fbpx
Connect with us

Reviews

I Due Papi di Fernando Meirelles

Ferdinando Meirelles sembra volerci dire che non esiste potere né temporale né spirituale senza macchie. Tuttavia lo fa in una maniera troppo indulgente e fantasiosa, non affrontando i veri scandali che sconvolgono la chiesa contemporanea.

Pubblicato

il

Ultima opera di Fernando Meirelles, basata sulla pièce teatrale di Anthony McCarten, distribuita in Italia sulla piattaforma Netflix, I Due Papi mette in scena una chiesa cattolica e due modi di essere papa.

Conservatori o progressisti, immobilismo o movimento, non sono solo le politiche che governano la chiesa ma anche due modi con cui concepire la Verità.

Con I Due Papi il regista brasiliano Fernando Meirelles ci trascina attraverso questa dicotomia, senza dimenticare la necessità della ricerca di un compromesso.

Ci troviamo dopo la morte di Giovanni Paolo II, un pontificato lungo, segnato da una politica fortemente conservatrice. Alla chiesa è posto l’amletico dubbio: proseguire nella linea tracciata dal defunto pontefice, o riprendere in mano quella riforma della chiesa ormai abbandonata da un ventennio.

Durante il conclave a scontrarsi sono la minoranza progressista che vede il suo uomo di punta nel cardinale Bergoglio (Jonathan Pryce) e la maggioranza conservatrice capeggiata da Ratzinger (Antony Hopkins, candidato agli Oscar per il ruolo).

19 aprile 2005, Benedetto XVI è eletto papa, e Jorge Bergoglio torna nella natia Argentina. Sette anni dopo, lo zoppicante papato di Ratzinger è agli sgoccioli, sconvolto da scandali sessuali e finanziari.

La ricerca di Dio passa attraverso il movimento o l’immobilità

La residenza papale di Castel Gandolfo fa da cornice a queste due visioni diametralmente opposte di vedere la chiesa. Due modi di percepire quella verità di cui il vicario di Cristo deve farsi garante. L’impronta di McCarten, autore della pièce teatrale da cui il film prende forma, scandisce l’incontro/ scontro. Mentre nell’interpretazione i due attori incarnano alla perfezione quelle idee così diverse tra loro.

Nei movimenti di Antony Hopkins sembrano riecheggiare le parole di Lenny Belardo il pontefice immaginario raccontato da Sorrentino in The Young Pope,Noi siamo cemento”.

La chiesa perdura nel tempo perché è una verità e le verità non seguono il mondo, non si modificano con i costumi dei tempi moderni.

Nulla di più diverso da Jonathan Pryce che più di un cardinale sembra essere tornato a rivestire i panni dell’Alto passero di Game of Thrones. Un parroco informale, in piena comunione con il mondo e che immagina una chiesa ricettiva ai cambiamenti della contemporaneità. È proprio Bergoglio a sostenere in uno degli aspri dibattiti con il suo interlocutore che “Dio è movimento ed lì che bisogna cercarlo”.

A questo punto la pellicola perde di ritmo, sfuma il rapporto tra i due protagonisti ed è la vita di Jorge Bergoglio in Argentina a prendere spazio sulla scena.

Le ombre del potere

Alla fine i due papi si confessano, emerge la relazione tra Bergoglio e la dittatura di Videla negli anni ’70. Ratzinger sbrigativamente confessa di aver coperto alcuni abusi sessuali di preti a danno dei bambini, spostandoli da una parrocchia all’altra.

Con questo gioco delle parti Ferdinando Meirelles sembra volerci dire che non esiste potere né temporale né spirituale senza macchie. Tuttavia lo fa in una maniera troppo indulgente e fantasiosa, non affrontando i veri scandali che sconvolgono la chiesa contemporanea.

L’epilogo di questo confronto è l’elezione a papa di Bergoglio, presentato con enorme entusiasmo, simboleggiando quel passo in avanti della chiesa nei confronti delle contemporaneità.

La grandezza del film si regge sulle grandi capacità dei due protagonisti, ma trova il suo limite in una regia che se pur ammantandosi di ripercorrere i fatti di una storia vera, resta inevitabilmente nel regime della fantasia non trovando il coraggio di articolare una critica reale.

Andrea Campagna

Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers

  • Anno: 2019
  • Durata: 125'
  • Distribuzione: Netflix
  • Genere: Drammatico, Biografico
  • Nazionalita: U.S.A, Gran Bretagna, Italia, Argentina
  • Regia: Fernando Meirelles
  • Data di uscita: 02-December-2019