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Visionär Film Festival: Julia y el Zorro di Inés María Barrionuevo, un’opera attraversata da un afflato metafisico e simbolico

Inés María Barrionuevo con Julia y el Zorro riesce a narrare una grande crisi personale con mano leggera e allo stesso tempo profondamente interiore, con afflato metafisico e simbolico, sineddoche di un sentimento femminile diffuso

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Julia y el Zorro è l’opera seconda della regista argentina Inés María Barrionuevo che mette in scena il difficile rapporto tra Julia (Victoria Castelo Arzubialde), una donna ancora giovane, e sua figlia adolescente Emma (Umbra Colombo). Entrambe devono fare i conti con la recente perdita del marito e padre e si rifugiano nella provincia di Cordoba nella vecchia casa di famiglia che trovano malridotta e devastata da vandali. Julia è un’attrice di teatro e si sente svuotata dalla morte del compagno. Non riesce a elaborare il lutto e la relazione con Emma appare ondivaga tra scoppi di emotiva vicinanza con la figlia e improvvisi allontanamenti. Un suo vecchio amico cerca di coinvolgerla in una nuova tournée teatrale da compiersi in Colombia durante l’estate per farle ritornare la voglia di vivere.

La Barrionuevo (autrice anche della sceneggiatura) descrive la protagonista in preda a un mal de vivre, alla depressione che le porta una stanchezza fisica e psicologica, narcolessia emotiva e un disinteresse verso l’esterno. La recitazione della protagonista in Julia y el Zorro dona al film una continua materializzazione di solitudine resa ancor più efficacemente da una messa in scena scarna e fredda, dove le tonalità della fotografia dai colori desaturati e omogenei rendono l’atmosfera eterea e limbica. Julia incontra la volpe (lo zorro del titolo) di notte fuori dalla casa isolata e le porta una ciotola di cibo. Nella tradizione folcloristica l’animale rappresenta uno psicopompo, cioè una guida delle anime dei morti, rappresentante del femminino e del suo fascino, che ha il potere di affrontare i momenti di grande difficoltà e di superare qualsiasi ostacolo. L’incontro con la volpe, in Julia y el Zorro, è la metafora dell’inconscia elaborazione di Julia del lutto e della necessità di continuare la propria esistenza. La volpe è così l’alter ego animalesco della donna, il suo spirito guida che la condurrà al di fuori del mondo dei morti. Diventano interessante, ad esempio, i suoi reiterati tentativi di cercare una soddisfazione erotica attraverso la masturbazione, l’accoppiamento con l’amico e un rapporto saffico con una ragazza incontrata per caso a una festa; ma sono sempre interrotti, mai portati a termine, come se il sesso – rapporto fisico cercato e desiderato – non riesca in alcun modo a ridarle l’appagata vitalità perduta.

Il viaggio interiore della protagonista in Julia y el Zorro termina con la fine della notte e con l’incontro all’alba, per l’ultima volta, con la volpe, in cui, in un campo-controcampo, la Barrionuevo inquadra prima Julia e poi l’animale che è riuscito a guidarla alla luce del giorno, a superare la notte del lutto e della tristezza, per affrontare la propria solitudine in un mondo brullo e desolato. Inés María Barrionuevo con Julia y el Zorro riesce a narrare una grande crisi personale con mano leggera e allo stesso tempo profondamente interiore, con afflato metafisico e simbolico, sineddoche di un sentimento femminile diffuso.

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  • Anno: 2018
  • Durata: 105'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Argentina
  • Regia: Inés María Barrionuevo