Giugno 1982, la fine dell’anno scolastico è prossima nella Cedar High School, scuola privata di Beirut. L’11enne Wissam è tormentato dal suo amore per Joanna, compagna di classe a cui non osa rivelarsi. L’unico gesto temerario è lasciarle un disegno nel suo armadietto e scriverle che vorrebbe baciarla. Joanna non pare accorgersi minimamente di lui e non riesce a capire chi possa essere il suo ammiratore segreto. Tra una sessione di esame e l’altra, i tentativi di dichiararsi che falliscono clamorosamente, gli equivoci, i piccoli litigi, la partita di pallone, la vita dei piccoli che scorre tra i banchi è così viva e distante dal pericolo che avanza.
Gli adulti, capitanati da Nadine Labaki (splendida come al solito), maestra della classe di Wissam, restano in bilico tra una normalità imposta a se stessi e agli alunni e la consapevolezza, lo smarrimento, l’angoscia trattenuta, la speranza. Gli israeliani hanno appena cominciato a bombardare Beirut, una piccola radio è l’unico contatto con il mondo esterno, gli aerei sorvolano, i boati delle bombe si fanno sempre più vicini, il cielo è obliquo, così strano, così irreale. Wissam lo osserva, lo fa con tutto il suo mondo interiore che si porta dentro e una stella che brilla gli appare ogni tanto.
Oualid Mouaness ha il talento del trasfiguratore, regalandoci un ritratto appena stilizzato eppure così denso e concreto. La macchina da presa annuncia la tragedia in atto mostrando semplicemente ciò che accade, cattura le sospensioni, le attese, le tensioni, le discussioni dei docenti, le telefonate incalzanti, l’impossibilità di terminare l’esame, la fuga sugli autobus, in macchina. Capiamo tutto, senza troppe spiegazioni. Dentro quella scuola conosciamo un mondo così lontano dal nostro: i varchi aperti e chiusi che dividono Beirut, i contrasti politici ed ideologici, la milizia; Wissam intanto è distratto dal suo amore e da Trigon, il supereroe che ha inventato e che proteggerà tutti. Questa giornata, non la dimenticherà mai.