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Approfondimenti

Il cinema sopra il muro di Berlino. Da Christiane F a Deutschland 83, storia di confine e confini

Tutti i film tedeschi attraverso, sopra e accanto il Muro di Berlino. A Trenta anni dalla caduta del Muro piú famoso del Mondo, Taxidrivers dedica un Dossier a quella filmografia fatta di persone, musica, storie e confini che ha parlato a una generazione di fuoco.

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Magazine Taxidrivers Dossier Cinema Berlino

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EDITORIALE di Mattia Caruso

Poche altre immagini del XX secolo – e non si può certo dire sia stato un secolo che di immagini ne abbia partorite poche – possono condensare in sé un’intera epoca e un intero immaginario come quelle viste la sera del 9 novembre del 1989 a Berlino. Perché quelle immagini, cronaca televisiva e puntuale della caduta del Muro nonché primo passo di quella “Wende” (la Svolta) che avrebbe portato alla riunificazione delle due Germanie, racchiudevano già in sé un intero universo di significati, altre immagini moltiplicatesi a dismisura negli anni della Guerra Fredda, quando il mondo, per la prima volta, era letteralmente spaccato in due, attraversato da una crepa che ne incarnava i conflitti ideologici, economici e politici. Una scissione che, da quel lontano 1961 in cui il Muro venne innalzato, per la prima volta diventa tattile, reale, tangibile, dividendo il mondo in due blocchi, due fazioni, due universi contrastanti e in costante conflitto tra loro.

È proprio a questa divisione, più che alla caduta vera e propria – cui ricorre l’anniversario proprio in questi giorni – che il presente dossier è dedicato, non tanto o non solo, cioè, a quello che ha rappresentato il crollo del muro in sé, quanto a quello che ha significato quando ancora era in piedi, quando ancora svettava sul mondo che aveva contribuito a creare, producendo (spesso suo malgrado) immagini che ne raccontavano la storia, il paradosso, l’ingiustizia.

È allora dalle immagini al di là e al di qua del Muro, dall’infinità di materiale partorito in più di mezzo secolo di storia tra cinema e serialità, realtà e finzione, che questo lavoro prende piede, per raccontare, ancora una volta, un periodo unico, drammatico ma anche vivo, culturalmente stimolante, dove Berlino, per la prima volta, si ritrovava a essere il centro esatto di un Nuovo Mondo irrimediabilmente diviso.

D’altronde, nella sua unicità e nella sua enorme carica simbolica, si può dire che il Muro sia stato il luogo elettivo dove il cinema ha incontrato veramente la Storia, dove l’ha plasmata e (ri)scritta, a tratti documentandola in tempo reale a tratti inventandola o mistificandola, servendosi ora del genere ora delle lacrime, ora della nostalgia ora della propaganda, fino a restituirci lo spirito di un tempo e di un intero mondo sull’orlo del baratro.

Se così stanno davvero le cose, è allora naturale che tutto inizi e finisca all’insegna dell’immagine (cinematografica e non) scissa, un’immagine sempre divisa e speculare, fatta di doppie facce e doppi giochi, capace di ispirare i generi (tra cui ovviamente i film di spionaggio, che useranno proprio il Muro e la Cortina di Ferro come pretesto narrativo) e di darci lo spaccato sociale e politico di una città e di un paese tranciati in due. Due mondi distinti, quelli della Repubblica Federale e della DDR, raccontati con modi e sguardi differenti, attraverso storie paradossalmente speculari, tra storture, problematiche e sensibilità divergenti. Un gioco di specchi, dunque, ma anche di scatole cinesi, capace di restituirci le immagini di uomini e donne a loro volta scissi, così intenti a innalzare barriere mentali contro i propri simili, contro chi sta fuori, contro il diverso, da non vedere più l’altro, divisioni private ma ben più insanabili con cui spesso si è confrontato il cinema d’autore, anche quando ormai, tutt’attorno, i muri e le ideologie cominciavano a franare lasciandosi dietro vinti e vincitori, tra nostalgie anacronistiche (il fenomeno della così detta “Ostalghia”) e rinascite di vecchi odi e rancori dal sapore xenofobo.

Ecco, è proprio attorno a queste storie separate eppure parallele, che abbiamo voluto far ruotare il presente dossier, concentrandoci tanto sul generale, con sezioni tematiche dedicate al cinema (e non solo) all’ombra del Muro, quanto sul particolare, con focus incentrati sui film più iconici, memorabili o semplicemente più particolari di (o su) quel periodo, in un’ideale parabola che va dagli anni Sessanta ai giorni nostri, per scoprire se quelle immagini, nel frattempo, siano evolute, mutate, invecchiate, o se, piuttosto, in una sorta di eterno ritorno fatto di intolleranza, chiusura mentale e paura dell’altro, siano ancora tutte lì, a raccontarci la stessa vecchia storia, le stesse, forse insanabili, divisioni.

Immagini tratte rispettivamente dai film di culto Christiana F, noi i ragazzi dello Zoo di Berlino,  B-Movie: Lust & Sound in West Berlin 1979-1989 e Goodby Lenin 

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