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Interviews

Un nemico che ti vuole bene: intervista al regista Denis Rabaglia

Un nemico che ti vuole bene è un film che, alla stregua delle opere più interessanti, deve la sua riuscita alla capacità di cambiare forma cinematografica e di restare sempre in bilico tra le diverse opzioni che mette in campo. Abbiamo incontrato il regista Denis Rabaglia

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L’ossatura della storia di Un Nemico che ti vuole bene si snoda con svolte drammatiche, con tinte fosche, ma non rinuncia mai a un’atmosfera scanzonata e leggera, che rende tutto scorrevole. Come hai lavorato sul genere e sui toni per la messa in scena e la recitazione?

Le prime stesure del copione sono state scritte come un vero thriller, non come è una black comedy: il protagonista era proprio sconvolto da quello che gli accadeva. A un certo punto pensava veramente di usare la proposta del killer di uccidere il suo nemico, ma poi ci rinunciava, capendo che alla fine era lui stesso il suo nemico. Poi abbiamo preso la strada della commedia, pur mantenendo gli stessi ingredienti tranne il terzo atto che non poteva essere lo stesso. Questo percorso l’abbiamo continuato anche quando è arrivato Diego, includendo la sua ironia. Dunque, la struttura drammaturgica è sempre stata la stessa, abbiamo solo riscritto le scene in un’altra chiave, i dialoghi, qualche situazione minore e tutto il terzo atto. Di conseguenza, io ho girato quasi tutto come se fosse un film drammatico, facendo astrazione della commedia per quanto riguardava il lavoro di messa in scena, di luce, di scenografia. Alla fine, è quasi solo nella recitazione che abbiamo aggiunto un tono leggero e qualche situazione magari un po’ più da ridere. Nelle riprese, il materiale era bello, ma non sempre così omogeneo, quindi è nel montaggio che abbiamo cucito e aggiustato tutto (con Claudio Di Mauro, anche produttore del film). Il problema del cinema è che spesso le “perle non fanno la collana”. Capisco che il risultato sia sorprendente per il pubblico italiano, perché alla fine c’è un mix di elementi conosciuti ma con uno sguardo diverso, più vicino a quello che un regista inglese. Un po’ nella linea di In Bruges di Martin McDonagh. Ed è anche una sorpresa vedere questi attori con questo mood, perchè sono anche loro a volte prigionieri inconsapevoli della classica “commedia all’italiana“, che di solito è basata su situazioni e battute, ma mai su un “plot” sofisticato come il nostro. Anche se il pubblico e i miei colleghi vedono tanti film dove il “plot” è sorprendente, in Italia purtroppo non si fa mai. La bellezza del cinema italiano è di un’altra natura: nello sguardo acido sulla società, nell’onirismo e la poesia (Sorrentino, Garrone) o ancora nel racconto impegnato che deriva del neo-realismo.

Nel racconto il male sembra “smascherare” il bene, nel senso che l’irruzione di un killer a pagamento è un elemento destabilizzante per il finto buonismo dentro cui vive il protagonista. Volevi in effetti parlare di una borghesia decadente e moralmente distrutta?

Ricordiamoci quello che diceva Ettore Scola: “Se tu sei comunista, puoi fare solo film popolari“. La famiglia italiana, che sia borghese o operaia, è per me una fonte infinita di meraviglia e stupore. Ci sono tanti atteggiamenti che mi sembrano un po’ antichi, c’è una importanza del parere sul vero che mi lascia spesso perplesso. Intendiamoci: a me piace stare in Italia, sono un italiano di passaporto, di cuore, ma non proprio di cultura. Guardo la società italiana come i miei personaggi nel film: con empatia, con tenerezza, cercando di capire il loro dilemma interiore, i destini controllati dalle forze oscure come la chiesa cattolica o la mafia. Mi piace raccontare la malinconia italiana, quella malinconia di un paese che non riesce a essere quello che la gente vorrebbe che sia.

un nemico che ti vuole bene

Siamo stati abituati, negli ultimi anni, a vedere Diego Abatantuono in ruoli luciferini (I babysitter, Puoi Baciare Lo sposo, La Gente Che Sta Bene) o almeno che sprizzavano cattiveria: hai pensato subito a lui per questo protagonista così buono e all’apparenza “fesso”? Che lavoro avete fatto sul set? 

Sono io che ho pensato a lui e mi ricordo che un giorno ho pronunciato il suo nome alla produzione, preannunciando: “Magari, dico una stronzata“. Mi piaceva l’immagine del colosso dai piedi d’argilla, quello che sembrava intoccabile. In realtà, Diego si è messo immediatamente nei panni di chi subisce perché quell’atteggiamento gli permetteva di fare uscire la sua ironia discreta. Il mio compito era alla fine solo quello di aggiustare gli altri, in particolare Antonio Folletto, che doveva fare un killer enigmatico e seducente, un po’ come un direttore d’orchestra che armonizza i musicisti al solista.

Sei convinto anche tu che ognuno abbia un nemico? Tu hai mai avuto dei nemici? Senza fare nomi, ce ne vuoi parlare?

Dopo aver scritto il copione, durante il periodo quando si cercava di finanziare il film, ho scoperto che qualcuno che pensavo fosse un amico si era comportato in un modo indecente moralmente. Non era un italiano, lo dico immediatamente! Sono rimasto molto male.

GianLorenzo Franzì

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  • Anno: 2018
  • Durata: 97'
  • Distribuzione: Medusa
  • Genere: Commedia, Thriller
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Denis Rabaglia
  • Data di uscita: 04-October-2018
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