Pensate a Il mago di Oz,celeberrimo musical del 1939 con Judy Garland e diretto da Victor Fleming: ora seguite il sentiero dorato, pensate intensamente ai colori sgargianti di un arcobaleno, shakerate tutto con un bel tornado e otterrete Rainbow.
La pellicola spagnola è prodotta da Telecinco Cinemae distribuita da Netflix.
Diretto dal regista spagnolo Paco León (Kiki & i segreti del sesso), Rainbow è una moderna rivisitazione in salsa pop del classico di L. Frank Baum.
Nel cast: Dora Postigo, Carmen Maura, Luis Bermejo, Carmen Machi, Ajax Pedrosa e Wekaforé Jibril.
Rainbow – La trama
L’adolescente Dora vive con suo padre e l’amato cagnolino Totò in un’isolata casa di campagna. Ribelle e anticonformista, capelli rosa e uno stile inconfondibile, Dora sembra possedere uno strano potere: quando ascolta musica, il mondo intorno a lei sembra seguire il suo ritmo. Ma questo potere dura poco: la realtà è che Dora non ha mai conosciuto sua madre e un bel giorno il desiderio di ritrovarla diventa impellente.
Fuggita di casa, Dora parte così per un viaggio alla ricerca della madre perduta, accompagnata da tre bizzarri individui, e braccata da una donna perfida e senza scrupoli che pare non vedere l’ora di incastrarla.
Ottime idee, ma…
L’idea alla base della sceneggiatura di Rainbowè buona, forse ottima. La trasposizione moderna de Il mago di Ozè lineare ma non banale, fortemente simbolica in alcuni passaggi senza disdegnare chiavi di lettura più umoristiche.
Tuttavia, dopo una prima mezz’ora appassionante in cui ci si chiede quali altre sorprese abbia in serbo, Rainbowimprovvisamente diventa fin troppo “condito”. Il regista sfrutta la trama per trattare svariati argomenti: identità di genere, depressione, violenza, abuso di potere. Regola vuole che tanti temi “forti” rischino di annullarsi tra loro, e il film, purtroppo, in questo, non è un’eccezione.
Il comparto tecnico funziona, la fotografia psichedelica di Marc Miró rende giustizia alle numerose sequenze musicali, colonne portanti del film. Ma bastano, in Rainbow, a salvare una sceneggiatura fin troppo stravagante?
La musica, seconda protagonista
Per rispondere alla domanda in sospeso: sì. Se nella sceneggiatura pecca un po’ l’eccesso, Rainbowva sicuramente premiato per la considerazione al comparto musicale, che vanta una colonna sonora multigeneris, scene piene di ritmo e una talentuosa protagonista dalla voce invidiabile.
Se nel musical originale del ’39 Dorothy cantava Over The Rainbow per fuggire dalla realtà, qui Dora è costantemente guidata dalla musica, con la quale cambia la realtà che la circonda. Una realtà che, come ben sa qualsiasi spettatore del ventunesimo secolo, non è più definita dall’irruenza del sogno, bensì dal personaggio stesso.
Tutto ciò che accade è reale, devi solo decidere quale realtà vuoi vivere.
Così parafrasata è la chiave di lettura di Rainbowe la sua più profonda differenza con l’opera originale: i confini tra vero e falso sono di fatto annullati. Non è più il tempo del sogno, ma una vera e consapevole scelta a fare la differenza.
Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers