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Tutto l’erotismo di Interrabang e La via della prostituzione

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuscio

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Stando a ciò che viene riportato nei credits, il soggetto è derivato da un racconto senza titolo firmato da tale Edgar Mills, ma, in realtà, furono direttamente Giorgio Mariuzzo e Luciano Lignani a scrivere la storia alla base della sceneggiatura di Interrabang, diretto nel 1969 dal Giuliano Biagetti che già si era occupato de La società del malessere, comprendente nel cast la stessa Haydée Politoff calata in questo caso nei panni di Valeria, sorella della Anna alias Beba Loncar proprietaria di un atelier di moda.

In compagnia del marito di quest’ultima, ovvero il Fabrizio interpretato da Umberto Orsini, e della indossatrice Maregalit, dalle fattezze di Shoshana Cohen, le due attraccano con lo yacht in un’isola deserta dell’Argentario per realizzare un servizio fotografico.

L’Isola Rossa nei pressi di porto Santo Stefano, per la precisione, dispensatrice della splendida e affascinante ambientazione balneare della oltre ora e mezza di visione destinata presto a tirare in ballo il Marco incarnato da Corrado Pani, evaso rifugiatosi nel posto e che anticipa qualcosa di molto minaccioso che sta per turbare la quiete apparente.

Perché, costruito quasi totalmente sui dialoghi e caratterizzato da notevole importanza conferita alla prova degli attori, è nell’allora gettonato filone dei gialli erotici ambientati a bordo di un’imbarcazione (ricordate Il sesso degli angeli di Ugo Liberatore e Top sensation di Ottavio Alessi?) che rientra l’insieme, che qualcuno non ha neppure esitato ad accostare – a causa delle tematiche trattate – a lavori di Michelangelo Antonioni quali L’avventura e Blow up.

Insieme accompagnato da un’intervista di sedici minuti al citato Orsini e al giornalista e critico cinematografico Davide Pulici nella sezione extra del dvd edito da CG Entertainment (www.cgentertainment.it) all’interno della collana CineKult, cui dobbiamo anche l’edizione su disco digitale de La via della prostituzione, realizzato nove anni più tardi dal maestro dell’exploitation tricolore Joe D’amato (all’anagrafe Aristide Massaccesi) sfruttando materiale girato nel 1977 a New York mentre si dedicava a Emanuelle e gli ultimi cannibali.

Trattasi della quinta avventura da grande schermo per la Emanuelle nera cui concede anima e, soprattutto, corpo Laura Gemser, qui incaricata dal suo giornale di concretizzare un servizio fotografico in Kenya e durante il quale incontra il Francis dal volto di Gabriele Tinti, che si scopre immischiato in un giro internazionale di prostituzione e di tratta delle bianche e delle adolescenti.

Una quinta avventura che, a cominciare dalla sequenza iniziale presso l’officina di un meccanico, non manca chiaramente di sfruttare audaci siparietti a base di sesso, compreso un tanto bollente quanto bagnato rapporto saffico consumato sotto la doccia; man mano che, decisa a realizzare uno scoop, la protagonista si finge a sua volta una prostituta, riuscendo ad infiltrarsi nell’organizzazione e ad arrivare in un collegio femminile dove avvengono sporchi traffici.

Anche se, complice la presenza della squadra di cascatori del maestro d’armi Rocco Lerro, presente nel cast, è in particolar modo l’aspetto riguardante l’azione ad essere privilegiato in questo caso dalla sceneggiatura, che, concepita dal regista stesso insieme al Romano Scandariato poi autore dello script di Zombi holocaust e spesso al servizio del Nino D’Angelo cinematografico, procede più o meno sulla falsariga del precedente Emanuelle: perché violenza alle donne?.

La director’s cut di oltre un’ora e quaranta del documentario del 1999 Totally uncut, riguardante, appunto, la carriera di Massaccesi, occupa il comparto del disco riservato ai contenuti speciali.

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