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Teknolust – Tilda Swinton, una scienziata e tre automi

Il film dell'artista multimediale Lynn Hershman Leeson esplora, con ironia e un buon piglio narrativo, nonostante siano trascorsi ormai vent'anni dal suo concepimento, le conseguenze di una deriva etico-sociale che nasce come conseguenza di una troppo profonda connessione tra essere umano ed intelligenza artificiale. Pezzo forte del film si rivela senza dubbio la performance camaleontica di Tilda Swinton.

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Teknolust

Su Mubi il bizzarro Teknolust è diretto dell’artista e regista Lynn Hershman Leeson.

Un film particolare e bizzarro che rientra nella rassegna organizzata a scopo celebrativo in favore della nota e apprezzata attrice britannica Tilda Swinton.

Un’interprete sfaccettata e poliedrica, che non perde occasione per stupire sino a moltiplicarsi in più ruoli, come peraltro già successo in diverse occasioni sia in passato che, proprio di recente, con il suggestivo The eternal daughter di Joanna Hogg, presentato al Festival di Venezia 79 nella sezione del Concorso.

Nel cast anche Jeremy Davies e la grande Karen Black.

Una scienziata e tre automi affamati di linfa vitale maschile

Una brillante e riservata bio-genetista dall’aspetto nerd, di nome Rosetta Stone (Tilda Swinton), inietta il suo DNA su tre cloni concepiti grazie ai progressi dell’intelligenza artificiale, a sua immagine e somiglianza, quindi identici sia all’originale, che tra di loro, e differenziati uno dall’altro solo per il colore dei capelli e degli estrosi vestiti monocromatici indossati.

Le tre donne, Ruby, Olive e Marinne, rinchiuse a vivere in un appartamento in condivisione, finiscono per prendersi sempre più momenti di libertà andando a caccia di uomini a scopo non tanto riproduttivo, quanto di sopravvivenza.

Infatti tutti e tre i cloni si riscoprono bisognosi, oltre che assetati, di cromosoma Y, che scoprono essere presente nello sperma maschile.

La più intraprendente delle tre, ovvero Ruby, si offrirà di recarsi in missione per recuperare il prezioso ingrediente necessario al sostentamento delle tre replicanti.

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Peccato che gli uomini che costoro non avranno affatto difficoltà ad irretire, scopriranno ritrovarsi sterili dopo l’accoppiamento con la fatalona Ruby. Un sintomo che si accompagna alla comparsa, sulla fronte dei malcapitati, di un codice a barre.

Il panico si diffonderà presto tra il genere maschile, soprattutto tra coloro, sempre più numerosi, che saranno venuti in contatto con la rossa Ruby, attratti dalla sua avvenenza e da un’esperienza che la donna matura in pochissimo tempo.

Alle indagini sul caso finiranno per collaborare uno scrupoloso agente governativo (James Urbaniak), assieme ad una detective provata dal comportamento piuttosto eccentrico e da nome evocativo di fumetti d’altri tempi: Dirty Dick, interpretato dalla grande attrice Karen Black.

Teknolust – la recensione

L’eccentrico film della regista ed artista multimediale Lynn Hershman Leeson, qui impegnata nel suo secondo lungometraggio, è una sorta di apologo morale colorato e un po’ folle che utilizza la fantascienza come presupposto per rappresentare e rendere pratica l’interazione uomo-tecnologia.

La problematica e la chiave di denuncia del film si sposta presto su tematiche che affrontano il dilemma etico riguardo a tale tipo di sperimentazione, riconducendo alla fragilità e alla insicurezza umana la maggior parte delle conseguenze che si rivelano il frutto di una situazione fuori controllo a seguito di questo stravagante connubio inevitabilmente contro natura, che si concretizza quando ognuna delle specie prese in considerazione anela ad un tipo di caratteristica che le è estranea, e che quindi la attrae in modo irresistibile.

Una perfetta macchina

 

Ciò avviene non solo da parte del fragile essere umano, ma non meno da parte della perfetta ma fredda macchina, quando, apprese con rapidità le tecniche amorose che rendono la specie maschile incapace di razionalizzare, l’androide comincia a provare qualcosa di molto simile al piacere con la sensazione irresistibile dell’attrarre.

E quando le macchine iniziano a provare sentimenti vicini a quelli dell’essere umano, è il momento in cui i guai cominciano a diventare irreversibili.

Ironico, frizzante e spiritoso, il film della  Hershman Leeson non rinuncia a racchiudere nella sua strampalata vicenda argomentazioni di evidente richiamo etico-sociale, che diventano impellenti quando il connubio forzato tra essere umano e macchina diventa un legame inevitabile legato alla reciproca sopravvivenza, anche l’uno a capito dell’altro.

 

Tilda Swinton, regale e seducente, androgina come un robot, ma al tempo stesso femminile come uno stereotipo, si rivela una, ma pure inevitabilmente trina nell’impersonare tutto ciò che è donna senza volerlo esibire (la scienziata nerd e un po’ complessata), e tutto ciò che tenta di tradursi in femminilità esasperata (le tre replicanti trasformate in quintessenza di seduzione), è perfetta ed indispensabile alla riuscita del film.

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Teknolust

  • Anno: 2002
  • Durata: 82
  • Genere: Fantascienza
  • Nazionalita: Usa/Regno Unito/Germania
  • Regia: Lynn Hershman Leeson