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FESTIVAL DI CINEMA

5ª edizione Visioni Fuori Raccordo: «La “follia” di Zavattini» di Ansano Giannarelli

L’evento conclusivo del festival ha offerto un tributo al geniale teorico del cinema documentario, oltre che maestro del neorealismo, Cesare Zavattini. «La “follia” di Zavattini» di Ansano Giannarelli incarna alla perfezione lo spirito di un festival come Visioni Fuori Raccordo, dedicato alle periferie geografiche e metaforiche, intese come esistenze e resistenze ai margini della società.

Pubblicato

il

Anno: 1982

Durata: 56′

Genere: Documentario

Nazionalità: Italia

Regia: Ansano Giannarelli

L’evento conclusivo del festival ha offerto un tributo al geniale teorico del cinema documentario, oltre che maestro del neorealismo, Cesare Zavattini. Tra i fondatori e primo presidente dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, il grande autore emiliano venne ripreso dalla telecamera di Ansano Giannarelli (in seguito presidente anche lui dello stesso Archivio Audiovisivo), mentre realizzava il film La veritàaaa (1982), suo debutto registico alla bellezza di ottant’anni, visto che da quando aveva declinato l’offerta di dirigere San Giovanni decollato (1940) si era sempre accontentato solo di scrivere (e di dipingere).

Eccezionale backstage di quello che rimase, purtroppo, il primo e ultimo film del maestro, La “follia” di Zavattini incarna alla perfezione lo spirito di un festival come Visioni Fuori Raccordo, dedicato alle periferie geografiche e metaforiche, intese come esistenze e resistenze ai margini della società. Infatti, La veritàaaa racconta le peripezie di un pazzo, evaso dal manicomio per parlare di pace alla gente e per cercare di cambiare il mondo: “È la ramanzina di un profeta e di un istrione, il grido di un vate e di un visionario, il lamento di un patriarca e di un fanciullo, il discorso di un messia e di uno sproloquiatore” scrisse Bruno de Marchi su Avvenire; “Non dà tregua allo spettatore, causa corto-circuiti negli schemi mentali più ricorrenti, bombarda l’ipocrisia, l’egoismo sociale e il conformismo”, fu invece il commento di Mino Argentieri su Rinascita.

Il documentarista Giannarelli, recentemente scomparso, era stato uno dei registi de I misteri di Roma (1963), film a episodi ideato e coordinato proprio da Zavattini. Nel 1982, si ritrovò a riprendere il set de La veritàaaa per un programma televisivo ed ebbe così la possibilità di immortalare la straordinaria ed intensa passione che animava il “giovanissimo vecchio”.

Sempre in anticipo rispetto all’orario di convocazione della troupe, Zavattini elaborava continuamente idee, carico di un entusiasmo e di una felicità che non sentivano fatica e che si trasmettevano ai presenti. Ne La “follia” di Zavattini tutto questo non si coglie solo dagli occhi e dai gesti del maestro, ma si legge anche sui volti dei collaboratori, tra i quali suo figlio Arturo, che de La veritàaaa diresse la fotografia.

Il grande scrittore emiliano amava prendere e prendersi in giro: all’inizio del documentario, nei panni del protagonista del suo lungometraggio (fu lui stesso ad interpretarlo, dopo la rinuncia di Roberto Benigni), lo vediamo gridare divertito che i giornali del giorno successivo avrebbero titolato “Zavattini è pazzo”. E in più di un’occasione si avvicina al mirino della telecamera per dichiarare, con tono sconsolato, di non scorgere assolutamente nulla, che non c’è nulla oltre il buio! Certamente non gli si può dar torto, ora che l’avvento del digitale ha reso più agevole ed economica la realizzazione di un film, quando esprime il suo disappunto per la tecnologia dell’epoca e si rammarica che vengano fatti troppi pochi film: “il problema della storia è che la fa il pensiero di pochi … Tutti dovrebbero avere a disposizione una cinepresa”.

Di lì a tre anni, purtroppo, lo sceneggiatore di capolavori come Sciuscià (1946), Ladri di biciclette (1948), Miracolo a Milano (1951) e Umberto D. (1952), verrà a mancare. Ma Giannarelli ha tramandato ai posteri la sua frenetica urgenza di fare, di dare. E la sua voglia di continuare a comunicare con il mondo è magistralmente racchiusa in quell’impartire disposizioni perchè La veritàaaa non abbia un finale tout court: “Post scrittum, post scrittum!” lo vediamo gridare pieno di energia verso la telecamera.

Lucilla Colonna

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