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Netflix Film

‘Il matrimonio di mia sorella’: una tragicommedia familiare

In una delle sue prove forse meno ricordate il regista Noah Baumbach esplora le complesse dinamiche di una famiglia disfunzionale, con protagoniste due sorelle opposte ma complementari.

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Fare dei propri film uno strumento di analisi psicologica familiare e matrimoniale é forse la cifra più caratteristica del regista statunitense Noah Baumbach. Newyorkese classe 1969, Baumbach é uno dei cineasti più celebrati del panorama cinematografico contemporaneo, specialmente grazie al suo talento di sceneggiatore. Non fa eccezione in questo senso nemmeno Il matrimonio di mia sorella (Margot at the Wedding), ora disponibile su Netflix insieme ad altre pellicole del regista, tra cui i più celebrati Storia di un Matrimonio e White Noise (film di apertura a Venezia 79 lo scorso anno).

Il matrimonio di mia sorella: sinossi

Il film si apre su Margot (Nicole Kidman), scrittrice di successo, in viaggio con il figlio adolescente Claude (Zane Pais) verso il matrimonio della sorella di lei, Pauline (Jennifer Jason Leigh), trentenne divorziata. Fin dalle prime parole che i due si scambiano emerge la complessità del rapporto tra le sorelle: Claude chiede alla madre perché stiano andando al matrimonio quando lei e la sorella non si sono parlate per anni. Al loro arrivo con il traghetto trovano Malcolm (Jack Black), disoccupato artistoide nonché futuro marito di Pauline. Margot non nasconde la sua disapprovazione nei suoi confronti, legata all’idea che Malcolm non sia all’altezza della sorella e che lei stia commettendo un errore a sposarlo.

Quando le due sorelle si ricongiungono, due personalità opposte si fronteggiano: se Pauline é di buon cuore e amorevole, specialmente verso sua figlia Ingrid, Margot é fredda, cinica e crudele nei suoi giudizi, tanto onesti quanto brutali. Anche la sua scelta di fare visita alla sorella é soltanto il pretesto per potersi incontrare con il suo amante, Dick (Ciaràn Hinds), noto romanziere e vicino di casa di Pauline, senza nemmeno nascondersi troppo allo sguardo del figlio. Con il suo arrivo Margot porta con sé anche una carica distruttiva e violenta, che non farà altro che generare tensioni e rivelazioni inaspettate, che rischieranno di mandare a monte il matrimonio di Pauline.

Margot e la duplicità dell’essere umano

Come suggerito dal titolo originale (Margot at the wedding), il personaggio al centro della storia é proprio Margot, con cui si apre anche il film. Baumbach ce la presenta fin dall’inizio come una donna ambigua e complicata, di cui non riusciamo mai a comprendere le intenzioni fino in fondo. É un’osservatrice attenta e cinica, dote che – come suggerito – l’ha resa una scrittrice di successo, e che riversa senza riserve le sue critiche sui familiari, a partire dal figlio adolescente, suo marito e sua sorella.

Proprio questa sincerità brutale, che Margot giustifica con la preoccupazione per le persone che ama, si rivela ben presto per quello che é davvero: puro e semplice egoismo. Votata com’é al suo ruolo di scrittrice onesta e cinica, Margot sembra quasi divertirsi a gettare tensioni dentro casa della sorella, sparando a zero su tutti, per poi farne future storie per i suoi lettori.

Margot, così lontana dall’essere sorella, madre e confidente, ci appare quasi come un mostro di violenza emotiva.

Jennifer Jason Leigh (Pauline) e Jack Black (Malcolm) in una scena del film.

Il ritratto compreso di una donna

Ma nonostante questo ritratto, durante la visione non si riesce a odiarla completamente. Quando il suo occhio giudicante si muove e agisce sul mondo circostante, Margot é sinceramente convinta di parlare a fin di bene. La malvagità che ne risulta é soltanto un effetto collaterale del suo amore per la sorella, il figlio e la famiglia. Il pubblico se ne convince perché la stessa protagonista è consapevole di non essere una brava persona, come dichiara al marito che tradisce, ma ciò non limita l’affetto profondo, per quanto distorto, che muove i suoi gesti.

Con grande abilità di scrittore Baumbach é in grado di dipingere un ritratto complesso di una donna che di certo non piace al pubblico ma con cui é impossibile non empatizzare.

Una sorella – e la famiglia – é per sempre

Pur assumendo Margot come suo nucleo, protagonista de Il matrimonio di mia sorella é il microcosmo della famiglia. Ritraendo personaggi che sembrano sempre sull’orlo di una crisi nervosa, il regista ne analizza con occhio attento e quasi scientifico le dinamiche emotive e psicologiche.

Il centro della tensione é Malcolm, trentenne disoccupato che vorrebbe diventare un’artista – non sa nemmeno lui se pittore o musicista – ma che impiega il suo tempo solo a scrivere lettere piene di rabbia alle riviste. Non si impegna nemmeno a soddisfare le richieste quotidiane della futura moglie, come quella di tagliare un albero nel cortile che sta facendo infuriare gli strambi e violenti vicini. Come i baffi che si rifiuta di radersi. Tutto per Malcolm “deve essere divertente” (it’s supposed to be funny) e non deve essere preso sul serio, tanto quanto lui (ma anche Margot) non prende sul serio se stesso.

Ma questi stessi elementi che Margot tenta di sfruttare per fare capire a Pauline di stare commettendo un errore sono quanto la donna ama di lui. Il fidanzamento breve, la decisione di sposarsi presa quasi per caso e le avventure sessuali sconsiderate a cui si abbandona la coppia sembrano suggerire il desiderio di Pauline di riappropriarsi di un aspetto della sua vita che, a quanto pare, le era stato negato nel precedente matrimonio e che é riuscita a ritrovare in Malcolm.

La grandine dell’incontro

In ogni scena, Pauline appare gentile e amorevole ma anche bisognosa di un tipo di affetto e un ascolto che non sempre trova nel fidanzato: soltanto in Margot vede qualcuno in grado di assumere questo ruolo, tanto che le rivela di sentirla sempre come la “sua migliore amica”.

L’incontro di due sorelle tanto opposte quanto complementari non può che generare una tensione silenziosa ma palpabile. Se non per quei pochi momenti in cui le due donne evocano ricordi del passato e aneddoti divertenti, Margot e Pauline diventano i poli di una violenta battaglia emotiva a colpi di accuse, sensi di colpa e insinuazioni. Le due parti si completano e si distruggono: Pauline smaschera la sorella mettendola di fronte alla sua cattiveria così come Margot riflette le sue insicurezze e le sue paure. Ben presto, la forza distruttiva – ma anche auto-distruttiva – di Margot trascina tutto con sé e riesce a sopravvivere soltanto chi accetta di lasciarsi trascinare via: Pauline e suo figlio Claude.

Jennifer Jason Leigh (Pauline) e Nicole Kidman (Margot) in una scena del film.

Una tragicommedia lasciata sospesa

Un grande merito di questo film sta sicuramente nelle prove magistrali del cast. Nicole Kidman si mostra di una freddezza violenta e Jennifer Jason Leigh – all’epoca moglie di Baumbach – ne é la controparte perfetta: insieme creano un rapporto tra sorelle che é tanto complesso quanto realistico. Inaspettata anche l’interpretazione di Jack Black, che seppure nel ruolo di un uomo così mediocre si rende simpatico al simpatizzare il pubblico grazie al suo umorismo.

Ma é la sceneggiatura il vero punto di forza del film. Baumbach, il cui talento di autore é più che celebrato, crea una commedia drammatica intelligente e affascinante, in cui le tragedie emotive dei personaggi sono rese ancora più violente dall’umorismo e dal sarcasmo. La commedia si tinge di dark humor e risate crudeli al punto da non farla quasi più sembrare una commedia – da qui tante delle critiche mosse al film. Con un tono che ricorda quello di The Squid and the Whale (2005) ma ancora più denso di venature drammatiche, Baumbach coinvolge il pubblico nella sua perizia psicologica di questa famiglia disfunzionale.

Ma quanto il regista sembra suggerire é che non si tratti di uno scenario così eccezionale: in ogni matrimonio ci sono delle crepe (Margot e suo marito, Pauline e Malcolm) proprio come in ogni famiglia si nascondono risentimenti e non detti. Per certi versi, Margot è quasi un doppio dello stesso Baumbach: anche lui figlio di scrittori e scrittore a sua volta osserva in modo duro e critico la realtà per riportarla sullo schermo, per quanto con un occhio non giudicante come quello della sua protagonista.

Film divertente e intelligente

Anche se il film sembra progressivamente perdere la sua forza e la sua cura nella costruzione dei personaggi, ripiegando su un finale brusco e non all’altezza della storia, Il matrimonio di mia sorella é una pellicola emotivamente violenta quanto divertente, e di certo estremamente intelligente.

Nonostante le critiche e la generale incomprensione da parte del pubblico, Baumbach crea ancora una volta una pellicola brillantemente scritta che analizza con empatia e attenzione la psicologia familiare, anche se non con la forza e la genialità di suoi altri lavori.

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Il matrimonio di mia sorella (Margot at the Wedding)

  • Anno: 2007
  • Durata: 93'
  • Genere: Commedia, drammatico
  • Nazionalita: Stati Uniti
  • Regia: Noah Baumbach