‘Bella Ciao – Per la libertà’, la bella storia di una canzone simbolo universale
Oltre l'incanto di un brano popolare tra i più famosi al mondo per spiegarne l'origine e la successiva identità come bandiera di ribellione contro ogni oppressione e tirannia.
Bella Ciao – Per la libertà è un documentario necessario che chiarisce quello che per alcuni era ideale e per altri era polemica, teso a sverniciare le forzature incongrue della Storia. Giulia Giapponesi, con un lavoro elegante e ben strutturato, mette ordine e ribadisce l’aspetto e il significato universale della canzone. Al di là di ogni commento o rivendicazione fattuale, Bella Ciao è l’espressione di un immarcescibile pensiero. Libero e pronto a unire nel nome di una melodia coinvolgente e facilmente replicabile. Prodotto da Palomar e Rai Documentari, già vincitore di diversi premi, era presente anche nel Bif&st 2022.
Un simbolo animato
Una canzone che ha letteralmente attraversato la Storia e che, in acuni casi, ha anche contribuito a farla. Questa è Bella Ciao, al di là delle diatribe riguardanti la sua origine e di chi possa vantarne la prima legittima paternità. L’opera di Giulia Giapponesi, sceneggiata con Armando Maria Trotta, consta di una struttra di racconto doppia. La compongono interessantissimi inserti di immagini d’epoca che intarsiano la parte riguardante le interviste, dotate di un doppio filone di protagonisti. Da un lato coloro che si sono occupati delle origini della canzone e delle tradizioni che ne hanno divulgato e forgiato il messaggio. Dall’altro coloro che con questo mito ancora adesso costruiscono racconti di libertà e bastioni per la dignità di ogni popolo del mondo. Un mix efficace ed estremamente coinvolgente. In grado di rendere fluido l’ascolto e lasciar scorrere le immagini fermando il tempo in una dimensione di pensiero e di riflessione.
Bella Ciao – Per la libertà, una storia complicata
L’idea di una ricerca documentale nasce da un paradosso. Mentre nel mondo la canzone Bella Ciao è sempre più diffusa, si calcola un miliardo di visualizzazioni solo in Rete, in Italia la sua identità fatica. La Giapponesi svolge così, ancor prima del prodotto cinematografico, un sontuoso lavoro sulle fonti. Il suo è un vero e proprio saggio storico e di costume che abbraccia praticamente tutte le possibili vie d’indagine. Attestata la matrice di canzone popolare, tra le ipotesi più interessanti e suggestive vi sono quelle relative a un’origine legata al lavoro delle mondine, a quella che parla di contaminazioni yddish fino al legame con la canzone Fior di tomba. Quest’opera, nata probabilmente nel XV secolo in Normandia e poi diffusa in Italia attraverso la Savoia, porta con sé il classico tema ricorrente di amore e morte.
Forse la cosa importante di Bella Ciao è questa sua funzione di soccorrere chi si sente in difficoltà
Giulia Giapponesi
Le donne
In Bella Ciao – Par la libertà non da meno è la testimonianza femminile. Da simbolo per la lotta curda, cantata e danzata dalle miliziane, al coraggio di una giovane donna politica turca accusata di sedizione e di offesa alla religione per un commento social relativo alla diffusione di Bella Ciao dagli autoparlanti di alcune moschee. Sono gli esempi più evidenti di come al di là delle diatribe sulle origini, e della secolarizzazione del testo e della melodia con il suo uso in una serie di successo come La casa di carta, la canzone resti una specie di bandiera universale che, temuta da un po’ tutti gli oppressori di libertà, non conosce limiti di alcun genere.
Il popolare
Un altro aspetto coinvolgente che emerge dall’accurato documentario della Giapponesi è la sua capacità di registrare con il simbolo universale BellaCiao l’attitudine del mito a compenetrarsi con lo sferzante pragmatismo di una delle più difficili stagioni dell’umanità. Un’operazione che investe di un panneggio di grande nobiltà l’intero comparto della canzone popolare. Un motivo per costruire una struttura che in qualche modo dia nuova luce a un settore, quello degli studi sulle tradizioni popolari, a volte troppo superficialmente bollato come di relativo interesse e importanza. Contribuisce in questo senso la presenza nell’opera di diverse voci autorevoli in materia quali Vinicio Capossela, Moni Ovadia, Cesare Bermani, Hazal Koyuncuer, Giacono Scaramuzza e Marcello Floris D’Arcais.
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