Per il suo nuovo lungometraggio ‘Litigante’, selezionato alla 58^ edizione della ‘Semaine de la Critique’ a Cannes 2019 e presentato come film di apertura, il regista colombiano Franco Lolli – già noto alla Semaine per il suo esordio con ‘Gente de Bien’ selezionato nel 2014 – sceglie come protagonista una donna, Silvia, sull’orlo di una crisi a tutto tondo (amore, lavoro, affetti più cari).
Avvocatessa presso il Dipartimento dei Lavori Pubblici di Bogotà e mamma single di un bambino ancora piccolo, Silvia si trova in mezzo a uno scandalo con una pesante accusa di corruzione e deve difendere se stessa e l’impresa pubblica per la quale lavora: pur essendo tranquilla della propria onestà, non lo è altrettanto di quella dei suoi capi, che forniscono risposte poco chiare alle sue domande di trasparenza, e dei quali a poco a poco comprende la malafede, fino al punto di dover prendere, pur con grande sofferenza, una decisione drastica. Durante una trasmissione radiofonica, alla quale viene invitata a dare conto dell’operato del Dipartimento su alcuni appalti, si trova di fronte un giovane speaker impertinente con il quale dapprima si scontra pesantemente ma poi, rincontrandolo per caso ad una festa, avvia una storia d’amore tanto inattesa quanto complessa, dati i numerosi problemi che la donna è chiamata ad affrontare.
Il principale fra tutti, infatti, è la malattia terminale della madre (cancro), un elemento autobiografico per il regista, che ha realmente vissuto la malattia di sua madre (Leticia Gómez, che inscena nel film il ruolo di se stessa), accomunato ad analoga esperienza di vita della produttrice Sylvie Pialat. La scena iniziale, dove la mamma sta facendo una TAC, è vita vissuta allo stato puro, senza infingimenti né edulcorazioni. Nel film, la madre anziana di Silvia, una donna che ha già combattuto un’estenuante battaglia contro il cancro, rifiuta ora di curarsi, stanca – pur mai paga di rinfacciamenti e puntualizzazioni con la figlia – e decisa a morire nel suo letto: ovviamente ciò comporta la presenza assidua di Silvia, per gestire la malattia, il dolore, le situazioni critiche.
La chiave di lettura del film è quella del continuo scontro/battibecco fra la protagonista e il resto del mondo, in particolare con la madre, coi datori di lavoro, con la sorella (che l’aiuta nell’accudimento della madre e del bambino), cosa che rende la pellicola realistica e non sdolcinata, amara ma non piagnucolosa, arrivando anche a divertire quando, in alcuni litigi e discussioni di Silvia con la madre, indomita conservatrice nonostante la malattia, ci si può identificare con esperienze esistenziali vissute da ciascuno di noi. La parola ‘Litigante’ che dà il titolo al film, mantiene il doppio significato di avvocato e di combattente, epiteti perfetti per la nostra eroina che, con moderazione e fermezza, porta avanti una battaglia lenta e sfiancante per le sue idee senza farsi scoraggiare.
“Volevo che la protagonista del mio film – ha raccontato il regista – fosse una donna forte e capace di resistere alle tante avversità della vita, che a volte emergono tutte insieme, come solo le donne sanno fare. Il mio è, più in generale, un film girato in famiglia, sulla famiglia”.
La scelta di Lolli di utilizzare – a parte la sorella di Silvia – attrici non professioniste (Carolina Sanín risulta brava e convincente nel ruolo della protagonista), si rivela vincente e conferisce credibilità e magnetismo a scene di vita quotidiana che si avvicendano con ritmo serrato, quasi a trasmettere allo spettatore l’agitazione interiore e il vortice di decisioni da prendere che avvolge la mente e la fisicità dei personaggi.