Da sempre la Dreamworks pone l’accento sugli stereotipi reinventandone le regole in chiave originale e creando parodici paradisi citazionisti quali, ad esempio, Shrek. Stavolta, però, la prova raggiunge un livello del tutto inaspettato, superando persino il precedente Dragon Trainer. Tra stipsi creative, remake di titoli anni ’80 e cinepanettoni, Megamind si prepara dunque a scalare le classifica con la sua mordacità unita ad una storia coinvolgente, ricca di colpi di scena, ma capace anche di far riflettere: un mix vincente che darà di sicuro del filo da torcere all’ottimo Rapunzel di casa Disney.
Megamind è un ambizioso supercattivo dal volto bluastro e dall’animo ‘buono’ il cui unico scopo nella vita è conquistare il mondo. Il suo è un passato difficile: un’infanzia costellata da numerosi fallimenti, trascorsa dietro le sbarre e senza una famiglia; davanti a sé un futuro incerto fra le mura di Metro City, in veste di “attore non protagonista”. Denominatore comune di tutta la sua esistenza è la sgradevole presenza di Metro Man, l’eroe indiscusso della città e doppiato fra l’altro, nella versione originale, da un talentuoso divo quale Brad Pitt. Una competizione vissuta fin dalla tenera età quando, a pochi giorni dalla nascita, abbandonato dai suoi genitori a bordo di un’astronave diretta sulla Terra, il piccolo cervellone viene urtato dal veicolo del baby-eroe che gli cambia traiettoria soffiandogli così la destinazione che segnerà per sempre la sua vita. L’incipit del film richiama subito la storia degli eroi con la S maiuscola, ovvero quella di “Superman”, ma anche di un altro celebre guerriero di Akira Toriyama, per poi deviare repentinamente e prenderne le distanze. Atterrati sulla Terra in ambienti differenti, Metro Man e Megamind diventano due facce della stessa medaglia: il primo possiede tutte le qualità ed è, inoltre, l’idolo della gente, il secondo, invece, decisamente più imbranato, non può che dedicarsi al male per poter eccellere in qualcosa.
Dopo innumerevoli scontri, però, Megamindriesce alla fine ad avere la meglio su Metro Man conquistando la città. Tuttavia scoprirà a sue spese che la vita di un supercriminale può essere piuttosto monotona senza un avversario all’altezza. Per sfuggire alla depressione il cattivissimo Megamind decide dunque di creare un nuovo eroe, Titan. Di fronte alla sua diabolica creazione dovrà prendere una decisione: abbandonare i panni del cattivo per diventare ciò che ha da sempre detestato, o gettare la spugna sacrificando ciò che gli è più caro, compresa la donna di cui si è innamorato. La cultura orientale insegna che ogni cosa contiene dentro di sé il seme per il proprio opposto: Yin e yang. Se il bene sa mostrare a volte il proprio egoismo anche il male non è da meno e può manifestare la parte migliore di sé. All’eroe dark, dunque, non resterà altro che rimediare al guaio causato e scoprire finalmente la sua vera natura…
Il doppiaggio originale di Metro Man, il prode a metà tra Elvis Presley e Superman, è affidato a Brad Pitt. Ma le similitudini con l’eroe di Krypton continuano con una divertente sequenza che rievoca Marlon Brando nei panni di Jor-El. Un piccolo omaggio anche per i cultori di Kill Bill, in particolare di “Black Mamba”. La colonna sonora calza come un guanto, spaziando da “Highway to Hell” degli AC/DC ai Rolling Stones, passando per i pezzi dei Clash, Jay-Z, Beach Boys e New Radicals.
La forza del film di Tom McGrath, il regista degli strampalati personaggi di Madagascar, risiede sicuramente nello script, molto accurato, e nella grande attenzione per i dettagli che rendono il racconto decisamente più solido. Sottile, ma non per questo ininfluente, il miglioramento dell’espressività dei personaggi. Un’ulteriore garanzia consiste, poi, nell’aver avuto fra i produttori esecutivi Ben Stiller insieme a Guillermo Del Toro e Justin Theroux. Dopo la parabola discendente di Shrek, la DreamWorks risale la china con un titolo che si regge bene in piedi anche senza il 3D. Megamind si conferma come il nemico pubblico numero uno della Disney-Pixar.
G. M. Ireneo Alessi
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