In Phobia, Chiara (Jenny De Nucci), insieme all’amica Michela (Beatrice Schiaffino), dopo molti anni, va a far visita al casale dove vive la famiglia. Un ritorno che evoca arcaici fantasmi, il suo. Infatti, quando era bambina, involontariamente, aveva causato l’incendio di una stalla, provocando gravi ustioni al volto e al corpo del papà (Antonio Catania). Maria, la madre (Francesca Romana De Martini), accoglie entrambe freddamente e anche il fratello Antonio (Eugenio Papalia), sposato con Sara, in dolce attesa, sembra ostile e distante. Dopo un litigio a tavola tra madre e figlio, le due ragazze decidono di ripartire l’indomani. La notte stessa Michela scompare. Chiara chiede, invano, notizie dell’amica, ma si sente rispondere che soffre di allucinazioni e che è giunta al casale da sola. Chiara è sempre più turbata e chiama i carabinieri. Le sorprese non finiscono qui.
Affermava quel genio di Alfred Hitchcock.
“La prima missione del cineasta è creare un’emozione, la seconda è mantenerla.”
Abbate, all’esordio, purtroppo, non riesce a tener fede al consiglio del maestro del brivido e punta, con scarso successo, sulla consueta e abusata formula di confondere i piani di realtà con quelli della fantasia, di cui sarebbe vittima la folle e visionaria protagonista.
“Phobia”, un thriller con troppi colpi di scena
Lo script è confuso e ricco di incongruenze e gli sviluppi narrativi gettano continuamente fuori strada lo spettatore. Una scelta, questa, che abbassa la tensione e che non permette, per la durata del film, che scatti quel “thrill” che possa suscitare nello spettatore inquietudine e trepidazione.
Troppo acerba Jenny De Nucci, nei panni della protagonista. Brava, invece, Francesca Romana De Martini nei panni di un’acida e indurita Maria e Antonio Catania, troppo ai margini della narrazione.
All’ esordio, però, Abbate, non cade nella tentazione di inerpicarsi in inutili esercizi di stile e ha il pregio di rispolverare un genere che da anni non regala più colpi d’ala. Prodotto da Undicidue3