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Film da Vedere

La via lattea di Luis Buñuel

"L'ateo per grazia di Dio" Luis Buñuel (con l'ausilio di Jean-Claude Carrière per la sceneggiatura) offre una personalissima rivisitazione della storia della Chiesa, condotta con arguta manipolazione delle fonti dottrinali. Un limpido e geniale viaggio metastorico, di un vecchio surrealista mai pentito

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La via lattea (La Voie lactée), un film del 1969 diretto da Luis Buñuel, con Paul Frankeur, Laurent Terzieff, Alain Cuny, Edith Scob, Pierre Clementi. Impiegando il surrealismo e la narrativa non lineare, il film racconta la storia delle eresie e delle contraddizioni della religione cattolica. Il film ebbe una première “mondiale” a Torino il 28 Febbraio 1969 (tanto che persino in Francia uscì due settimane dopo, il 15 Marzo), presente in sala il produttore Serge Silberman, uscendo poi regolarmente a Marzo in tutta Italia. Il doppiaggio fu affidato alla SAS ed è l’ultimo in assoluto di Tina Lattanzi. In testa ai titoli di coda del film è scritto: «Tutto ciò che, in questo film, riguarda la religione cattolica e le eresie che essa ha suscitato, particolarmente dal punto di vista dogmatico, è rigorosamente esatto. I testi e le citazioni sono conformi sia alle sacre scritture, sia a delle opere di teologia e di storia ecclesiastica antiche e moderne.»

Sinossi
Due vagabondi (Frankeur e Terzieff) vanno dalla Francia al santuario di Santiago de Compostela, in Spagna, mandati da uno strano individuo in cappa e cappello. Fra incontri, racconti, rievocazioni, apparizioni e altri espedienti narrativi, il loro diventa un viaggio attraverso venti secoli di cristianesimo, di conflitti dottrinari, di disquisizioni, di eresie, di anatemi, di miracoli, in un curioso e spregiudicato assemblaggio. 

Ci sono pellicole che affrontano tematiche scottanti e che lo fanno in maniera irriverente. Luis Buñuel con La via lattea (1969) affronta un vero e proprio viaggio nell’insensata storia del cristianesimo. Una esplorazione nel fascinoso e assurdo concetto di integralismo. Tutti i film di Buñuel giocano sull’assurdità di certe situazioni, di certe classi sociali, di certe istituzioni, di certe regole. In questo film prende di mira con ferocia e ironia tagliente gli eventi religiosi che due vagabondi (Jean e Pierre) diretti da Parigi a Santiago de Compostela (dove era conservato il corpo dell’apostolo Giacomo) incontrano lungo il loro percorso. Sin dall’inizio i loro incontri assumono un aspetto mistico: appena usciti da Parigi incontrano un signore in mantello nero che parla come Gesù, indovina il loro luogo di destinazione, moltiplica i soldi di Pierre e profetizza loro due figli con una prostituta che chiameranno “Tu non sei il mio popolo” e “Non più misericordia”. Da qui incontreranno bambini con le stigmate, preti pazzi scappati dal manicomio, comunità religiose dedite al sesso di gruppo, e poi collegiali che nel saggio di fine anno ripetono i canoni stabiliti dal Concilio di Braga contro Priscilliano ripetendo alla fine di ognuno «Su di lui anatema!», nobili di idee religiose diverse (uno è giansenista l’altro gesuita) che si sfidano a duello; queste scene che avvengono sotto gli occhi dei due protagonisti sono intervallate da altre scene di raccordo con protagonisti Gesù e i suoi apostoli, il marchese de Sade e altre ancora. La via lattea è un film meraviglioso che non si smette mai di ammirare. È spudorato, ma sempre attento a non uscire fuori strada. Tutti i termini religiosi che il film affronta e nomina esistono veramente e sono trattati con assoluta precisione e fedeltà storica. Insomma Buñuel non scopre niente di nuovo dalla sua analisi sul cristianesimo. Sono proprio le sue assurdità che lo colpiscono. Il surrealismo anche in questo caso gli torna utile e ci torna utile. Ogni interpretazione che possiamo dare alle scene del film non è mai sbagliata al cento per cento. Ogni particolare del film ci colpisce e ci stuzzica il cervello. Un esempio per tutti: la gestualità con le mani di tutti i personaggi del film è simile: ce l’hanno i due protagonisti come i personaggi che incontrano così come ce l’ha Gesù nei flash back quando parla alla gente o guarisce i due ciechi. E che ne penserà Dio di tutto questo? Di tutte queste assurdità? Diceva Buñuel nel 1963: «sono profondamente e coscientemente ateo, e non ho nessun tipo di problema religioso. Anzi, attribuirmi una tranquillità spirituale di tipo religioso è innanzitutto non capirmi, e poi offendermi. Non è Dio che mi interessa, ma gli uomini».

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  • Anno: 1969
  • Durata: 102'
  • Genere: Grottesco
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: Luis Buñuel