Presentato alla 68. Edizione del Festival del Cinema di Berlino, Un’educazione parigina è un film del 2018 del regista francese Paul Civeryrac.
Il film è disponibile in streaming su CG ENTERTAINMENT e sulle principali piattaforme on demand (iTunes, Apple Tv, Chili, Rakuten, Infinity, Tim Vision, Amazon, Google Play). Leggi qui per info
“Una storia di formazione sincera, con un efficace cast.” (Variety)
“Elegante e affascinante. L’amicizia, l’arte, la gioia delle scoperte. Pieno di freschezza e di fervore.” (Le Figaro)
Un’educazione parigina: trama
Etienne lascia la provincia e va a Parigi per studiare cinema all’università. Lì incontra Mathias e Jean Noël che condividono la sua stessa passione. L’anno che passa scuoterà però idee ed aspirazioni, facendo attraversare ai ragazzi momenti amorosi e artistici che difficilmente avrebbero potuto anche soltanto immaginarsi.
Un’educazione parigina: romanzo di formazione
Gli uomini percorrono sentieri diversi ; chi li segue e mette a confronto vedrà l’uscita di strane figure
Parte da Novalis il film di Jean-Paul Civeyrac, presentato con successo nella sezione Panorama della 68 Edizione del Festival di Berlino. Il regista aveva già mostrato il suo talento a Venezia nel 1996 con Ni d’Eve ni d’Adam mentre nel 2010 nella Quinzaine de réalizateurs aveva portato Des Filles noir.
In un racconto che alterna il tema del viaggio, della crescita e della formazione a quello puramente sentimentale, il film mette al centro 3 figure. Etienne, il protagonista, che viene dalla provincia con le sue velleità da regista e assorbito completamente da una grande solitudine. Mathias, più rigido e severo, e infine il dolce e più accomodante Jean Noel. Etienne parte sicuro di sé in parte e va incontro ad un futuro incerto ma colmo di speranze, intraprendendo un cammino costellato da promesse, illusioni, desideri, sogni, aspirazioni.
Gli altri 3 personaggi (femminili questa volta) importanti per il percorso di Etienne sono la ragazza lasciata in paese, Valentina una studentessa di Belle Arti, e Barbara, saggia e profonda.
Una volta giunto a Parigi, Etienne arriverà a dubitare di sé e delle sue capacità creative, perdendosi nella scrittura eterna di una sceneggiatura. Anche Mathias è studente di Cinema e viene definito da tutti come “radicale e geniale”. Ne farà immediatamente un ideale da perseguire e sarà sedotto dal giovane e dalla sua disinvolta personalità. Conquistare la sua amicizia sarà un obiettivo da perseguire, un’ossessione che non lo farà però più sentire adeguato o all’altezza della situazione. Un’adorazione che si nutre di idealizzazioni con echi che giungono dal Cinema, ma anche dalla Letteratura.
Tra richiami letterari e cinematografici
L’amore per il cinema da parte del regista francese è palese in quasi tutte le conversazioni dei personaggi. Anche Il Cinema italiano viene spesso esaltato, con citazioni da Fellini o Pasolini, con insistenza sul classico e una feroce ironia parlando al contrario del cinema nostrano attuale.
Un film che sa raccontare il Cinema come anche la Vita
Tutt’intorno ai personaggi si muove un universo studentesco fatto di forti fermenti culturali. Nella Parigi universitaria riecheggiano stili e tematiche della Nouvelle Vague di Truffaut e Godard: migrazioni sentimentali, suicidio, giovinezza, passato. Ma c’è anche un pò del Bertolucci di The Dreamersper la rappresentazione del labile confine tra amicizia e amore.
Da Novalis e Pascal ( il titolo stesso Provinciales viene da Pascal) il legame con il mondo letterario è già evidente in apertura del film. Come Pascal parlava di verità e finzione anche il film affronta spesso questo dissidio e lo fa a modo suo, soffermandosi soprattutto sulla differenza tra ciò che diciamo e ciò che facciamo, tra desideri e ciò che invece poi diventiamo davvero. Cinema e vita, un legame in realtà intangibile, come quello con l’evanescente Annabelle, l’attivista coinquilina di Etienne e amore inafferrabile.
Un Bianco e nero d’autore
Il film aspira in realtà a raccontare una storia semplice, immortalata in un bianco e nero che vuol essere un omaggio al classico ma che vuol anche richiamare un’idea romanzata del film. La mancanza di colore avvicina le immagini alle pagine di un libro, come fosse la semplice lettura della storia di Etienne, del suo incontro-scontro con le sue illusioni, “mescolando la temporalità dei nostri giorni e fissando l’azione in un passato che può sempre tornare” ( Paul Civeryrac ).
Il film è infatti, come un libro, diviso in capitoli e ci immerge nei Bar di Parigi, negli appartamenti, nelle strade, sia di giorno che di notte, con dialoghi lunghi e corposi.
Tutto accade in un solo anno di approfondimento, come lo ha definito il regista stesso, in cui Etienne, profondamente insicuro, cerca di colmare i suoi vuoti interiori. Anche gli altri personaggi non sono “positivi” o perfetti, qui non ci sono eroi ma
“solo ingrati e personaggi difficili da amare”.
Tutto viene però affrontato in fondo con la giusta leggerezza, la leggerezza dell’illusione di un Film che sa raccontare il Cinema come anche la Vita.