s’incarta su se stessa, ripetendosi sempre uguale, e alcune scene si rivelano invece che drammatiche e piene di pathos, comiche e al limite del grottesco. A questo concorrono sia i dialoghi (volgarmente surreali) sia le interpretazioni eccessivamente caricaturali dei due protagonisti. La scena poi, della lettera che Dino scrive ad Anna, con la ripetizione sempre delle stesse identiche parole, mette a dura prova una platea già abbondantemente “provata”.

Capisco il congegno narrativo della reiterazione, che il regista in conferenza stampa ha difeso, parlando di “tempo Bergsoniano”, interiore e non lineare, ma il risultato irrita e annoia. Il meccanismo d’immedesimazione o empatia con il personaggio qui scatta in modo inverso. A facilitare la cosa, il pessimo doppiaggio, che rende Jean-Marc Barr inascoltabile. Certo il tema era complesso, ma Franchi non è riuscito né ad andare in profondità, indagando le dinamiche interne dei personaggi, né a raccontarci una storia d’amore “alternativa”.
Stupisce, quindi, la presenza di questo film in Concorso, in un Festival che non sta brillando, fin adesso, per qualità.

Vittorio Zenardi

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