Esce su Netflix Crimini in famiglia, prodotto da Buffalo Films e Magoya Films. Un film argentino drammatico diretto da Sebastián Schindel. Cupo dramma psicologico ambientato a Buenos Aires.
Un corridoio scuro, inquietante. In fondo, nell’oscurità, una porta si apre e ne esce una donna in evidente stato confusionale.
È questo l’incipit del nuovo film distribuito da Netflix che ci conduce negli oscuri meandri della mente umana. Attraverso fatti di violenze compiuti su donne e bambini.
Dove le certezze e le sicurezze sino ad allora coltivate, vengono meno e dove un modo di vivere viene a crollare, portando con sé affetti e gioie e restituendo dolore e angoscia.
La trama
Alicia (una intensa Cecilia Roth, la mai dimenticata Manuela di Tutto su mia madre) è una donna sulla sessantina. Vive con il marito Ignacio (Miguel Ángel Solá), la domestica Gladys (Yanina Ávila) e il figlio di questa Santi, in una bella casa borghese della capitale argentina.
C’è però un dolore nella vita di Alicia e del marito. Daniel (Benjamín Amadeo), il loro amato figlio, viene processato con l’accusa di violenza sessuale e tentato omicidio nei confronti di Marcela (Sofia Gala), la sua ex moglie con la quale ha avuto un figlio, il piccolo Martin, e dalla quale vive separato.
Daniel rischierà, pertanto, una pesante condanna.
Alicia, che non ammette che il proprio figlio sia un violento, farà di tutto, giungendo anche a corrompere, affinchè venga fatta sparire la perizia sul DNA di Daniel trovato sul corpo di Marcela.
Parallelamente, con un montaggio alternato che, all’inizio risulta leggermente spiazzante, siamo spettatori di un altro dramma privato. Quello di Gladys, che aspetta un figlio senza esserne consapevole, e che verrà a sua volta arrestata per aver commesso un orrendo delitto.
A tal proposito è significativa l’intensa frase pronunciata da una psicologa durante l’udienza.
Tutto il film si snoda attraverso queste due vicende. Al centro c’è sempe la figura di Alicia che, se da un lato cerca di salvare il figlio dalla prigione, dall’altro decide di prendersi cura in maniera amorevole del piccolo Santi.
Un dramma cupo, dove il tema dominante è quello della violenza sulla donna
Crimini in famiglia è un cupo dramma psicologico in cui gli affetti e le convinzioni alle quali ci si ancora per non naufragare vengono meno.
Un film dove il tema degli abusi sessuali viene trattato con una narrazione sobria ma, al contempo, spietata. E in cui le donne, al contrario degli uomini, hanno caratteri forti, in grado di superare ogni dramma personale.
Alicia troverà la forza per accettare il fatto che il figlio sia un violento, oltre che un tossico.

Marcela, che rifiuta di far vedere il piccolo Martin alla nonna, capirà alla fine quali sono gli affetti che realmente contano, grazie soprattutto a un gesto estremamente generoso da parte di Alicia.
E Gladys, una ragazza problematica, con ritardi cognitivi e semianalfabeta, riuscirà a mostrare una grande dignità nella sua condizione di donna maltrattata e violata.
Il film contiene anche una forte critica alla società che vede sempre il povero pagare. Anche se le sue colpe derivano dai comportamenti delle classi più agiate che, al contrario, riescono sempre a rimanere a galla.
Una colonna sonora in minore e la fotografia di Julián Apezteguia che predilige tonalità fredde, contribuiscono a dare a questo dramma psicologico la giusta mestizia e cupezza che la vicenda richiede.
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