Figari Film Fest, prima edizione: “41”, “Dulce” “Stato privato”
Da oggi gli appassionati di festival estivi possono aggiungere in agenda un appuntamento particolarmente suggestivo: Il Figari Film Fest. A cura di Lady L. Hawk
Da oggi gli appassionati di festival estivi possono aggiungere in agenda un appuntamento particolarmente suggestivo: Il Figari Film Fest.
La prima edizione di questa nuova iniziativa in terra sarda ha felicemente coniugato dal 13 al 16 luglio la passione cinematografica con le tradizionali attrazioni del Golfo Aranci e si è svolta, per la gioia dei buongustai, in concomitanza con il festival della zuppa di pesce.
Ben diciannove cortometraggi si sono succeduti sullo schermo di un moderno anfiteatro, illuminato dal plenilunio e sferzato dal vento di maestrale, catturando non solo l’attenzione del pubblico locale, ma anche quella degli spettatori giunti per l’occasione a bordo dello sponsor Sardinia Ferries.
La giuria, capitanata da un vulcanico Enrico Salimbeni e composta da nomi noti dello spettacolo come Pino Pellegrino e Paola Barale, ha incoronato vincitrici due opere in cui l’ineluttabilità del destino lascia senza fiato: L’originalissimo 41 (2010), per la sezione nazionale, e il delicato cortometraggio spagnolo Dulce (2010), per la sezione internazionale.
Annoiato dalle opere di un museo, il protagonista di 41 finisce al centro di un curioso e surreale meccanismo, che suo malgrado lo guida alla scoperta delle nefandezze di un’umanità misera ed incapace di sfuggire alla propria sorte.
Il regista Massimo Cappelli, che nel 2006 diresse con poco successo Violante Placido e Fabio Troiano nel lungometraggio Il giorno più bello, ora firma un noir di diciotto minuti indiscutibilmente intrigante, grazie anche all’eccellente recitazione muta di Ugo Dighero.
Per la buona riuscita del lavoro, è stata essenziale la musica di Theo Teardo, ma anche l’elegante ambientazione nel Palazzo delle Esposizioni e l’ironia (della sorte) che anima la sceneggiatura.
Elogio della purezza, Dulce racconta in digitale e in meno di quindici minuti quella forza dell’amore che dà senso sia alla vita che alla morte.
Il regista Ivan Ruiz Flores, classe 1979, delinea con una semplicità straordinaria, e servendosi di un’unica ambientazione, la storia tenera e al tempo stesso spiazzante di quattro innamorati fuori dal comune: Una coppia di bambini di dieci anni e una coppia di nonni ottantenni, la cui grandezza interiore è rivelata via via da poche parole sincere e da piccoli timidi gesti, nella quotidianità del cucinare, del gioco e del riposo, fino ad un epilogo che non lascia indifferenti.
Oltre che sulla fresca recitazione di Fely Manzano, Pedro Pena, Miriam Martin e Santiago Diaz, l’opera ha potuto contare anche sul finanziamento della Comunidad de Madrid, in un paese che evidentemente riconosce il valore culturale di un’opera come questa.
A proposito di valore e valori, l’applauso più lungo del Figari Film Fest è stato tributato dal pubblico a Stato privato (2010) di Luigi Marmo, dedicato alla giustizia sociale che non c’è. Il cortometraggio, prodotto dalla Hobos Factory, prende le mosse da un licenziamento per domandarsi se in questa nostra Italia, che si ritiene repubblica democratica fondata sul lavoro, esista veramente la libertà.
Lady L. Hawk
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