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FESTIVAL DI CINEMA

Trieste Film Festival in Tour: on line su My movies

Su My movies on line il meglio della 31^ edizione del Trieste Film Festival. 3 Film e 3 documentari internazionali accomunati dall’esigenza di raccontare l’attualità. Le dichiarazioni di alcuni dei protagonisti e degli autori del Festival.

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trieste film festival in tour

Ritorna anche quest’anno il progetto Trieste Film Festival in Tour, ideato dal Trieste Film Festival in collaborazione con Lo Scrittoio, società di promozione e distribuzione da sempre attenta al cinema d’autore e indipendente, che ha selezionato sei opere dell’ultima edizione del Festival da proporre al pubblico italiano. I film sono disponibili on line su My movies dal 21 Dicembre al 21 Gennaio. L’offerta sarà arricchita da contributi speciali: la presentazione di alcuni film da parte dei registi e una video introduzione per tutti i titoli omaggiata da critici cinematografici ed esperti del settore.

È possibile acquistare un abbonamento per i 6 film a 6.90 euro oppure un singolo biglietto a 2.90 euro.

Diverse le prospettive,i generi e i personaggi, tutti accomunati dalla necessità di raccontare il mondo attuale attraverso piccole e grandi storie.

Le opere scelte quest’anno saranno le seguenti:

 

“OLEG” di Juris Kursietis (Lettonia, 2019, 108’)

Presentato al Festival di Cannes (Quinzaines des Réalisateurs), Vincitore Grand Prix al Brussels International Film Festival; Vincitore Grand Prix al CinEast; Vincitore come miglior Film, miglior attore non protagonista e migliore fotografia al Latvian National Film Festival.

Oleg è un macellaio che decide di partire per Bruxelles in cerca di un futuro migliore. Tradito però da un collega, il ragazzo si troverà invischiato con la malavita del luogo precipitando nel baratro. Solo grazie alla sua forza riuscirà a rialzarsi e a riprendere in mano la propria vita. Oleg è un film vivace e sorprendente, con una serie di scelte formali che enfatizzano il percorso del protagonista. Juris Kursietis, sicuramente tra i più interessanti nomi del cinema baltico, alterna con sapienza atmosfere claustrofobiche per lo più notturne di taglio quasi documentaristico, con potenti sequenze oniriche.

 

“LET THERE BE THE LIGHT” di Marko Skop (Slovacchia, 2019, 93’)

Film candidato all’Oscar per la Slovacchia nella categoria International Feature Film; Miglior Attore Milan Ondrík Premio Karlovy Vary International Film Fest.

Per mantenere la sua famiglia in Slovacchia, Milan lavora in Germania. Una volta tornato a casa per le vacanze di Natale, si accorge di un avvicinamento a gruppi neonazisti da parte di suo figlio, forse anche coinvolto nel suicidio di un ragazzo del luogo. Un problema familiare affronta la più ampia questione di un dramma europeo, se non globale, un microcosmo come specchio dei rischi dell’attuale società. Attraverso piccoli suggerimenti, Marco Škop riesce a creare una crescente tensione realizzando un film potente sulla rabbia e la confusione ideologica che caratterizzano spesso la società contemporanea. Il regista ha sottolineato : ” E’ un dramma politico ma soprattutto famigliare. Viviamo in un mondo che si sta polarizzando sempre più. Il nucleo qui è la Crescita, come si fa a crescere i propri figli nella società di oggi.”

“CAT IN THE WALL” di Vesela Kazavkoa e Mina Mileva (Bulgaria, 2019, 92’)

Il film è stato presentato in anteprima mondiale al Festival di Locarno, tra i vari Festival è passato poi al Sarajevo Film Festival e Thessaloniki Film Festival; Premio FIPRESCI Warsaw International Film Fest.

Ambientato nei sobborghi londinesi, Cat in the wall, è un affresco lucido sulla Londra della Brexit. Irina, madre single, vive con suo figlio Jojo e suo fratello Vlado, immigrati dalla Bulgaria. Dopo aver adottato un gattino le tensioni con i vicini si acuiscono, emergono rabbie e razzismo e nessuno è esente dai pregiudizi verso l’altro. Il banale pretesto di un animale domestico diventa la valvola di sfogo di tensioni latenti in una società che vive costantemente nell’incertezza, tra difficoltà quotidiane e dubbi sul futuro. Un film dal messaggio molto chiaro, una voce autentica dalle classi sociali meno abbienti dell’Inghilterra di oggi. VesalaKasakova lo ha definito “ un film esperimento con stile documentaristico che tocca situazioni sociali usando l’ironia anche”.

“MAREK EDELMAN… AND THERE WAS LOVE IN THE GHETTO” di Jolanta Dylewska in collaborazione con Andrzej Wajda (Polonia, 2019, 80’);

Miglior documentario dalla Polish Film Academy.

Marek Edelman, uno dei pochi sopravvissuti del ghetto di Varsavia, viene intervistato da Jolanta Dylewska poco prima di morire. Il film, mescolando sapientemente realtà e finzione, fa rivivere questa figura così importante per la storia della Seconda Guerra Mondiale. Le scene di fiction sono scritte dalla regista assieme ad Agnieszka Holland e dirette dal grande Andrzej Wajda, poco prima della sua morte. Il film ha catturati i momenti intimi dell’intervista fatta all’autore del libro ed è un esaltazione del potere dell’amore che ha resistito ed è nato anche nel ghetto, regno del dolore.

“LA BUFERA – CRONACHE DI ORDINARIA CORRUZIONE” di Marco Ferrari (Italia, 2019, 80’)

Première mondiale nel concorso Next Masters di DOK Leipzig. Il regista Marco Ferrari raccoglie le testimonianze di sette persone che si sono trovate al cospetto di episodi di corruzione: impiegati nel settore pubblico, un archeologo, un revisore dei conti, un ricercatore, e un professore e un contabile. Da queste storie, unite in un’unica narrazione, emerge quanto la corruzione sia fortemente radicata nel nostro sistema. Un documentario investigativo coinvolgente che dà luce a una verità da tutti conosciuta ma spesso ancora troppo taciuta: corruzione sistematica, tentativi di coinvolgimento, intimidazioni per chi non sta al gioco, isolamento, mobbing.

Marco Ferrari la definisce una “situazione paradossale in cui ognuno di noi potrebbe ritrovarsi in realtà. Il film ci pone dinanzi ad una ricostruzione comunque collettiva e corale.” Priscilla Robledo ha aggiunto poi come La Bufera è il primo e unico documentario che racconta del fenomeno del whistleblowing (fare rivelazioni”, “denunciare in via informale), e della percezione  culturale che si ha del fenomeno ormai diffusissimo oggi in Italia.”

THE EUPHORIA OF BEING” di Réka Szabó (Ungheria, 2019, 83’)

Presentato in anteprima mondiale all’IDFA 2019; Gran Prix alla Semaine de la Critique del Festival di Locarno; Miglior Documentario sul tema dei diritti umani al Festival di Sarajevo

Eva Fahidi è tornata in Ungheria all’età di 20 anni al termine della Seconda Guerra Mondiale, unica sopravvissuta della sua numerosa famiglia al terribile campo di concentramento di Auschwitz. Oggi, superata la soglia dei 90 anni si unisce a Emese, ballerina di fama internazionale in una esibizione di danza e teatro performativo per raccontare la lunga avventura che è stata la sua vita.
Un racconto toccante per vedere l’Olocausto dal punto di vista di chi l’ha vissuto e lo ha rielaborato attraverso l’arte, la danza e il corpo. La protagonista Eva Fahidi si definisce soprattutto nel suo essere una sopravvissuta all’Olocausto. Ma afferma come nonostante ciò abbia avuto una vita piena con il suo amore per la danza. “Ho avuto una vita ricca e la mia vita  è divenuta uno spettacolo. Ho fatto questo film per vedere se a 90 anni riuscivo ad immaginarmi ancora su un palco a ballare , parlando ai giovanidell’Olocausto, raccontandolo , perchè combattano e perchè non accada più. Ritrovarmi su un palco è stata una gioia ed è stato un modo speciale  per festeggiare i miei 90 anni.” Eva ha raccontato del rapporto particolare nato con la regista Réka Srabo, dell’intesa straordinaria e della scelta riuscita,di filmare ogni cosa: ” la regia ha operato su tre livelli: ha mostrato i rapporti interpersonali prima, la nostra maicizia nata sul set. Poi la danza: è tutta la vita che danzo . Quando uno danza vede se stessa. Io danzavo dvanti allo specchio sempre da piccola. Una volta sono caduta dinanzi a mia madre ma subito mi sono ripresa. La danza è naturale, ti fa essere naturale.”

Obiettivo di Trieste film in Tour è far conoscere al grande pubblico cinematografie e autori di grande valore del panorama internazionale, accomunati da una grande libertà creativa, pur con cifre stilistiche assai differenti, ma spesso difficili da conoscere in mancanza di una giusta collocazione nel mercato italiano.

Tutti i film, come nelle migliori tradizioni di qualsiasi festival internazionale, saranno presentati in lingua originale con i sottotitoli in italiano e ogni tappa del Tour sarà accompagnata da un attento lavoro promozionale e di comunicazione.

Trieste Film Festival in Tour: Un Festival per tutti i gusti:

Gli organizzatori e direttori artistici di Trieste Film Festival Nicoletta Romeo e Fabrizio Grosoli hanno sottolineato come Il Trieste Film Festival è più che mai un Cinema dell’ Europa Centro orientale.

Fabrizio Grosoli ha affermato come questa iniziativa  sia in realtà  “il sogno di tutti i direttori dei Festival: passare un anno a veder film e a trovare pellicole che possano incontrare i gusti di un pubblico vasto. Alcuni registi e produttori hanno creduto in questo progetto così che questi film possano trovare un pubblico più ampio”.

Per quanto riguarda la selezione dei lungometraggi, Cinzia Masòtina e Claudio Puglisi de Lo Scrittoio  ( coideatori e promotori di #TSFFinTour) hanno sottolineato che “si è cercato di avere un occhio rivolto non solo a prodotti esclusivamente da Festival, con la scelta di 6 pellicole che spaziano dai documentari ai lungometraggi veri e propri. Ogni critico ha scelto un film che ha promosso. Filo conduttore dei lungometraggi l’olocausto sicuramente, ma anche altri due punti centrali: la difficoltà che il nostro continente , da est a ovest, sta attraversando oggi e il coraggio stilistico e autoriale che dovrebbe far ricordare al cinema da dove proviene.”

Leggi la recensione di Cat in the wall

Leggi la recensione di The euphoria of being

Leggi la recensione di Oleg 

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