Da alcuni giorni il portale di cinema in streaming per cinefili MUBI rende visibile Peppermint Candy, uno dei film che ha rivelato al mondo intero il genio cinematografico di un artista sudcoreano di prima grandezza, come continua ad essere Lee Chang-dong, regista di capolavori come Oasis e grandi opere come il più recente Burning.
“Voglio tornare di nuovo!!!” ….e poi il buio….la fine.
L’impossibilità di ripercorrere strade già affrontate, e correggere col senno del poi gli errori commessi, sarebbe davvero la soluzione di molte circostanze che rendono infelice e irrisolta la vita di molte persone.
Un uomo molto elegante compare senza preavviso a un picnic in riva a un fiume che un gruppo di quarantenni ha organizzato in ricordo dei bei tempi del liceo.
Finalmente gli invitati lo riconoscono in Yong-ho, un ragazzo un po’ particolare di cui tutti hanno perso le tracce, e che ora si comporta in modo davvero strano, fino ad arrampicarsi sopra il viadotto, aspettando il sopraggiungere del treno per suicidarsi.
Utilizzando il percorso dei binari, un ipotetico treno percorre all’indietro un tratto temporale che ci conduce ad analizzare alcune tappe fondamentali della vita dell’uomo, a partire da soli tre giorni addietro, fino ad arretrare di cinque, poi di circa dieci, fino ad arrivare al giorno del picnic tra liceali che all’inizio gli stessi invitati si apprestano a rievocare.
Lo spettatore, attraverso questo percorso cronologicamente inverso, riesce a comprendere poco per volta, ma nei dettagli, l’origine di un’angoscia che ha portato alla rovina quello studente tenero, innamorato, con ambizione di diventare fotografo, poi entrato in polizia, e rimasto traumatizzato dai metodi dei colleghi nel trattare gli indiziati. Che lo hanno trasformato poco per volta in una persona frustrata, violenta e disamorata anche della sola persona che realmente lo ha saputo amare ed apprezzare per quello che era.
Peppermint Candy – la recensione
Nello splendido secondo film del grande maestro coreano Lee Chang-dong, il regista riesce a dimostrarci con la schiettezza di un teorema come la società riesca a condizionare le esistenze e a portare alla perdizione, alla disperazione, e alla fine inesorabile anche persone in grado di dimostrare tutte le potenzialità per emergere. O comunque, per raggiungere quella realizzazione che, per quanto effimera, fragile, instabile, fa la differenza in un bilancio esistenziale con cui ognuno, prima o poi, è costretto a fare i conti.
Nel ruolo del protagonista, meraviglioso ed incomparabile, troviamo il grande attore Sol Kyung-gu, che rivedremo nell’altrettanto magnifico Oasis. Anche in quella occasione insieme alla splendida Moon So-ri, qui nei panni della dolce, dolente Su-im.
Il titolo, “caramella alla menta”, si riferisce a un particolare apparentemente trascurabile, che tuttavia costituisce il trait-d’union delle differenti storie del protagonista, analizzate a ritroso nel tempo.