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Festival di Roma

‘Butcher’s Crossing’, western con un redivivo Nicholas Cage

L'esordio nella fiction di Gabe Polsky è un western che non si distacca dal classico, con un'ottimo impatto visivo e qualche piccola notazione storica azzeccata

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Presentato alla 17º edizione della Festa del cinema di Roma, Butcher’s Crossing di Gabe Polsky, tratto dall’omonimo romanzo di John Williams, è un western che ha, tra i pregi, Nicholas Cage in una delle sue migliori interpretazioni di questo ultimo decennio, e l’ottima fotografia di David Gallego, che sa restituire la forza e la violenza della natura.

Butcher’s Crossing, la trama

Will (Fred Hechinger) è un giovane ragazzo che ha deciso di abbandonare Harvard per trasferirsi nel selvaggio West, nella cittadina di Butcher’s Crossing, Kansas. Il suo interesse è quello di intraprendere la vita di cacciatore di bufali, e vivere l’epopea della frontiera. Partito insieme ad altri tre uomini per cacciare una vasta mandria di bufali, perderà la sua innocenza e comprenderà il vero West.

 

Butcher’s Crossing, la fine di tutto

Il western è probabilmente il genere cinematografico più codificato, legato a un fondamentale periodo storico dell’America. Anche si volessero apportare delle novità, molti topoi rimarranno, perché radicati nel genere e nella storia.

Fatta questa premessa, si può dire che Butcher’s Crossing è un’opera che va letta dopo l’exploit hollywoodiano di Revenant – Redivivo (The Revenant, 2015) di Alejandro González Iñarritu, con Leonardo Di Caprio. Un proseguimento sulla descrizione del West e della frontiera rivolta principalmente alla maestosità della natura e alla sua asprezza.

Anche nel film di Polsky, sceneggiato insieme a Liam Satre-Meloy, si cerca di mostrare vividamente un West reale, con una spettacolarizzazione degli scenari e al contempo una demitizzazione dei personaggi.

Il West e i personaggi che lo hanno vissuto non hanno nulla o quasi di epico. Le fotografie o le incisioni che ci sono pervenute mostrano soltanto il momento glorioso, e non quello che si cela dietro. Le montagne di pelli di bufalo accatastate sono l’orgoglioso scalpo del popolo bianco, la supremazia sulla natura.

Butcher's Crossing

Quando Will arriva nel villaggio, sineddoche di molti altri che hanno formato il West, scende dalla carrozza e si sporca subito gli stivali nel fango. È entrato immediatamente in una realtà sporca, che da quel momento lo segnerà; e se fin qui è fango, dopo sarà sudore e infine sangue.

Anche il suo sguardo, inizialmente ancora mitizzante (la prima volta che incontra Miller, spavaldamente seduto sul suo cavallo, lo vede come un eroe), alla fine vedrà l’ambiente che lo circonda in maniera dura.

E la sua cavalcata finale non va precisamente interpretata come una fuga da ciò che ha vissuto, ma potrebbe essere anche un suo proseguire selvaggio nel solco morale in cui si è ritrovato. La ragazza/prostituta con cui aveva passato l’ultima notte prima della caccia, gli confida che il suo corpo è morbido, mentre alla fine Will è diventato un duro.

Un’insensibilità che si è forgiata stando isolato per mesi assieme a tre uomini già divenuti malvagi per quello che hanno vissuto precedentemente, in contrasto tra loro e rapaci (Fred interessato soltanto ai soldi, e Miller che vuole sfidare il creato, uccidendo più bufali possibili). Ma anche la natura selvaggia ha contribuito a fiaccare gli animi più resistenti, tra cui quello di Miller, il più coriaceo del gruppo.

Will perde l’innocenza, finisce la sua epoca di giovane illuso. Ma termina anche l’epopea del West, con l’avanzamento del progresso e l’emigrazione verso città progredite.

Butcher’s Crossing, che è l’esordio nella fiction di Gabe Polsky, non aggiunge nulla di nuovo al genere, e si può apprezzare per l’impatto visivo di molte sequenze che sanno mostrare la potenza della natura (Polsky proviene dal documentario) e qualche scena di dissidio tra i personaggi, costretti a convivere.

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Butcher's Crossing

  • Anno: 2022
  • Durata: 105
  • Genere: Western
  • Nazionalita: Stati Uniti
  • Regia: Gabe Polsky