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‘Jury duty’ Il vero Truman Show dai creatori di The Office

'Jury Duty', serie originale di Freevee, è ora su Prime Video Italia dopo il grande successo ottenuto negli USA. Lo show vede dodici persone prendere parte a un processo come giurati. Solo uno di loro non sa che è tutta una finzione.

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Poco conosciuta in Italia, ma un vero successo di pubblico negli Stati Uniti, Jury Duty è una serie decisamente particolare. Lo show in otto puntate è una produzione originale Freevee, il servizio di streaming gratuito ma supportato da pubblicità, che Amazon ha lanciato negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Germania. 

L’idea dietro Jury Duty è semplice quanto folle: un gruppo di attori mette in scena un banale processo per risarcimento danni. Sono tutti d’accordo: il giudice, le guardie, gli imputati. Tutti, tranne un singolo giurato, Ronald, il quale pensa che sta partecipando a un vero processo.

Arrivata da noi su Prime Video con il titolo Il giurato, è ora in corsa agli Emmy 2024 come ‘Miglior serie tv commedia’ e per ‘Migliore attore non protagonista in una serie commedia’. Quest’ultimo premio andrebbe a James Marsden (X-man, Le pagine della nostra vita), che dovrà vedersela anche con Ebon Moss-Bachrach di The Bear.

Jury Duty- come funziona?

Creata da Lee Eisenberg e Gene Stupnitsky, entrambi sceneggiatori per The Office, la serie mette in scena un processo di basso rilievo. I dodici giurati sono, come consuetudine per il sistema giudiziario statunitense, selezionati casualmente tra i cittadini maggiorenni. Si forma così un gruppo eterogeneo di personaggi assurdi quel tanto da rimanere comunque credibili. 

Tra di loro anche l’attore James Marsden che per sfuggire ai suoi ‘jury duty’ inscena un’irruzione di paparazzi nel tribunale. I dodici giurati saranno quindi costretti a rimanere isolati fino al verdetto, per non subire influenze esterne.

Attraverso una troupe di documentaristi che sta seguendo il processo, assistiamo alle dinamiche che si creano e, in particolare, ai modi in cui tutti gli attori coinvolti sfidano la pazienza dell’unica persona che non sa di trovarsi in una serie tv: Ronald.

Jury Duty- trovare il confine tra realtà e finzione

Jury Duty è un prodotto televisivo come non lo avete visto finora, sicuramente una delle uscite più interessanti di quest’anno. Con la sua formula a metà tra lo scherzo e una versione reale del Truman Show, mette in discussione i confini della serie tv e del reality.

La produttrice dello show ha dichiarato: “Non volevamo che fosse crudele. Non volevamo che fosse uno scherzo”. Tuttavia la serie rimane in bilico proprio tra queste due realtà, ponendo anche una grossa questione etica. É giusto trattenere una persona per ben tre settimane all’interno di un programma in cui tutti gli stanno mentendo e, anzi, stanno cercando di metterlo in difficoltà, ripreso da telecamere nascoste? 

La produzione ha cercato di ovviare al problema in tutti i modi. Ronald ha firmato una seconda liberatoria una volta conosciuta la vera natura del progetto e gli sono stati offerti $100,000 come pagamento per la sua partecipazione. La componente finanziaria ha fatto storcere ad alcuni il naso, trattandosi di una cifra che pochi possono rifiutare a cuor leggero. La fortuna del programma è stata forse quella di aver trovato una persona così buona e integra da fare una bella figura anche in una situazione come questa. Negli USA Ronald è diventato subito una piccola celebrità, con i giornali che hanno addirittura usato titoli su come abbia “ristabilito la fiducia nell’umanità”.

Una macchina da guerra per le risate

La seconda fortuna degli autori è stata quella che Jury Duty è davvero divertente. L’impronta umoristica di The Office si sente tanto: le situazioni sono assurde e lasciano addosso quella sensazione di imbarazzo a cui Michael Scott ci ha abituati. Il circo di personaggi stravaganti, insistenti e inopportuni è bilanciato dal buon Ronald, il classico bravo ragazzo con cui è facile simpatizzare. 

La serie tiene incollati con i suoi assurdi colpi di scena. A colpire, più che la scrittura in sé, è l’efficienza con cui la produzione e gli attori lavorano in questo show semi-reality. Si rimane veramente impressionati dalle capacità con cui tutti gli interpreti improvvisano e rimangono nel personaggio. Alla fine, messi davanti all’enorme sforzo della produzione, si mette da parte persino la presunzione per cui noi ci saremmo accorti di tutto. Nel finale arriva anche un po’ di commozione, vedendo come il cast di attori abbia veramente legato e si sia tenuto in contatto alla fine delle riprese. In uno show in cui ogni cosa è stata costruita al millimetro, quello che rimane sono relazioni umane che,  almeno all’apparenza, sembrano veramente reali.

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