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‘La ragazza del punk innamorato’: alieni in “tournée” in pieni anni ’70

A volte, sono le situazioni incorreggibili e incontrovertibili che inducono a fare quel salto di qualità che appare, anche tecnicamente, una vera missione impossibile. Innamorarsi di un'aliena e vivere con lei l'ebbrezza della prima esperienza sessuale, pare un'idea persa in partenza. Ma non è così per il timido protagonista del divertente film che riporta alla regia di un lungometraggio il talentuoso John Cameron Mitchell dopo il riuscito Rabbit Hole.

Pubblicato

2 anni fa

22 Dicembre 2022

Scritto da

Alan Smithee

Su MUBI dal 17 dicembre è possibile recuperare il divertente e tenero La ragazza del punk innamorato, ultimo lungometraggio ad oggi del regista di Hedwig – la diva con qualcosa in più (2000), lo scandaloso Shortbus (2006) e l’assai lodato Rabbit Hole (2010).

Si tratta di John Cameron Mitchell, ultimamente impegnato a tempo pieno con le serie tv.

‘La ragazza del punk innamorato”. Nell’etereo mondo degli alieni ballerini

Gli alieni sono “in tour” già a partire dagli ormai lontani anni ’70.

Nella Londra di quel periodo, infatti, in particolare nel sobborgo popolare di Croydon, la musica punk sta spopolando tra i giovani, e pure il timido Enn desidera partecipare alle varie feste che si tengono, in modo più o meno lecito, presso diversi locali della zona.

Quando una sera, in un locale un po’ ambiguo, il ragazzo e i suoi amici si imbattono in un gruppo di strani ballerini stranieri, non stanno certo a pensare di avere a che fare con un gruppo di alieni in procinto di portare a termine il processo di passaggio che consentirà loro di assumere fattezze completamente umane, al punto da potersi integrare in società senza essere smascherati.

Enn addirittura troverà in una bella ballerina del gruppo, l’eterea e un po’ particolare Zen, la persona con cui vivere la sua prima esperienza sentimentale completa, che comporterà una fuga di entrambi: dagli ambienti soliti l’uno, e dagli schemi preordinati l’altra, in grado di lanciarli verso un’avventura decisamente più grande di loro.

La ragazza del punk innamorato – la recensione

“Sai che nel DNA di ogni persona c’è il rimasuglio di ogni virus che ha infettato l’essere umano dalla nascita dell’uomo? Penso che adattarsi per sopravvivere ai virus è ciò che alla fine ha trasformato i batteri in esseri umani.”….

Ascoltare oggi, in epoca post-Covid (ma nemmeno troppo), un dialogo divertente e ironico come questo lascia decisamente più interdetti che all’epoca in cui il film apparve sugli schermi.

Il film, folle abbastanza da essere considerato parte integrante di una cinematografia piuttosto originale, se non proprio unica, segna il ritorno in regia dell’eccentrico bravo cineasta John Cameron Mitchell. Qui alla sua quarta prova dopo i rispettivamente eccentrici, scandalosi od originali Hedwig, Shortbus e Rabbit Hole.

How to talk to girls at parties (titolo originale del film), è davvero bizzarro quanto spassoso, purtroppo devastato nel nostro paese da un titolo sciocco quanto davvero inaccettabile.

L’opera conferma l’estro e la risolutezza dell’autore statunitense nel raccontare una sua storia senza remore, anche a costo di risultare spiazzante. Con una libertà narrativa che non ha voglia né bisogno di pianificare strategie per piacere a tutti i costi o catalogarsi entro schematici confini di genere.

Deliziosi e teneri gli interpreti, ovvero Elle Fanning e Alex Sharp, coppia fantastica variegata più di quanto potrebbe apparire.

Mentre Nicole Kidman, pur in un ruolo di contorno di mamma punk divisa tra energia ostentata e dolcezza malcelata, riesce a lasciare il segno anche stavolta.

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