The capsule il cortometraggio di Athina Rachel Tsangari

The capsule è un cortometraggio disponibile sulla piattaforma di streaming MUBI realizzato dalla regista greca Athina Rachel Tsangari, già regista affermata con il suo film Attenberg del 2010.

È stato commissionato alla regista dal Deste Foundation for Contemporary Art e ha partecipato a festival cinematografici come quello di Locarno, quello di Toronto e al Sundance film festival.

È un cortometraggio “greco gotico” ispirato alle opere della pittrice polacca Aleksandra Waliszewska. Attraverso la multidisciplinarietà rappresentata al suo interno, The capsule apporta il suo contributo nel dialogo ininterrotto ed essenziale tra danza, moda, arti rappresentative e cinema.

The capsule, trama e cast

Nel film assistiamo alla comparsa, all’educazione e alla scomparsa di un gruppo di sei giovani donne per mano di un’altra donna loro superiore. Le sei allieve si sottomettono alle volontà eccentriche della loro superiore durante momenti educativi e rituali dai tratti grotteschi.

A The capsule partecipa un distinto cast internazionale di sole donne. Troviamo Ariane Labed, vincitrice del premio Coppa Volpi come Miglior Attrice alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia del 2010 per il suo ruolo in Attenberg, Clémence Poésy, conosciuta per i suoi ruoli nella serie cinematografica di Harry Potter e nel film 127 ore del regista Danny Boyle e Isolda Dychauk, celebre per il suo ruolo in Faust del regista Aleksander Sokurov.

Gli elementi di un’atmosfera gotica

In The Capsule la narrazione si svolge nell’arco di pochi giorni, è frammentata ma caratterizzata da un ritmo disteso. Il finale ci riporta all’inizio dando luogo ad un loop temporale potenzialmente infinito. Gli effetti visivi dai toni surrealistici sono ispirati alle illustrazioni gotiche dell’artista Aleksandra Waliszewska che rappresentano mostri con caratteristiche umane. Una colonna sonora dal tema etereo si alterna ai suoni della natura e ai canti delle cicale.

I costumi delle 6 donne nella maggior parte delle scene sono semplici e richiamano le divise scolastiche nere dal colletto bianco. Nella scena di ballo, invece, gli indumenti sono bianchi e presentano elementi che richiamano pratiche sadomasochistiche. Alla regista sono stati affidati abiti d’avanguardia tra i quali spiccano il vestito bianco realizzato in un tessuto che reagisce in modo particolare alla luce e il cappotto di veri capelli umani.

Il trailer di The capsule