Per la serie “Bleeding glitter: the queer cinema of Alexis Langlois“, quella fucina di cinefilia che è Mubi rende fruibile De la terreur, mes soeurs!, uno degli stravaganti cortometraggi che fanno parte del colorato e bizzarro mondo artistico dell’estroso regista francese Alexis Langlois, autore del recente Les démons de Dorothy.
De la terreur, mes soeurs! la trama
La transgender Kalthoum e le sue tre più care amiche e colleghe si ritrovano, come spesso accade, a sorseggiare cocktails in un bar dai colori variopinti che ben si intonano con gli abiti eccentrici che le tre professioniste del sesso sfoggiano con grande perizia.
Sempre aggrappate ai social che garantiscono loro sostentamento, riuscendo a contattare clienti per momenti di sesso a pagamento (ma anche con la speranza di riuscire ad imbattersi ognuna nell’amore della propria vita in grado di toglierla dalla strada), le tre ragazze finiscono per ricevere le solite umiliazioni.

Gli stessi due ragazzi baristi, nel cercare con le migliori intenzioni di venir loro incontro senza alcuna intransigenza, commettono, seppur in buonafede, gaffes a ripetizione e scandiscono i comportamenti nei confronti delle tre, senza trattenere quella curiosità un po’ morbosa che si traduce in un atteggiamento almeno velatamente discriminatorio.
Ma sognare una meritata vendetta, soprattutto nei confronti degli irriducibili emarginatori seriali, non è ancora vietato e allora risulta piacevole e persino appagante lasciarsi andare al delirio potente di un’ immaginazione fervida in grado di ricreare paesaggi, sottofondi e coreografie adatte alla spiacevole situazione.
De la terreur, mes soeurs! la recensione
Lo specialista francese di corti a tematica queer, Alexis Langlois, torna ad affrontare temi scottanti con al centro la discriminazione verso il mondo transgender, senza rinunciare al ritmo e alle situazioni folli che ci riportano nei paraggi del cinema pazzo e (oltre che coloratissimo) del primo Almodovar.

In un misto di sogno e di furore vendicativo, si consuma, almeno nella dimensione dei desideri, un’ implacabile vendetta attraverso la quale le quattro amiche riescono ad assaporare il gusto un po’ immaginario, ma platealmente quasi palpabile, del riscatto.
Il film riesce a divertire grazie proprio alla corretta gestione dei tempi, che sarebbero stati eccessivi qualora si fosse stati tentati di allungarli sino ai limiti del lungometraggio.
Nel variopinto cast, nel ruolo dell’ingenuo e un po’ molesto barista, riconosciamo il Félix Maritaud visto in Sauvage, che fece scalpore alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes 71 nel 2018.