The Grandmaster, in streaming su MUBI, è un film del 2013 scritto e diretto da Wong Kar-wai e interpretato da Tony Leung e Zhang Ziyi.
La pellicola si basa sulla vita di Yip Man, maestro di arti marziali Wing Chun e mentore di Bruce Lee.
Il film ha segnato il ritorno in patria, dopo la parentesi americana (My Blueberry Nights, del 2007), del maestro Wong Kar Wai.
The Grandmaster la storia
Durante gli anni Trenta, lo studio e la pratica delle arti marziali sono prerogativa di una scuola di maestri nei pressi di Foshan, nel sud della Cina. I metodi rigidi e severi imposti agli allievi si scontreranno presto con la ribellione e l’abilità del giovane Ip Man, iniziato alle arti marziali dal maestro Chen Heshun. Quando Ip si confronta in un duello con Gong Baosen, un nobile signore e guerriero desideroso di un ultimo incontro, e ha la meglio, si vedrà sfidato da Gong Er, la figlia di Gong, che desidera ripristinare la reputazione del suo clan a dispetto della misoginia che la circonda e dell’amore che un tempo provava per Ip.
The Grandmaster La recensione
Il Kung-Fu è soprattutto precisione. Con queste parole Ip Man definisce l’arte marziale di cui è grande maestro. E quasi in ossequio a questa definizione, Wong Kar Wai realizza un’opera di grande controllo formale, il cui tratto essenziale è la disposizione dei movimenti, della luce, degli sguardi. Come esperto cerimoniere colloca sulla scena ogni elemento secondo un ordine prestabilito. Esattamente come il Kung-Fu che legge gli elementi in relazione alla disposizione: orizzontale o verticale, orizzontale sei morto, verticale sei vivo.
Questa è la storia di Ip Man, passato alla cronaca come il maestro di Bruce Lee. Attraverso di lui si narra lo svolgersi di un periodo convulso della Cina. L’occupazione nipponica, la resistenza dei cinesi, la contrapposizione tra nazionalisti e comunisti. E, a sua volta, le vicende della Cina diventano solo uno sfondo su cui Wong Kar Wai disegna le sue linee e racconta la storia che gli sta a cuore. Storia di uomini nobili, votati al rispetto di leggi dell’onore, e di donne eroiche che sacrificano la propria vita per difendere le tradizioni della propria famiglia.
Con tutta evidenza Wong Kar Wai non è interessato a prendere posizione rispetto alle fazioni che hanno dato vita alla storia recente della Repubblica Popolare Cinese, di Taiwan o di Hong Kong. Anche se traspare il compiacimento nel narrare una storia di esaltazione dei caratteri e delle tradizioni che accomunano i cinesi. A conferma di questa scelta identitaria c’è la mancanza di afflato con Ma San, allievo borioso del maestro Gong Baosen, che sceglierà di mettersi al servizio dei giapponesi nella repubblica fantoccio del Manciukuò. E l’amore che il regista riversa su Ip Man (Tony Leung) non sembra attenere in alcun modo alle sue posizioni nazionaliste. Di questo personaggio storico Wong Kar Wai ammira la purezza dello spirito che lo porta ad incontrare una donna di uguale levatura, Gong Er, figlia del maestro Gong Baosen. Tra i due s’instaura una forte tensione sentimentale che non sfocerà mai in vero amore, perché gli eroi non riescono ad amare, non possono vivere la vita, essendo troppo presi a vivere la storia. Sarà Gong Er ad esprimere il senso di questa rinuncia, riuscendo a mettere in pratica anche gli insegnamenti dell’arte marziale appresa dal padre, il Bagua, che insegna a riflettere sul passato, a volgere lo sguardo indietro, per comprendere a fondo il presente, compreso il momento in cui tutto termina ed occorre lasciare la propria eredità a chi proseguirà il cammino.
Forse c’è solo questo e poco altro come contenuto esplicito di un’opera tutta estetica, consacrata alla forma e all’eleganza. Una pura esaltazione dell’immagine che si plasma in una natura compartecipe dell’azione e in un’appassionata ricostruzione scenica di un tempo lontano e ormai perduto. (Pasquale Aiello).
Blossoms Shangai il Trailer della serie diretta da Wong Kar- Wai