Presentato alle Giornate degli Autori 2021, I nostri fantasmi è il secondo lungometraggio firmato da Alessandro Capitani.
Dopo la convincente prova di In viaggio con Adele, il cineasta toscano confeziona un’altra storia di famiglie alle prese con momenti particolarmente difficili e delicati. Anche in questo caso siamo davanti a un esempio di cinema indipendente nostrano tra i più riusciti di sempre.
A dare una mano ci pensano gli ottimi contributi artistici, a partire dalle interpretazioni – Michele Riondino e Hadas Yaron su tutti – sino ad arrivare alle musiche di Michele Braga e alla fotografia di Daniele Ciprì.
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I nostri fantasmi| La trama
Una notte, durante una pioggia torrenziale, una coppia di sposi da poco trasferitasi in una nuova casa, viene costretta ad andarsene dalla presenza di un uomo e un bambino dall’aspetto alquanto spettrale.
Quello che inizia come un horror in piena regola si tramuta, ben presto, in un’opera differente. La drammaticità insita nelle vicende dei protagonisti viene fuori un poco alla volta, permettendo di conoscerne le sfumature e creando un legame forte tra loro e noi.
Dopo la scomparsa della moglie, Valerio (Riondino) ha dovuto imparare a occuparsi del figlio Carlo (il sorprendente Orlando Forte), ma la vita che ha scelto per il bambino non può durare a lungo. Dal canto suo Myriam (Yaron) è in cerca di una nuova dimensione, che sia soprattutto sicura, per lei e la piccola Emma.
Il dovere di genitori e le seconde possibilità
Entrambi i personaggi principali convivono con un dolore ingombrante, talvolta addirittura paralizzante. Chiaro che a farne le spese sono spesso i figli. Eppure il loro dovere di genitore non può essere messo in dubbio.
I nostri fantasmi presenta così uno spaccato realistico, popolato di sofferenza, ma anche di amore, di voglia di riscatto, di seconde possibilità. L’incontro tra Valerio e Myriam porterà di nuovo la luce nelle rispettive esistenze, mostrando una via da seguire, tanto inaspettata quanto salvifica.
Il titolo della pellicola fa ovviamente riferimento ai demoni personali che si portano dietro i protagonisti. È un peso che non consente loro di sperare in qualcosa di meglio, di osservare da una diversa prospettiva e rendersi conto di meritare un briciolo di felicità.
In veste di co-sceneggiatore (insieme a Francesca Scialanca e Giuditta Avossa), Capitani tratteggia una storia semplice ma incredibilmente toccante.
Tra stile e sentimento, I nostri fantasmi è un ottimo esempio di cinema indipendente italiano
Senza dubbio gran parte del merito lo si deve alla sensibilità e al tatto con cui si affrontano argomenti complessi, quali per esempio l’elaborazione del lutto e la violenza domestica. A ciò si aggiunga la capacità di canalizzare determinati messaggi attraverso precise scelte stilistiche, a dimostrazione di avere pieno controllo dei propri mezzi.
Una casetta di plastica in giardino, un cannocchiale in soffitta, dei disegni sul muro. Le figure in campo, “fantasmi” o meno che siano, lasciano delle tracce del loro passaggio. Ma non sempre è un bene.
Per questo i sacrifici compiuti, sia da Valerio che da Myriam, nel corso della narrazione, assumono un valore così alto e prezioso.
Tu hai visto.
In punta di piedi – una delle regole del sottotetto – viene svelata la verità e riemergono i sentimenti.
Allo stesso modo, il film si sviluppa lasciando che le potenzialità emotive contenute nella storia crescano senza forzature. Splendidi i riferimenti percepiti via via, più o meno ricercati e consistenti, tra i quali citiamo solo Il Maestro e Margherita da cui Riondino sembra aver preso in prestito l’iniziale volto demoniaco.
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