Genovese, classe 1930, si è spento oggi, Giuliano Montaldo, uno dei grandi vecchi del cinema italiano. Il suo esordio dietro la mdp é con Tiro al piccione (1961), stroncato dalla critica. Da allora, Montaldo, pur essendo una persona amabile e cordiale, per sua stessa ammissione, ha mantenuto un rapporto sempre freddo e distaccato con i critici.
Il successo internazionale di Sacco e Vanzetti
Cantore di un cinema etico, ben saldo ai valori di giustizia e democrazia, dirige nel 1970 Gott mit uns (Dio è con noi), e successivamente Sacco e Vanzetti, film sulla vicenda, realmente accaduta, di due anarchici italiani, emigrati in America, ingiustamente arrestati e poi condannati a morte all’inizio del Novecento, interpretati da un monumentale Gian Maria Volonté e da Riccardo Cucciolla. Il film, un vero e proprio inno alla libertà di pensiero, un grido contro ogni forma di potere e, grazie anche alla magnifica ballata, scritta e cantata da Joan Baez, fu preso a prestito dai giovani ribellisti e contestatori di quegli anni.
La conferma con il film dedicato a Giordano Bruno
Quel film segna anche l’incontro di Montaldo con Volontè, che dirige nel successivo Giordano Bruno (1973). Lo stesso regista che mi raccontò questo gustoso aneddoto, che riporto nel mio volume “Il cinema visto dal buco della serrature”, fresco di stampa:
“La scena finale del rogo non potevamo girarla a Campo dei Fiori e andammo a Tarquinia. La sera prima, alle quattro di notte, piombò nella mia stanza e mi urlò: ”Come fai a dormire? Domani mi bruciano.” Si è buttato vicino a me e ha dormito al mio fianco.”
I film successivi di Giuliano Montaldo
Con L’Agnese va a morire (1976), tratto dall’omonimo romanzo di Renata Viganò, Montaldo rende omaggio alle tante partigiane, eroine della Resistenza e affida il ruolo della protagonista a Ingrid Thulin, che veste i panni di una lavandaia emiliana analfabeta, vedova di un comunista, che sfidando in pieno inverno la neve, attraversa impavida le linee nemiche come staffetta partigiana. Seguono, Il giocattolo (1979), con Nino Manfredi e lo struggente Gli occhiali d’oro (1987), dall’omonimo romanzo di Giorgio Bassani, ambientato durante il Fascismo, interpretato da un misuratissimo Philippe Noiret.
Le ultime pellicole
É del 2008 I demoni di San Pietroburgo, incentrato sulla figura di Dostoevskij, diviso tra la stesura del suo romanzo Il giocatore e l’obiettivo di fermare i moti rivoluzionari del tempo, per evitare altro spargimento di sangue. Il suo ultimo film è L’industriale (2011) con Pierfrancesco Favino. Tanti i riconoscimenti; su tutti il David speciale e il Globo d’oro alla carriera.
Giuliano Montaldo e i lavori per la televisione
Non si è ancora spento, a distanza di anni, l’eco per il successo del kolossal Marco Polo, che il regista genovese diresse tra l’82 e l’83, miserie televisiva in otto episodi. A riguardo Montaldo mi raccontò che, dopo aver fatto il casting di trecento mongoli e averli vestiti e truccati di tutto punto con abiti eleganti, all’improvviso, scomparvero per tre giorni. Ricomparvero poi come d’incanto; erano andati a farsi vedere così vestiti dalle loro famiglie.
Giuliano Montaldo attore
Il suo esordio é in Achtung! Banditi!, (1952) e Cronache di poveri amanti (1954) di Carlo Lizzani, ne La cieca di Sorrento di Giacomo Gentilomo (1953), in Terza liceo (1954) e Il momento più bello di Luciano Emmer (1957) e ne Gli sbandati (1955) e La donna del giorno di Francesco Maselli (1957). Montaldo sceglie la carriera di regista. Grazie al suo faccione simpatico e bonario, per la sua autoironia e la sua versatilità, lo ritroviamo come attore in Un eroe borghese di Michele Placido (1995), nel divertentissimo ruolo di Franco Caspio, ne Il caimano di Nanni Moretti (20026), in L’abbiamo fatta grossa di Carlo Verdone (2016) e in Tutto quello che vuoi di Francesco Bruni (2017), per il quale é premiato con il David, come miglior attore non protagonista.
Sacco e Vanzetti di Giuliano Montaldo, con Gian Maria Volonté e Riccardo Cucciolla