Le avventure di Pinocchio è uno sceneggiato televisivo tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Collodi, diretto dal regista Luigi Comencini e trasmesso per la prima volta dalla televisione italiana nell’Aprile 1972, suddiviso in cinque puntate, per una durata totale di 280 minuti. Fu poi replicato, sempre in cinque puntate, in occasione del decennale della pellicola nel 1982 sempre sulla Rai. Comencini realizzò una versione più lunga, di 320 minuti, suddivisa in sei puntate. Tale versione fu adattata anche in francese, da Pierre Cholodenko, per esser trasmessa nel dicembre 1972 dall’emittente Première chaîne de l’ORTF. La versione a sei puntate fu riprodotta in versione home video, quindi digitalizzata e trasmessa sulle emittenti digitali Rai Movie e TV2000. Fu commercializzata anche una versione più corta, della durata di 135 minuti.
L’idea de Le avventure di Pinocchio nacque già nel lontano 1963, quando Comencini e Suso Cecchi D’Amico, caduti i diritti d’autore sull’opera di Collodi nel 1940, cominciarono a scrivere una nuova sceneggiatura a quattro mani. Il regista volle dare al “suo” Pinocchio una visione particolarmente delicata e poetica, restituendo una patina di sommessa malinconia all’intera vicenda, nonostante la partecipazione di alcuni attori conosciuti, più che altro, per le loro interpretazioni in ruoli comici. Gli attori protagonisti furono Andrea Balestri (Pinocchio), Nino Manfredi (Geppetto), Gina Lollobrigida (Fata Turchina), Franco Franchi (il Gatto), Ciccio Ingrassia (la Volpe), Vittorio De Sica (il giudice), Lionel Stander (Mangiafoco), Domenico Santoro (Lucignolo). Fotografia di Armando Nannuzzi, montaggio di Nino Baragli, costumi di Piero Gherardi e musiche di Fiorenzo Carpi.
Sinossi
Fabbricato dal falegname Geppetto, il burattino Pinocchio prende vita grazie a un incantesimo della Fata Turchina, alla quale promette di essere un bambino rispettoso e diligente. Ma i buoni propositi vengono ben presto dimenticati.
Non è una moda recente quella delle occasionali puntate sul piccolo schermo da parte di blasonati registi cinematografici: nella nostra produzione audiovisiva abbiamo una sorta di punta di diamante, apoteosi di un altissimo artigianato al servizio del mezzo televisivo e a sua volta di una televisione al servizio dell’altissimo artigianato. Le avventure di Pinocchio è probabilmente il miglior sceneggiato televisivo italiano ed è anche uno dei più amati e celebrati. La sua riduzione cinematografica è inferiore alla serie in cinque episodi, ma conserva intatta la costruzione di un immaginario che ha in sé la consapevolezza della tradizione, la pedagogia del messaggio, l’autonomia creativa di un autore. Partendo dal capolavoro di Carlo Collodi, Luigi Comencini e Suso Cecchi D’Amico operano anzitutto sui personaggi: forse pure per una banale questione pratica (come far recitare un pezzo di legno senza effetti speciali?), è geniale la scelta poetica di trasformare Pinocchio in bambino sin dal principio, condannandolo a tornare pezzo di legno allorquando si comporta male, permettendo all’attore-bambino Andrea Balestri di conferire al protagonista il candore e lo scetticismo della toscanità d’origine; e molte lodi merita anche il lavoro su Geppetto come commovente padre che incarna l’amore incondizionato per il figlio, ruolo con cui un indimenticabile Nino Manfredi raggiunge vette di straziante umanità. E sono da elogiare anche il recupero della brulla e aspra Toscana, ritrovata nelle province romane e viterbese, a far da sfondo all’opera-mondo e la dignità estrema dei costumi tutt’altro che opulenti di Piero Gherardi. Senza dimenticare, naturalmente, la memorabile colonna sonora di Fiorenzo Carpi e un grande plotone di non protagonisti (su tutti Franco e Ciccio sdoganati come gatto e volpe, Vittorio De Sica giudice superficiale, Gina Lollobrigida fata materna), che impreziosiscono un prodotto intramontabile.