Sinossi: Cinque storie d’amore (e di sesso) molto particolari, ambientate a Madrid, all’insegna di strane, o meglio, inconsuete fantasie sessuali: una ragazza raggiunge l’orgasmo quando subisce tentativi di rapina (arpaxofilia), ma con il caldo non disdegna…gli alberi (dendrofilia); un’altra prova piacere irrefrenabile sfiorando tessuti soffici (efefilia); una donna si eccita all’inverosimile vedendo piangere il compagno (dacrifilia); un chirurgo induce il sonno della moglie, possedendola mentre questa dorme (sonnofilia) e infine una coppia apparentemente normale con prole, riaccende la passione estendendo il proprio sentimento ad un’amica in comune (poliamore).
Recensione: Il sottotitolo meno appropriato a questo film potrebbe essere “L’amore ai tempi delle perversioni ”, perché malgrado chi scrive abbia ricevuto un pressbook più simile ad un manuale freudiano sulla teoria della libido, vista la citazione di almeno una trentina di “filie” in ambito sessuale, il film diretto da Paco Léon, apprezzatissimo attore spagnolo pluripremiato, alla sua terza prova di regia, è di un candore e di una freschezza disarmante. Nulla di lirico-poetico o di banalmente riducibile ad un blockbuster estivo…Attenzione, lo stupore è frutto della scelta registica di trattare temi innanzitutto amorosi, poi sessuali e le relative connotazioni inconsuete, miranti al raggiungimento del dannato orgasmo in maniera estremamente normale. Ѐ sempre valida, in tali casi, la massima di Terenzio “homo sum, humani nihil a me alienum puto” ripresa dal regista, durante la conferenza stampa romana di presentazione della pellicola, in chiave cristiana citando Gesù e il comandamento di amarsi gli uni con gli altri. Questo film è un canto alla libertà e alla diversità: siamo come siamo. Niente di più vero e sempre più estraneo al genere umano che vira imperterrito alla propria massificazione. Nel marasma dei luoghi comuni, di clichés (ad esempio, gli Andalusi sono più introversi anche sotto le lenzuola ecc…) e degli eterni problemi di insoddisfazione sessuale soprattutto femminile, uno dei protagonisti, nel cominciare ad abbracciare la possibilità di cambiare e dare un taglio netto alla routine e ai sensi di colpa, affermerà : ” …facciamo tanto i moderni, ma poi…”.
Le inquadrature di apertura che accompagnano i titoli di testa prendono una piega documentaristica, mostrando scene dai rapporti sessuali di animali di diverse specie. Vi è, a giudizio di chi scrive, una finezza nell’inserire sequenze di amore in natura, ergo “naturale” consistente nel chiedere allo spettatore, appena comincia a guardare il film, di operare preliminarmente una purificazione, di mondarsi da secoli e secoli di tabù e pregiudizi. Il regista infatti non dedica il film a bambini o adolescenti che devono ancora scoprire e praticare i segreti del sesso, ma si rivolge agli adulti, consci del limes tra sentimento, eros, desiderio fisico, mostrando loro la vita in cinque storie d’amore parallele con la leggerezza, il divertimento e la positività che può instillare un vecchio cartone animato di Walt Disney.
Kiki, el amor se hace (questo il titolo originale in spagnolo) nasce come remake del film australiano The little death diretto nel 2014 da John Lawson, ma ne diventa, fin dalle prime immagini, un parziale tradimento: invitando a vedere anche la pellicola citata per operare un giusto confronto, il raggiungimento in essa della “piccola morte” ossia dell’orgasmo presenta un risvolto tragico completamente assente nella commedia di Paco Léon. Un altro film, che soltanto in scrittura, giacché veramente pessimo, potrebbe legarsi a Kiki & i segreti del sesso è il francese 11 donne a Parigi di Audrey Dana (uscito in Italia lo scorso 3 dicembre) perché tenta, e male, di occuparsi in chiave comica dei medesimi temi concentrandosi sull’universo femminile quando sboccia o esplode a primavera e su neuroni, umori e ormoni maschili.
Madrid (ben diversa dalla Sydney di The little death) ed inquadrata nelle sue strade strette, nei vicoli spesso infuocati, così universalmente mediterranei, a sud del mondo, unisce i protagonisti che l’attraversano per vivere il loro quotidiano, mentre provano a nascondere per disagio, vergogna o semplice incapacità a parlarne, le loro fantasie erotiche e le più svariate quanto divertenti stranezze sessuali. Il caldo, il languore, i bagni in piscina, le carezze, le coccole, le creme, gli oli profumati ecc…invitano sottilmente i protagonisti alla pratica del sesso che insoddisfatti da situazioni amorose stabili e ormai consolidate desiderano riaccendere la fiamma della passione e compiono, nolens volens, un viaggio intimo, di scoperta, di analisi delle pulsioni, costellato da prove d’amore, confessioni, sperimentazioni dall’effetto positivo quanto devastante perché irreversibile.
Posta nelle sequenze di chiusura, la gioiosa e coloratissima festa della Paloma a cui parteciperanno tutte le cinque coppie iniziali, accompagnate da partner e complici di vario genere aggregatisi in corso di film, è simbolo di un metaforico paradiso amoroso e sessuale, in cui può regnare, con sforzi e sacrifici, la felicità.
Afferma ancora il regista che, secondo lui, il sesso è sempre il miglior modo per fare l’amore e la sua commedia più che transizione dell’ipotesi a teoria diventa un postulato a tratti ora romantico, ma non melenso, ora molto divertente senza esser stupido.
Alla riuscita del film contribuisce in massima parte un cast di attori davvero bravissimi, tra cui spicca lo stesso Paco Léon nell’episodio dedicato al poliamore: le scene pur essendo riprese in maniera ormai “classica” ossia da fiction televisiva, con mdp principalmente fissa su un gruppo di personaggi in un interno (ambienti domestici, bar, privé, cliniche, studi medici, call center ecc…), non perdono mai la freschezza propria del genere “commedia all’italiana” e immediati sono i rimandi ai capolavori, ad esempio, di Lina Wertmüller o di Ettore Scola. Si badi: chi scrive non sta effettuando confronti (impossibili, perché sproporzionati i termini di paragone!) ma constata quanta bellezza può risiedere nella semplicità registica, nell’improvvisazione attoriale, se a disposizione vi è per sceneggiatura soltanto un canovaccio. In Italia sono cose ormai di un altro mondo! …Eppure il volto ricciuto dai grandi occhi blu di Paco Léon somiglia per coinvolgente vis comica a quello di Luigi Diberti in Tutto a posto e niente in ordine! (1974) mentre degna ancora di nota è la scena conclusiva, sul piano diegetico, della storia del poliamore di cui è protagonista lo stesso regista che sembra esser balzata fuori da una pellicola italiana sexy anni ’70 tanto cara al cinema mondiale tranne a quello in patria.
L’affiatamento nel lavoro di squadra e l’ammirazione registica per i suoi colleghi si avvertono nell’attenzione ai primi piani e alle riprese mai volgari dei corpi nudi degli attori mentre fanno l’amore o mangiano succosi frutti (della passione) nelle torride giornate estive spagnole, così come nell’assoluta semplicità dei volti maschili e femminili che si piacciono e si amano senza esser fascinosi e sexy a tutti i costi.
Deve esser legato a questi ultimi aspetti il successo che il Kiki & i segreti del sesso sta avendo nella sua distribuzione oltre i confini della Spagna in cui è stato campione di incassi al box office: alla mia domanda riguardante il rifiuto ad accogliere il film o la possibile censura in alcuni Paesi, Paco Léon si è detto felicemente sorpreso perché l’assenza di ogni connotato scandaloso rappresenta il miglior viatico ad una penetrazione sottile, ma ugualmente efficace, della pellicola e dei suoi messaggi accettati dall’America meridionale al Giappone.
Tante sono le sessualità in proporzione alle persone esistenti al mondo ossia infinitesimali: perché negarsi, reprimersi o usare meno libertà di quanta se ne dispone? Quod libet, licet…nei secoli dei secoli. Amen.
Mariangela Imbrenda