Liv Ullmann: A Road Less Travelled, presentato al Festival di Cannes 2023, approda finalmente in Italia questa sera, 6 Novembre, in anteprima al Festival dei Popoli 2023. La grande attrice Liv Ullmann è presente in sala in qualità di ospite d’onore.
Il documentario di Dheeraj Akolkar è un tuffo nella straordinaria vita di Liv Ullmann, attrice, regista, scrittrice, nonché donna curiosa, generosa e sensibile.
Ripercorriamo insieme a lei i momenti salienti della sua vita, e del suo percorso di crescita come donna e come persona. Liv confida alla camera le sue emozioni, i dubbi, gli errori, le consapevolezze raggiunte, in un dialogo constante con se stessa e con il proprio sentire. Capace di porsi delle domande e di ascoltare l’altro con dedizione e curiosità.
Osservandola, non possiamo fare a meno di scorgere nella sua voce la passione che l’accende. Un fuoco ardente che la muove mentre legge, racconta, mostra. Non è un caso che, all’inizio del film, afferma che l’infanzia è tornata a bussare alla sua porta proprio ora, nel tempo della vecchiaia. E Liv come una bambina dona e rivela se stessa con trasporto, sorpresa e un senso d’ingenuità puro e commovente.
Liv Ullmann: A Road Less Travelled – Primo capitolo: Actress
Liv Ullmann in Persona
Dopo una breve introduzione in cui l’attrice arriva agli Oscar 2022 per ricevere l’Academy honorary award, la narrazione del film procede per capitoli. Ognuno dei quali si lega al ruolo sociale e professionale che Liv ha ricoperto in 66 anni di carriera.
Il primo capitolo, Actress, racconta dell’infanzia in Norvegia, della perdita del padre a sei anni, e del debutto come attrice in un piccolo paesino di provincia. Poi nel 1964, l’incontro cruciale con il grande regista Ingmar Bergman, che segna una svolta importantissima nella carriera della giovane. In poco tempo, Liv si ritrova infatti a recitare per il grande schermo, musa di un regista geniale che la sceglie per molti dei suoi capolavori, immortalandola in close-ups sensazionali. Tra cui: Persona (1966), L’ora del Lupo (1968), Passione (1969), Sussurri e grida (1972), scena da un matrimonio (1973).
Liv Ullmann e Ingmar Bergman formano così una delle più grandi coppie della storia del cinema. Insieme hanno vissuto per cinque anni, avuto una bambina e realizzato dodici film. La Ullmann racconta come lei e Bergman siano sempre stati ‘painfully connected’. Un rapporto dunque profondissimo, sfaccettato, doloroso, e pieno di amore.
Secondo capitolo: Storyteller
Sul set di Miss Julie
Il secondo capitolo ci racconta del passaggio della Ullmann alla regia, e di quanto abbia faticato per uscire dall’ombra di Bergman, da quel ruolo categorizzato di ‘Musa’. Perché Liv sa di essere molto di più che l’ immagine idealizzata di un uomo.
Con il passare del tempo l’attrice percepisce la necessità e la volontà di essere e di diventare se stessa. Di esprimere quindi la propria voce, il suo punto di vista, il suo sguardo unico, anche nella regia. E così vola dall’altra parte, dietro la macchina da presa, affrontando numerosi pregiudizi, i suoi e quelli degli altri.
Oltre alla regia, Liv si appassiona alla scrittura. Scrive del suo tempo, del suo percorso, dei cambiamenti sociali che esplodono nel mondo. Pubblica articoli, libri che comunicano un messaggio di inclusione, appartenenza, e uguaglianza.
Terzo capitolo: The traveller
Liv Ullmann, Ambasciatrice Unicef
L’ultima parte del film si concentra sull’azione umanitaria dell’artista, che diviene Ambasciatrice Unicef. Fondazione con con cui viaggia in quaranta paesi, immergendosi in situazioni drammatiche di guerra e di povertà.
Diviene inoltre fondatrice dell’organizzazione Women refugee commission, allo scopo di garantire che i diritti di donne, bambini e giovani sfollati a causa di conflitti e crisi, siano presi in considerazione nei programmi umanitari.
Liv Ullmann: A Road Less Travelled mette dunque in luce, attraverso la vita di una grande artista, tematiche fondamentali e universali che riguardano non solo il suo percorso di crescita, professionale e personale, ma anche una missione umanitaria volta alla collettività, all’apertura verso l’Altro.
Le parole della Ullmann, i fotogrammi dei suoi film, le interviste dei suoi colleghi (tra cui: Cate Blanchett, Jessica Chastain, John Lithgow, Jeremy Irons, Lena Endre), le pagine dei suoi libri Changing (1977) e Choices (1984), si sovrappongono in un collage filmico poetico e suggestivo, che permette la commozione e la riflessione.