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Da Ilsa a Yongary: Otto nuovi trash per Pulp, CineKult e Mosaico

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuscio

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Bisogna dire che, se da un lato tanti titoli editi a suo tempo su vhs sono totalmente scomparsi dalla circolazione con la nascita dei supporti digitali, dall’altro un’infinità di trash movie trasformatisi con il tempo in rarità e relegati nel dimenticatoio hanno avuto modo di essere riscoperti proprio grazie al dvd.

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E’ il caso, per esempio, di Flesh Gordon-Andata e ritorno… dal pianeta Korno!, esilarante parodia erotico-demenziale del Flash Gordon creato negli anni Trenta da Alex Raymond, che, diretta nel 1974 da Michael Benveniste e Howard Ziehm, viene lanciata su disco, da Pulp Video, in versione integrale; come pure Ilsa-La belva delle SS, firmato l’anno successivo da Don Edmonds.

Però, se il primo dei due film, tra astronavi a forma di pene, robot muniti di trapano fallico e giganteschi esseri animati in stop-motion alla Ray Harryhausen, punta a far ridere lo spettatore avvolgendolo in un assurdo visionarismo pop – impreziosito da effetti speciali a cura di futuri talenti hollywoodiani quali Rick Baker, Dennis Muren e Joe Viskocil – vagamente felliniano ma che, allo stesso tempo, sembra anticipare sia la comicità di John Landis che quella della ZAZ de L’aereo più pazzo del mondo, il secondo mira decisamente allo shock.

Infatti, primo tassello di una trilogia costituita anche da Ilsa-La belva del deserto, sempre di Edmonds, e La tigre del sesso, per la regia di Jean LaFleur, vede la giunonica Dyanne Thorne nei panni della crudele e sadica dottoressa nazista del titolo, la quale, approfittando del suo ruolo di dirigente di un campo di concentramento tedesco, incute terribili supplizi e sofferenze a detenuti e detenute; sguazzando tranquillamente in mezzo ad evirazioni ed iniezioni di virus letali.

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Praticamente uno dei lavori più noti del cosiddetto filone nazi-porno (che di porno, in realtà, non ha nulla), al quale è contiguo quello WIP (women in prison), ossia delle donne in prigione. Filone, quest’ultimo, in cui rientra Violenza in un carcere femminile, diretto nel 1982 da Bruno Mattei e che è CineKult a recuperare per il mercato del digitale; con intervista al compianto regista, al produttore Roberto Di Girolamo e all’accoppiata Rossella DrudiClaudio Fragasso nei contenuti extra. Un lungometraggio nato come Emanuelle, reportage da un carcere femminile, tanto che la protagonista Laura Gemser si trova ad affrontare una vicenda molto simile alle tante avventure della sua Emanuelle nera, qui nel ruolo di una giornalista che si fa arrestare allo scopo di compiere, per Amnesty International, un’indagine sulla condizione delle prigioni.

E Mattei, al di là dell’immancabile sesso saffico e di momenti di stupro, include anche una disgustosa sequenza con pericolosi ratti, dando vita ad un’operazione che sembra distaccarsi del tutto dal contemporaneo Blade violent; altra riscoperta CineKult che, firmata Gilbert Roussel sfruttando bene o male lo stesso cast (da Gabriele Tinti a Lorraine De Selle), pare essere stata curata soprattutto dal già citato Fragasso, il quale ripercorre la sua carriera nei contenuti speciali. Questa volta, infatti, complice l’asserragliamento di un gruppo di pericolosi evasi nella prigione in cui la Gemser è stata rinchiusa a causa di un traffico di droga, nonostante le consuete nefandezze carcerarie assortite, tra gole squarciate a morsi e roulette russe, ad essere privilegiata è soprattutto l’azione, campo in cui il futuro autore de Le ultime 56 ore ha sempre dimostrato di muoversi bene.

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Dall’Italia ad una co-produzione tra USA e Filippine, rimaniamo comunque in ambito WIP con una novità targata Mosaico Media: Rivelazioni di un’evasa da un carcere femminile, diretto nel 1971 dal prolifico Gerardo De Leon e con PamJackie BrownGrier impegnata a sottomettere una povera ragazza condannata a dieci anni di lavori forzati dopo essere stata incastrata dal fidanzato spacciatore.

Una pellicola in realtà molto meno efferata (e per questo, sotto certi aspetti, più godibile) rispetto alle simili realizzate dalle nostre parti, che Mosaico distribuisce in numero limitato di copie insieme a Il trono di fuoco, concepito dodici anni dopo da Franco Prosperi e da non confondere con l’omonimo lungometraggio interpretato nel 1970 da Christopher Lee sotto la direzione dello spagnolo Jess Franco.

Ne è protagonista l’icona femminile del genere Sabrina Siani nella parte di una principessa che, aiutata dal poderoso capo dei barbari con le fattezze di Pietro Torrisi, tenta in tutti i modi di sfuggire a Morak alias Harrison Muller (il protagonista di Razza violenta di Di Leo), figlio del male intento a sposarla per avere il diritto alla sovranità dopo aver ucciso il benevolo Re Egon.

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Edizioni limitate targate Mosaico anche per Le calde notti di Caligola, regia datata 1977 di Roberto Bianchi Montero, e Yongary il più grande mostro, firmato dieci anni prima da Kim Duke.

Ambientato nell’antica Roma durante le feste dedicate a Priapo, il primo dei due titoli, comprendente nel cast anche la formosissima Patrizia Webley della diavoleria sexy Malabimba, è una vera e propria gioia per i cultori sfegatati della spazzatura su celluloide a base di trame deliranti, abbondanza di nudi femminili e spiate dal buco della serratura. Con CarloFantozzi subisce ancoraColombo impegnato ad incarnare l’imperatore del titolo, qui alle prese con l’impotenza sessuale ed a fare di continuo l’imitazione di Alberto Sordi, nel corso di 80 minuti di visione che, addirittura, sembrano anticipare di quasi due decenni l’idea di fondo alla base del vanziniano S.P.Q.R.-2000 e ½ anni fa.

Il secondo, invece, rientra di sicuro tra i meno celebrati e più rari kaiju eiga (film di mostri giapponesi, anche se qui si tratta di una co-produzione con la Corea del Sud) post-Godzilla, incentrato, proprio come la pellicola di Ishiro Honda che lanciò il lucertolone più famoso della pianeta, su una enorme e distruttiva creatura draghiforme – in questo caso fornita di corno sul muso – emersa dalle viscere della Terra in seguito ad una imprevista esplosione nucleare. Quindi, vi aspetta la consueta manciata di modellini distrutti al passaggio del mostro; anche se, complice la presenza di un ragazzino, più che dalle parti di Godzilla ci troviamo da quelle delle avventure della tartaruga volante Gamera, maggiormente indirizzate agli spettatori più piccoli a causa della loro vicinanza all’atmosfera dei cartoon (ad un certo punto, Yongary si mette anche a ballare).

Insomma, c’è abbastanza materiale per riscaldare il lettore dvd con la freschezza di genere che fu!

 

Francesco Lomuscio

 

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