Penso spesso alla morte e mi sento calmo. La fine della vita è una prospettiva che voglio mantenere sempre aperta, che mi piace tenere presente ogni giorno. Diversamente, non voglio definire cosa c’è dopo la morte, ma credere che anche in quella dimensione ci sia qualcosa di cui non devo avere paura. Tendiamo a dividere troppo il prima e il dopo. Sono sicuro che ci sono elementi della vita che hanno a che fare con la morte e questo mi fa sentire bene. Ho una prospettiva serena che mi consentirà di affrontarla con più serenità.
Come stavo dicendo poco fa, proprio perché non sappiamo cosa succederà dopo la morte, penso che dovremmo imparare ad accettare questa inconoscibilità. Personalmente credo che non ci sia molta differenza tra ciò che succederà qui e quello che ci sarà dopo. Quando guardiamo gli insetti sappiamo che c’è una differenza con le loro sensazioni. Le nostre, infatti, permettono di farci una ragione rispetto a ciò che sentiamo e a rimanere calmi di fronte ai misteri della creazione.
Riguardo alla mia maniera di fare cinema, penso che la cosa più importante consista nel valorizzare ciò che ogni volta mi viene dato. Per Hotel by the River i regali sono stati l’albergo in cui ho girato e Ki Joobong (poi premiato per la migliore interpretazione), l’attore con cui volevo fare il film. Nel primo caso sono capitato lì per caso insieme a Kim e ai suoi genitori. Mi è piaciuto subito ed ho chiesto al manager se fosse stato possibile usarlo come set per il mio nuovo lavoro, cosa che lui ha accettato subito. Nel secondo, invece, sono andato a casa di KI per conoscere lui e l’ambiente in cui viveva. Vederlo in mezzo alle sue cose mi ha fatto venire in mente ricordi di mio padre. Queste due fattori combinati insieme hanno creato l’atmosfera del film.
Kim Minhee: Per me è stato come se avessi sempre lavorato con lui. Sono stata sempre interessata alla passione con cui i registi fanno il proprio lavoro e quando penso a lui lo faccio con grande gratitudine. Che abbia voluto vedere come io vivevo penso che sia stata una cosa molto importante. Lui sa valorizzare la mia parte più spontanea e mi fa scoprire aspetti di me che non conoscevo. Con lui ho girato già sei film e ciò che amo di più è la sua energia. Girare con lui è la gioia la più grande della mia vita.
L’amore non è un qualcosa che possiamo o dobbiamo capire. Comprendere è un’attività intellettuale mentre l’amore è l’esperienza di qualcosa di cui non sappiamo nulla. Attraverso i mie film non voglio comprendere l’amore bensì la vita. La cosa bella è quando facciamo delle scoperte che ci aiutato ad apprezzare di più il creato pur nella consapevolezza di non poter mai arrivare a comprendere qualunque cosa.
Non so perché ho scelto di girare Hotel by the River in bianco e nero: è stato qualcosa di intuitivo che mi ha fatto sentire di doverlo girare così come l’ho fatto. A me piace molto la neve; in quattro, cinque lungometraggi essa è presente e si fa portatrice di significati importanti. All’inizio di questo film ho faticato molto perché non riuscivo a immaginare il modo di far incontrare i due gruppi di persone, uomini e donne, protagonisti della storia. A un bel momento è iniziato a nevicare e di colpo sapevo cosa fare e come costruire la scena in cui il poeta incontra le due ragazze. Il cielo mi ha dato la neve ed è stato un punto di svolta. Arrivato sul set ho modificato le note scritte la sera prima incorporando la neve all’interno della sceneggiatura.
Quando, nella mia vita pubblica, mi trovo a contatto con le persone, mi viene chiesto di parlare di cose profonde e importanti che riguardano l’esistenza, il cinema e altri argomenti molto intellettuali. Mi presto sempre a parlarne, ma quando poi rientro a casa divento una persona come le altre. Nella vita domestica viene fuori un’altra versione di me, diversa dall’altra. Sono due aspetti che non tendo a integrare quando scrivo i personaggi dei miei film, perché accetto l’umanità così com’è.
I miei film cominciano con molto poco: di solito inizio da una frase e dal personaggio centrale, il resto viene da sé e si sviluppa giorno dopo giorno, in concomitanza con l’avanzare delle riprese. Il film si costruisce così, non c’è niente di precostituito. Scrivo le scene la sera prima. Gli attori non sanno nulla prima di iniziare a girarle e devono prenderle cosi come sono.
Kim Minhee: Nei film di Hong Sang-soo non c’è alcuna improvvisazione, si tratta solo di recitare ciò che c’è scritto nella sceneggiatura. Io mi fido di lui e non voglio che nulla che provenga da me influisca sul suo processo creativo.
Molti mi chiedono di parlare di politica e di commentare i fatti che succedono nel mio paese, anche in relazione ai rapporti con la Corea del nord. Ovviamente, anche io ho un’opinione su tutto che, tra l’altro, è in linea con la media delle altre persone. Devo anche dire che non ci penso cosi tanto, cerco di vivere lontano dall’interpretazione politica della vita. A volte i fatti politici sembrano importanti e sono influenti sulla vita di molte persone, ma io cerco di mantenermi su un altro livello; in definitiva penso sia meglio per me avere un atteggiamento poetico anziché che politico nei confronti della vita.