‘Pantano: Millennio ‘ Omicidi e intrighi politici

Pantano: Millennio è la fortunata serie polacca, diretta da Jan Holoubek, con protagonista Dawid Ogrodnik, Andrzej Seweryn e Magdalena Ròzczka, disponibile su Netflix.

Un thriller cupo che mescola criminalità e intrighi politici. 

Giunta alla sua terza e probabilmente ultima stagione, Pantano: Millennio propone vecchi e nuovi personaggi coinvolti in una complessa e pericolosa vicenda sullo sfondo dell’inquietante foresta di Gronty.

La trama di Pantano: Millennio

Rapimenti, omicidi e soprattutto intrighi tra politica e criminalità. Una vicenda che si sviluppa attraversando gli ultimi settant’anni della Polonia e dell’Europa dell’Est, tra giornalisti e poliziotti che cercano di porre un freno alla corruzione.

Dal nazismo al millennio bag

Pantano: Millenio è il terzo capitolo di una serie entrata a far parte del catalogo Netflix nel 2020. Dopo circa quattro anni. siamo giunti all’atto conclusivo di una vicenda davvero complessa. La serie non è certo tra quelle da vedere tutta d’un fiato. La trama è davvero ostica e i riferimenti alle due precedenti stagioni sono tanti e spesso fondamentali, per comprendere al meglio la storia che, probabilmente, necessita del tempo per essere assimilata, apprezzandola come merita.

Nelle precedenti stagioni abbiamo assistito allo sviluppo della vicenda che attraversa gli ultimi eventi storici della Polonia. L’occupazione nazista, la violenza dell’esercito tedesco e la misteriosa foresta di Gronty, divenuta un inquietante cimitero. Poi, l’arrivo dell’armata rossa che libera la terra polacca e l’istituzione del regime sovietico. La terza stagione ci porta alle soglie del nuovo millennio e il titolo fa riferimenti al fantomatico timore di un’apocalisse che, ovviamente, non è mai arrivata.

Con il nuovo millennio, però, giunge la conclusione per una vicenda che attraversa decenni di avvenimenti politici, cruciali per la Polonia e l’intera area europea sotto l’influenza sovietica. La fedeltà storica, spesso, è ignorata, a vantaggio di un ritmo incalzante, carico di suspense.

Il male vince sul bene

Lo spettatore viene trascinato in una serie di crimini, apparentemente inspiegabili, ritrovandosi a tifare per i pochi personaggi buoni che cercano di porre un freno alla violenza, denunciando gli interessi della politica collusa con la mafia locale.

“Il male vince sempre sul bene e dopo ogni pezzo di merda, ne arriva sempre un altro”.

Il nazismo è stato sconfitto, il regime sovietico abbattuto e la Polonia inizia a guardare al mondo libero. Le cose, però, sono rimaste pressoché immutante e come quasi sempre avviene a pagare il prezzo più alto è la gente comune.

Eroine che indossano l’uniforme della polizia, come la sergente Anna Jass, interpretata da Magdalena Rozczka (La madre di Zara), la quale continua ad essere ostacolata dai propri superiori. Poi ci sono i due giornalisti, da cui tutto ebbe inizio: Witold Wanycz (Andrzej Seweryn) e Pitor Zarzycki (Dawid Ogrondnik).

Un coinvolgimento umano

Entrambi convolti negli efferati crimini, come l’uccisione del direttore dell’albergo, bollito vivo in un enorme calderone. Il coinvolgimento di Wancyz e Pitor è però mutato. Nella prima e seconda stagione di Pantano, i due giornalisti venivano colpiti dagli eventi per quanto riguarda il loro profilo professionale. Il campo d’azione in cui si muovevano, infatti, era la redazione del Kurier. In Pantano: Millennio, invece, questo luogo di lavoro sparisce e i due eroi agiscono sulla vicenda dal proprio contesto familiare.

Una scelta azzeccata che aiuta a immedesimarsi con entrambi i personaggi. Oltre, ovviamente, a indicare l’evolversi del coinvolgimento nella vicenda. I due giornalisti, l’uno mentore dell’altro, seguono la serie di omicidi non solo per pubblicare un articolo d’effetto, ma perché sono interessati umanamente.

Entrambi non desiderano più una brillante carriera e continuano a investigare per puro spirito di giustizia, pagando a caro prezzo questa scelta. Lo stesso discorso vale per Anna, la sergente di ferro, che sembra muoversi senza ricevere ordini dall’alto. La sua appare a tutti gli effetti una questione privata, una situazione che ricorda non poco i tanti film polizieschi del passato.

La regia di Juan Holoubek

È forse lei la vera protagonista di Pantano: Millennio, l’esempio al femminile del classico eroe imbattibile che riesce a sopravvivere alle pallottole e alle pericolose insidie dei piani alti. Ma alla pari dei due giornalisti, anche lei è colpita duramente. Anna sembra non credere più al potere degli astri, appare disillusa e profondamente bastonata dalla perdita di un amore già troppo difficile. Come ogni classico eroe, questa volta eroina, risolto il caso si allontana in cerca di una nuova avventura, abbandonando al suo destino il fidato scudiero, Mika (Lukasz Simlat).

Questi sono i tre protagonisti di Pantano: Millennio. Anna, Wanycz e Pitor si muovono in un mondo senza speranze, un paesaggio che appare apocalittico, sottolineato da una fotografia plumbea che non lascia mai entrare in scena la luce del sole. La regia di Jan Holoubek ha un ruolo fondamentale nel mettere in scena una vicenda crudele, dove gli uomini agiscono come bestie e il potere politico è al servizio della criminalità.

Il regista, con uno stile vigoroso, riesce a trasmettere il marcio e la crudeltà dell’essere umano, senza sconti a nessuno. Tutti riferimenti che trovano una solida base in sceneggiatura, dove i protagonisti vivono una reale crescita che si conclude con l’avvento del nuovo millennio.

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