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In Sala

Fughe e approdi

“Giovanna Taviani traccia una ricognizione all’interno della sua memoria, ripercorrendo un passato connesso con le isole Eolie, per ritrovare il cinema perduto”

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Giovanna Taviani, l’autrice di questo documentario, traccia una ricognizione all’interno della sua memoria, ripercorrendo un passato connesso con le isole Eolie. Questo luogo della natura è il crocevia non solo di suoi ricordi personali, che la videro bambina felice, ma anche della storia del cinema e della politica. In queste isole, sperdute oltre i confini noti, si svilupparono storie di prigionieri politici del fascismo, come Carlo Rosselli ed Emilio Lussu, che da qui fuggirono con una rocambolesca evasione.

Le isole Eolie furono testimoni silenti del “duello” a distanza tra  il film Stromboli, terra di dio di Rossellini, con la sua nuova compagna Ingrid Bergman e Vulcano di Dieterle, girato nello stesso periodo, interpretato da Anna Magnani che viveva il tormento dell’abbandono del maestro del neorealismo. Qualche anno prima, appena finita la seconda guerra mondiale, qui si era sviluppato un incontro improbabile  tra Edda Ciano e il segretario della sezione locale del PCI.

Per Giovanna Taviani le Eolie sono anche testimonianza della sua partecipazione al film Kaos, girato dai fratelli Taviani, in cui lei bambina recitò la scena finale, sostituendo un’attrice improvvisamente assente dal set. In quella scena si girava una fuga della famiglia di un eroe risorgimentale dalla repressione borbonica per ricongiungersi al padre esiliato a Malta. Ed è proprio nei temi della fuga e dell’approdo che la regista coglie il filo della memoria che lega tutti gli eventi narrati in questo documentario. Giovanna Taviani cerca e ritrova lo stesso pescatore che interpretò nel 1984 in Kaos il ruolo del marinaio che la conduceva in fuga. Con lui si mette alla ricerca delle tracce lasciate dai film che sono stati girati nelle isole Eolie: L’avventura di Antonioni, Caro Diario di Nanni Moretti, Il postino di Raford e Troisi, i documentari di De Seta. È lui che, con la stessa barca con la vela rossa usata nella fuga di Kaos, la porterà ad incontrare gli abitanti delle isole che le racconteranno i loro ricordi di emigrazione, di lavoratori occasionali nei film girati, di matrimoni fatti per procura. Scoprirà un universo contadino che guarda il mondo con occhi semplici e profondi, che sono in grado di sopportare l’asprezza di questa terra con la forza che la sua stessa bellezza infonde loro. Nei ricordi di questi uomini verità e mito sono definitivamente intrecciati, ed è proprio in questo nesso tra reale e immaginario che la regista trova la guida per calarsi nel passato alla ricerca del suo personale passaggio nel tempo, per verificare se anche lei, nel suo piccolo ha lasciato un segno che possa aver contribuito al racconto collettivo di queste isole e degli uomini che le hanno amate e abitate.

Pasquale D’Aiello

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