Il Sud è niente. E la famiglia è tutto, verrebbe da dire.
Fabio Mollo per il suo esordio torna a casa: in provincia di Reggio Calabria, dove è nato e cresciuto ma da cui si è dovuto allontanare per continuare gli studi.
Ma i posti che più ci appartengono sono anche, per quanto doloroso il ricordo, quelli in cui è necessario tornare.
E infatti in quella provincia ci torna, raccontando un dramma familiare crudo, essenziale. In un meridione immobile tanto quanto animato da personaggi intensi che squarciano la staticità con il dinamismo delle loro emozioni. Un coming of age delicato, ricco di suggestioni e sentimenti contrastanti per una terra che si detesta ma che non si può – e forse vuole – lasciare, dove la crescita coincide con la scoperta del sé attraverso la relazione con gli altri.
La trama
Grazia, interpretata dall’allora esordiente Miriam Karlkvist – è una ragazza schiva e introversa. Vive sola con il padre Cristiano – un Vinicio Marchioni in stato di grazia – ma fa spesso visita alla nonna, l’unica persona nella sua vita che pare comprenderla. Prossima alla maturità, si rifiuta di studiare e passa le giornate in solitaria, lavorando nella pescheria di famiglia e facendo lunghi giri in motorino. Suo fratello maggiore è scomparso in circostanze misteriose. Nessuno vuole parlarne, ma Grazia è ostinata, vuole la verità. Inizierà così un viaggio di ricerca intimo e personale, che la porterà a scoprire, ma soprattutto a scoprirsi.
Vinicio Marchioni è Cristiano, un padre distrutto dal dolore
La rabbia della provincia
Grazia parla poco e, quando lo fa, sono rancore e risentimento a veicolare le sue parole.
Incapace di metabolizzare il trascorso della sua famiglia, oscilla continuamente tra il tedio e la disperazione.
Senza posa nè pace, in continua tribolazione, la vediamo vagare per luoghi e spazi sospesi, dove l’unico movimento incessante è quello del tempo, che progredisce sempre uguale a se stesso, inerte: è la stasi dei piccoli centri urbani, la voracità bulimica dei sobborghi, che spezza la volontà di chi rimane, ma che logora di nostalgia chi parte. Il suo luogo preferito è la spiaggia, dove si trova in rimessa la barca di Pietro. È qui che torna sempre per trovare la sua alcova felice, la presenza incorporea ma essente del fratello, il letto d’amore che la protegge dal Nulla. È proprio la scomparsa di suo fratello che blocca il percorso di crescita di Grazia, vincolata al dolore della mancanza.
Per il padre la privazione è ancora più straziante: del figlio non riesce a pronunciare nemmeno il nome.
Ma la provincia è un luogo ostile e non c’è tempo per il compatimento. Cristiano viene ricattato, vogliono che lasci il paese. Grazia deve diplomarsi, ma non c’è spazio per la scuola nella sua inquietudine. In questo limbo di angosce e solitudini, sarà la comune elaborazione della perdita a dare un nuovo senso alla vita di entrambi.
La famiglia come misura salvifica
Tutto pare essere niente. Niente vale il dolore di una famiglia, niente ne valgono i sacrifici. Niente scaturisce dai silenzi, niente dalla rabbia.
Nessuno trova la propria dimensione in un luogo dove i valori sono sovvertiti. Dove la desolazione impera nel paesaggio così come negli abitanti di una città sospesa.
Grazia trova rifugio solo nel mare, spazio libero, avulso da ogni tipo di costrizione, dove trova la serenità che le è negata in ogni altrove. È qui che vede per la prima volta suo fratello, in un’apparizione diafana, tanto nebulosa quanto concreta. Dorme spesso nella barca, in posizione fetale, quasi come volesse tornare in quella dimensione prenatale, nel ventre materno, condiviso col fratello, in tempi lontani, dove tutto era ancora possibile. Le sue visite diverranno sempre più frequenti, tanto da diventare una costante nella vita della sorella. La nonna è l’unica a crederle, perché intimamente connessa al nipote. Al padre, chiuso nel suo silenzio, incapace di elaborare il trauma, è preclusa ogni possibilità di riconciliazione. I giorni si accavallano, giorni uguali e stazionari, paralisi del tempo.
Ognuno annega nel proprio tormento, immerso nella rispettiva ricerca – personale e dal carattere quasi esclusivo, che appunto rifiuta l’altro.
Solo quando padre e figlia trovano l’animo di confrontarsi, in uno scambio feroce ma catartico, riusciranno finalmente a processare la memoria, ritrovando un fratello e un figlio.
Sarà quindi la convergenza di sentimenti comuni – in un ambiente avverso, malato di interessi individuali dove la prevaricazione vince sui legami e l’affezione – a fungere da forza catalizzatrice per ritrovare l’innocenza di un abbraccio, di un pianto autentico, di uno sguardo che vale una carezza sull’anima.
La scoperta del sé nell’altro
Questo percorso di accettazione sarà possibile per Grazia anche grazie all’incontro con Carmelo – Andrea Bellisario – un ragazzo brusco che entra prepotentemente nella sua vita. Forse per noia, forse per desiderio di conquista, ma l’altrettanto scostante indole di lei finirà con l’attrarlo. In una continua lotta ferina, tra contrasti e incomprensioni, i due giovani sradicati – lei per incertezza, lui per professione, entrambi hanno perso il senso di appartenenza per la propria terra – finiranno per colmare i reciproci scompensi.
Miriam Karlkvist e Andrea Bellisario in una scena del film
Durante un ballo sfrenato sulle note di In the morning dei Junior Boys – tra le più rappresentative scene del film – Grazia, estasiata, si abbandona al fascino sensuale della danza, ma esita: è tornata l’angoscia, la consapevolezza del Nulla. È solo un attimo, e Grazia torna ad agitarsi in pista. L’esitazione però è stata inconsapevole premessa di una rivelazione. Grazia si stringe a Carmelo e urla:
E ora vogliamo morire?
E in una corsa folle e smodata, voluttà e abbandono collimano in un unico e potente slancio vitale disperato. Si tuffa in mare – ancora il mare, quel mare purificatore e lustrale che accoglie Grazia, cullandone la malinconia.
Selezionato in alcuni tra i più grandi festival del mondo, tra cui Toronto, Roma e Berlino,
Il Sud è Nulla è un’opera intensa, che ci aiuta nella riconciliazione: con il proprio passato, le proprie origini, ma, soprattutto, con gli altri.