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In Sala

Mià e il Migù

Mià è una bambina coraggiosa che vive in un villaggio nel Sud America. Il suo papà, Pedro, l’ha lasciata alle cure di tre simpatiche vecchiette per poter lavorare come operaio edile in un luogo molto lontano. Convinta che la vita del genitore sia in pericolo, Mià decide di raggiungerlo a tutti i costi, intraprendendo un viaggio avventuroso che la porta nel cuore della foresta amazzonica.

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Mià è una bambina coraggiosa che vive in un villaggio nel Sud America. Il suo papà, Pedro, l’ha lasciata alle cure di tre simpatiche vecchiette per poter lavorare come operaio edile in un luogo molto lontano. Convinta che la vita del genitore sia in pericolo, Mià decide di raggiungerlo a tutti i costi,  intraprendendo un viaggio avventuroso che la porta nel cuore della foresta amazzonica. Proprio qui, infatti, dove la natura selvaggia risplende in tutta la sua maestosa bellezza, sorge il cantiere per la costruzione di un’enorme struttura alberghiera progettata dall’avido imprenditore Jekhilde. Il cantiere è stato distrutto; una frana ha bloccato Pedro in un tunnel. Grazie all’aiuto dei Migù, buffi esseri protettori della natura, e a quello di Aldrin, figlio curioso e sensibile del perfido Jekhilde, Mià riuscirà ad abbracciare nuovamente il suo amato padre.

Una favola “ecologica” graziosa ma abbastanza trascurabile quella del regista francese Jacques-Rémy Girerd, al suo secondo lungometraggio dopo “La Profezia delle Ranocchie” (2003). Le belle scenografie, firmate dallo stesso Girerd, sono molto più accurate del design dei personaggi, che, al contrario, non presenta originalità né forte unità di stile. La sceneggiatura rimane in bilico tra il mondo di Mià e quello di Aldrin, con il risultato di non esplorare a fondo nessuno dei due. Gli incontri di Mià lungo il suo percorso, quello con il vecchio signore in bicicletta o con il bambino che la aiuta ad attraversare il fiume, o quello con la strega, non arricchendo l’universo interiore della bambina, risultano semplici espedienti narrativi utili a far procedere la trama ma non ad ampliarne la sostanza. In effetti tanti appaiono gli elementi del film poco sfruttati nella loro potenzialità di significato; per cui la storia si segue e all’happy end ci si arriva (grazie anche alle allegre musiche di Serge Besset), ma piuttosto meccanicamente. Non mancano, tuttavia, momenti di divertimento, legati sia alle stranezze e ai poteri magici dei Migù, sia al personaggio del “cattivo” Jekhilde. Ai più piccoli, ai quali ovviamente il film è indirizzato, rimarrà sicuramente impressa l’immagine del maestoso albero a testa in giù, simbolo della vitalità del Pianeta.

Prodotto in parte anche dalle italiane Enarmonia e Gertie, “Mià e il Migù” è stato premiato agli European Film Awards 2009 come miglior film d’animazione. Nella originale versione francese la voce dei Migù è di Dany Boon (“Giù al Nord” 2008).

Ginevra Natale

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