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Lucca Film Festival

Sogni infestanti in ‘Retrodreaming’ di Alisa Berger

Il cortometraggio di Alisa Berger è in proiezione al Lucca Film Festival, distinguendosi come racconto surreale e spiritico della società contemporanea.

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Prodotto e diretto da Alisa Berger, Retrodreaming è un cortometraggio in proiezione oggi al Lucca Film Festival tra i Corti Green. Distribuito da Light Cone Paris, il progetto ha luogo nelle campagne giapponesi accompagnato dalle coreografie di Momoko Mei

Retrodreaming: Sinossi

Retrodreaming esamina un fenomeno comune nel territorio nipponico, che coinvolge un numero non indifferente di scuole fantasma abbandonate in seguito ai cambiamenti demografici nelle campagne. Le scuole vuote nei villaggi abbandonati raccontano la loro storia, non importa il periodo storico che le definisce. Sia durante la pandemia, dopo una catastrofe nucleare o semplicemente a causa dello spopolamento, esse rappresentano una realtà tutt’altro che insignificante. 

Il film ingloba nella sua narrazione l’immaginario architettonico dell’epoca Showa in quello della scuola abbandonata Sawada di Nakanojo. Una voce proveniente da un registratore ricorda in maniera ripetitiva la realtà di un esperimento del periodo pandemico che ha portato a ulteriori eventi misteriosi. La narrazione si divide fra coreografie, paesaggi abbandonati e schermi mal funzionanti, accompagnati da una voce robotica e rumori di sofferenza umana. Essa rivela lentamente scorci frammentari di un’entità che abita i sogni dei soggetti dell’esperimento, mentre la sua vera fonte, e se l’entità sia un fantasma o un algoritmo, restano sconosciuti. 

In uno scenario dove vuoto e corpi dispersi si fondono, veniamo introdotti in un immaginario nuovo, ma estremamente pesante. Attraverso la sua atmosfera opprimente, la regia di Berger cerca di dare a voce a un messaggio politico-antropologico.

Un immaginario inquietante

La regia riesce nell’esprimere, attraverso i suoni e i rumori, in particolare infantili, una disfatta contemporanea sia individuale che collettiva. In un gioco d’immagini distaccate, ma allo stesso tempo intime, si riesce a comprendere molto di più di ciò che ci si aspetta. 

L’esperienza audiovisiva trascina lo spettatore in una strana atmosfera di suspense, a metà strada tra un retrofuturo non vissuto, un sogno fantascientifico e un racconto misterioso incompiuto. Retrodreaming fa riferimento alla tradizione giapponese di raccontare “Kaidan” (storie spaventose e/o di fantasmi), in particolare a tema scolastico (Gakkō no Kaidan, lett. “Storie di scuole spaventose”), nella cultura mainstream giapponese, che racchiudono l’idea di entità e ricordi rimasti in queste architetture. In esse, tornano in vita i ricordi e le paure che descrivono una Nazione allo sbaraglio. 

In questo connubio architettonico e audiovisivo, il cortometraggio firmato Berger ci trasporta in uno spazio quasi spaventoso. In un contesto politico così contraddittorio, e anche spirituale, come quello giapponese, troviamo in Retrodreaming una narrazione di grande valore. La regista gioca con interferenze audiovisive, nascondendo il proprio messaggio con sentimenti di angoscia e terrore. Le coreografie, in particolare, portano in scena movimenti quasi mostruosi, che trasformano Mei in un cadavere danzante. Tra voci simil-robotiche e coreografie innaturali, il racconto si trasforma in una testimonianza di corpi di cui non si conosce né il futuro né il passato.

 

Un’esperienza surreale che racconta il presente

Nella sua totalità, il film si presenta come un racconto riuscito, che riesce nel tentativo di svelare esperienze ignorate. Nonostante la natura specifica del racconto, esso rivela sorprendentemente un valore culturale molto più grande rispetto alla sua apparenza.

Grazie al sound coinvolgente e ripetitivo, il racconto ci coinvolge in un’esperienza tra la vita e la morte. Il progetto di Berger mette in luce molti degli aspetti controversi che caratterizzano il Giappone di oggi. Non solo, ma esso si fa spazio anche in un contesto più globale, cercando di trovare un punto d’incontro tra una realtà politica specifica ed una generale. La disfatta “spiritica” delle diverse storie raccontate esprimono uno stato di abbandono dell’umanità in toto in momenti disastrosi, come pandemie e catastrofe naturali. La situazione demografica giapponese si rivela ben più pericolosa in vista di catastrofe naturali e politiche, poiché mette in luce la negligenza da parte del governo. I cittadini si ritrovano così soli, travolti da situazioni surreali e disperate.

Retrodreaming di Alisa Berger è un viaggio tra lo spiritico e il politico, che mette in luce le conseguenze di condizioni catastrofiche in zone a rischio demografico. Le coreografie rappresentano il tocco finale in questa narrazione innaturale, poiché inscenano sentimenti e condizioni difficili da affrontare. Avvolto dai misteri alla base dei dati scientifici riportati, questo cortometraggio si rivela una testimonianza di un’umanità che infesta i luoghi dove una volta conservava i propri sogni.

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