High Life di Claire Denis, distribuito dalla Movies Inspired, è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani SNCCI con la seguente motivazione: “Una prigione orbitante nello spazio. Una microsocietà divisa per mansioni e generi. Claire Denis racconta la fine dell’umanità all’alba della mutazione definitiva. Autrice che ama reinventare costantemente il suo cinema, muovendosi con suprema disinvoltura nei generi, firma un apologo fantascientifico nerissimo e sensuale, erotico e politico. High Life è il cinema contemporaneo che sfida il presente, le convenzioni e osa lanciarsi verso il futuro“.
Diretto da Claire Denis e sceneggiato dalla stessa con Jean-Pol Fargeau e Geoff Cox, High Lifeè ambientato nello spazio profondo, dove Monte e la figlia Willow vivono insieme a bordo di un veicolo spaziale in completo isolamento. Uomo la cui rigida autodisciplina rappresenta uno scudo contro il desiderio, Monte ha generato Willow contro la sua stessa volontà: il suo sperma è stato infatti usato per inseminare la giovane donna che ha poi partorito la bambina. Lui e la figlia sono gli ultimi sopravvissuti di una missione, dannata e pericolosa, guidata da una dottoressa spinta da sinistre motivazioni. Il resto dell’equipaggio, cavie condannate a morte, è svanito. Mentre il mistero di ciò che è avvenuto inizia a svelarsi, Monte sperimenta attraverso sua figlia la nascita di un amore onnipotente mentre si avvicinano a quella che è la loro destinazione: un buco nero in cui tempo e spazio cessano di esistere.
Claire Denis: “Per High Life non ho fatto riferimento a nessuno dei moderni film di fantascienza. Sono tutti troppo patinati e perfetti. Nel realizzare un film di fantascienza non si può però non fare i conti con 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, soprattutto quando si racconta di un’astronave che lascia il sistema solare. Devi cercare di dimenticarlo, sebbene si ripresenti a ogni pensiero. E devi dimenticare anche Solaris di Andrej Tarkovskij. Vicino allo studio in cui abbiamo girato il film in Germania, c’era uno stagno con dei salici piangenti. Non si poteva non pensare a Stalker, sempre di Tarkovskij. A differenza di Kubrick, Tarkovskij non blocca l’immaginazione ma la libera. Solaris e Stalker sono stati i miei portafortuna: mi hanno protetta, incoraggiata e ispirata“.