Le relazioni pericolose : su Netflix è un dramma romantico firmato Rachel Suissa.
Scritto e diretto dalla Suissa, il film vede protagonista la liceale Célène (Paola Locatelli) che, dopo la morte della madre, lascia Parigi. Arrivata a Biarritz, la ragazza promette di rimanere fedele a sè stessa, ma l’arrivo nella nuova scuola sarà una dura prova…
Célène è una ragazza piena di ideali, che crede nell’amore assoluto ed è più interessata alla lettura che ai social network. La diciassettenne si prepara a trasferirsi a Biarritz lasciando a Parigi il fidanzato Pierre. Appena arrivata, deve affrontare l’élite malvagia della sua nuova scuola, capeggiata dalla ex star del cinema e regina di Instagram, Vanessa, e dal celebre campione di surf Tristan, tanto affascinante quanto pericoloso.
«Quanto sei disposto a spingerti per far parte del gruppo?»
La recensione
La bella Célène, appena giunge nella nuova scuola diventa oggetto del desiderio di Tristan, star dei social a cui nessuna ragazza può resistere. Disinteressata alle avance del ragazzo, Célène cerca di ambientarsi in una scuola in cui tutti vivono in funzione di fama e notorietà. Presa di mira dalla compagna di scuola Vanessa, la ragazza trova appoggio nella cugina Charlotte e pian piano avrò anche lei il suo spazio.
Avrebbe potuto essere un prodotto interessante questo nuovo “teen drama romantico” se non fosse pieno di elementi visti e rivisti. Al cinema, la ragazza che s’innamora del cattivo e il cattivo che si redime non sono argomenti nuovi. In passato, però, ci sono stati film con un contenuto simile che hanno convinto pubblico e critica. Il film della Soussa invece, oltre ad essere pieno di cliché narrativi, è una corsa contro il tempo in cui nessuna linea del racconto si apre e chiude senza che venga amplificata da elementi esterni ridondanti e scontati.
Célène, bella e intelligente, sentendosi schiacciata dal peso di un ambiente estraneo, finisce per farne parte, arrivando a cedere a Tristan. Il problema è che tutto accade troppo velocemente, quasi come se la regia avesse fretta di mostrarci qualcosa, magari un grande colpo di scena, che però non arriva.
Intervallato da sequenze musicali eseguite dagli stessi attori, per dimostrare qualcosa che però sfugge, il film è un tripudio di colori, musiche e scene gratuite che ne rendono estenuante la visione.
Il poster originale
Il riferimento all’omonima opera letteraria di Choderlos de Laclos non salva il film
Nel film della Suissa c’è un chiaro riferimento all’opera sopra citata. Non solo. La scuola si trova a realizzare una trasposizione teatrale del romanzo, con chiari riferimenti alla tormentata vita personale di Célène che però viene relegata agli ultimi minuti del film. Una corsa contro il tempo in una narrazione già fin troppo “arricchita” in cui de Laclos avrebbe meritato più spazio. Per fortuna però, possiamo sempre consolarci con il film di Stephen Frears.
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