Cuphead 2: la recensione della seconda stagione

I fratelli Cuphead e Mugman fanno il loro delirante ritorno con Cuphead 2, la seconda stagione de La Serie di Cuphead! (The Cuphead Show!), distribuita e prodotta da Netflix in collaborazione con Studio MDHR e basata sull’ononimo videogioco Cuphead.

Cuphead 2!, la trama

Dopo essere stati catturati dalla polizia e spediti in prigione, Cuphead e Mugman riescono a fuggire dalla gattabuia grazie all’aiuto della loro complice Miss Chalice. Da lì riprende il loro ciclo di folli avventure lungo la coloratissima Isola Calamaio, con vecchie e nuove conoscenze, come il diavolo Satanasso, sempre a caccia delle loro anime.

Il bello che finalmente balla in Cuphead 2

Dopo una prima stagione di grande impatto visivo, ma di debole struttura narrativa, La Serie di Cuphead! si ripropone con tredici nuovi episodi di nostalgica animazione. Il modus operandi delle puntate non varia molto: il caotico Cuphead non riesce a frenare il suo istinto nel combinare guai ed assieme al fratello Mugman, molto più cauto e paranoico, vivrà storie sempre più folli e divertenti.

Il più grande difetto nella prima stagione dello serie è l’umorismo, a tratti troppo infantile e in netto contrasto con l’eleganza retrò che traspare dall’ animazione. In questa seconda, invece, assistiamo a puntate ricche di un umorismo frizzante e più adulto rispetto a prima, in grado di legarsi cordialmente con le animazioni fluidissime e scalmanate.

Ed è ancora l’animazione a farla da padrona ne La Serie di Cuphead!. La già vista miscela di animazione moderna e tecniche old-school (rotoscopi e sfondi in plastilina), attraverso l’uso di un lussuoso filtro pellicola, non smette di ammaliare lo spettatore, insieme alle tantissime citazioni e omaggi a corti e personaggi del primo Novecento animato.

The Cuphead Show!: Season 2. (L to R) Frank Todaro as Mugman and Tru Valentino as Cuphead in The Cuphead Show!: Season 2. Cr. NETFLIX © 2022

Una grande ode ai cartoons 

Numerosi i personaggi con visibili somiglianze a figure iconiche dei cartoons (Felix The Cat, Braccio di Ferro e i suoi Bruto ed Olivia e tanti altri), il sempre presente mood da Silly Simphonies disneyane (di cui l’introduzione delle puntate ne è un palese tributo) e i vari rimandi anche al videogioco stesso, di cui i più avvezzi non potranno che gioire.

Un’intera puntata (Avventura in alto mare) è una dolce lettera d’amore a uno dei corti più importanti e rivoluzionari degli Anni Trenta. Si parla di Braccio di Ferro incontra Simbad (1936), creato dai fratelli Fleischer e animato con tecniche sperimentali (processo Tabletop) che permettevano la sovrapposizione di personaggi 2D su sfondi e modelli 3D: roba fantascientifica per l’epoca. Stupisce non poco vedere fino a dove siamo arrivati grazie a quelle opere.

La sceneggiatura dello show fa un grande passo in avanti anche nella sua ossatura. Un racconto che, rispetto a prima, si pone più su una scrittura orizzontale, riportando e ricollegando personaggi e avvenimenti vissuti in precedenza nei diversi episodi. Le puntate autoconclusive con scrittura prettamente verticale rimangono, ma in minima parte e con intrecci assai più accattivanti.

Il Cliffanger dell’ultima puntata anticipa una terza stagione per La Serie di Cuphead!, della cui uscita però non si ha ancora alcuna notizia. Nell’ attesa, godiamoci questa sorprendente seconda stagione, sperando, in futuro, di raggiungere l’High Score di questa serie animata.

La Serie di Cuphead!, il trailer