Fatih Akin ha aperto la 41esima edizione dell’Efebo d’Oro. Il regista è stato premiato con l’Efebo d’Oro alla carriera e ha presentato il suo ultimo film Il mostro di St. Pauli.
L’Efebo d’Oro, Premio Internazionale di Cinema e Narrativa, è nato per sottolineare i rapporti di scambio tra cinema e letteratura, e nel tempo è diventato un festival di cinema e scrittura. La 41esima edizione del festival si svolge a Palermo, fino al 19 ottobre.
Due le sezioni a concorso: film tratti da opere letterarie, in competizione per l’Efebo d’Oro, e opere prime o seconde che partecipano all’Efebo Speciale. Ad assegnare l’Efebo d’Oro sarà la giuria composta da Yervant Gianikian (artista), Wilma Labate (regista), Egle Palazzolo (presidente del Centro di Ricerca per la Narrativa e il Cinema), Clara Sanchez (scrittrice) e Alessio Vassallo (attore); mentre a Ludovico Caldarera (attore), Nicoletta Romeo (produttrice e co-direttrice del Trieste Film Festival) e Francesca Martinez Tagliavia (docente Accademia di Belle Arti di Palermo) spetterà giudicare le opere in lizza per l’Efebo Speciale.
Nel corso del Festival si proiettano i film di Fatih Akin legati alla tema dell’essere stranieri (anche in patria). Da Solino (2002), film mai distribuito in Italia, dove, a rappresentare gli “stranieri” sono due fratelli emigrati dalla Sicilia, presentato come preview dell’edizione 2019 dell’Efebo, a Gegen die Wand (La sposa turca, 2004), vincitore dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino; da Auf der anderen Seite (Ai confini del Paradiso, 2007), premiato per la miglior sceneggiatura a Cannes, alla commedia Soul Kitchen (2009), Gran Premio della Giuria a Venezia; per passare al recente Der Goldene Handschuh (Il mostro di St. Pauli), ritratto di un serial killer che agì nei più sordidi ambienti della Amburgo degli anni ’70.
Nato ad Amburgo da genitori emigrati dalla Turchia, il regista si è collocato fin dall’inizio della sua carriera cinematografica in quel mondo di artisti formatisi al confine tra diverse culture, come Robert Guédiguian in Francia, Ferzan Ozpetek in Italia, Josef Fares in Svezia, lo scrittore e regista Hanif Kureishi (Efebo d’Oro 2017) nel Regno Unito. Autori diversi tra loro, ma che condividono un retroterra culturale che affonda le proprie radici in paesi lontani, teatri di massiccia emigrazione in cui hanno luogo profondi strappi nel tessuto umano e sociale.
Questa edizione dell’Efebo è anche l’occasione per scoprire, attraverso una personale in anteprima in Italia, il cinema di Mike Hoolboom, critico cinematografico e curatore, considerato in Canada uno dei più significativi filmmaker sperimentali dopo Michael Snow. Di Mike Hoolboom, a cui andrà il Premio Efebo d’Oro Nuovi Linguaggi – Città di Palermo (sabato 19, ore 20.00 – Cinema De Seta) sarà proiettata una selezione di lungometraggi e di cortometraggi che tenta di tracciare una cartografia dell’opera del regista. Hoolboom, inoltre, la mattina di venerdì 18 ottobre terrà una masterclass dal titolo “Throwing the Body” (ore 9.00 – 14.00 – Sala Bianca, Centro Sperimentale di Cinematografia – Sede Sicilia), che avrà come oggetto il rapporto tra cinema e corpo.