Su Mubi è possibile recuperare Perché il signor R. è colto da follia improvvisa?, un film notevole e forse tra i meno noti della fitta filmografia del grande cineasta tedesco Rainer Werner Fassbinder, che ha diretto questo drammatico film assieme a Michael Fengler.
Fulcro della devastante vicenda, il desiderio di scalata sociale che, già ad inizi anni ’70, la società consumistica nascente iniziava ad instillare nella mente dei lavoratori e dei propri familiari, fino a creare perverse illusioni di carriera e di arricchimento che, qualora frustrate, sarebbero risultate in grado di portare a tragedie impensabili ed inspiegabili.
Come quella tremenda destinata a concludere la cronaca di questa storia triste e devastante.
La non troppo inarrestabile carriera di uno zelante lavoratore come tanti
Un irreprensibile quanto timido progettista tecnico, al servizio di una società di progettazione portata avanti da una direzione piuttosto esigente, si trova ad assecondare servilmente le esigenze dei capi che presiedono la struttura dirigenziale, al punto da illudere la bella moglie dell’uomo che una promozione non può che essere inevitabile.

Subissato da ansie lavorative e da una salute sempre più precaria, resa tale anche dallo stress quotidiano accumulato. a cui si sottopone lo zelante quanto un po’ ottuso impiegato, l’uomo finirà per diventare apatico e privo di stimoli o desideri che esulino dalla quotidianità sempre uguale a se stessa a cui le circostanze e l’arrivismo dei propri cari lo costringono.
Fino a quanto, quasi più come una reazione inconscia, lo spirito di sopravvivenza indurrà l’uomo verso una reazione devastante e definitiva.
Perché il signor R. è colto da follia improvvisa?
La società che circonda ed attanaglia il mite signor R. non è poi molto diversa da quella, non meno labirintica ed illusoria, che circonda il più bonario Marcovaldo nel celeberrimo romanzo omonimo di metà anni ’70 di Italo Calvino, incentrato in gran parte sul potere illusorio e deviante del consumismo sulla fascia di consumatore medio.
Fassbinder ed il suo collega si concentrano a tracciare i contorni sfumati, ma non per questo meno inquietanti, di una persona mite costretta dal sistema, freddo e ricattatorio, e dalle aspettative sempre più ambiziose, a dare una immagine storpiata di se stesso, e degenerata rispetto alla normale attitudine dell’interessato.

Non lo aiuta a superare uno stress che lo massacra in modo non meno letale dei due pacchetti di sigarette giornalieri consumati senza sosta, l’atteggiamento arrivista ed ambizioso di una moglie che ha ben chiare le tappe di una dinamica sociale in evoluzione irresistibile.
Lo stile scarno e le scenografie spoglie, sono perfette a rendere palpabile la freddezza di un ambiente lavorativo e familiare che non hanno nulla di veramente umano e sono la più inevitabile origine di quella reazione che, per quanto brutale, non potrà certamente definirsi inaspettata e impossibile da spiegare.