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Interviews

Dietro le quinte dell’Italian Film Festival Berlin con Mauro Morucci

Un dialogo sul cinema italiano a Berlino, tra sfide, pubblico e nuove prospettive. L’edizione in corso introduce il Premio Mattia Torre, segno di un festival che continua a crescere senza perdere la propria anima.

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Mauro Morucci, Italina Film Festival

Al via l’edizione 2025 dell’Italian Film Festival Berlin. Giunto alla sua dodicesima edizione, il festival è ormai una realtà stabile nel panorama culturale della capitale tedesca. Nato come estensione del Tuscia Film Fest di Viterbo, l’IFFB si è affermato nel tempo per la qualità delle sue scelte e la capacità di attrarre un pubblico misto, italiano e tedesco, curioso di scoprire il nuovo cinema italiano.

Sotto la direzione organizzativa di Mauro Morucci, la manifestazione ha consolidato un’identità precisa: un luogo di incontro e di confronto tra autori, interpreti e spettatori, dove la programmazione guarda sia alla rappresentatività della stagione cinematografica sia alla possibilità di creare dialoghi culturali tra i due Paesi.

In questa intervista, Morucci racconta a Taxidrivers la genesi e l’evoluzione del festival, il ruolo delle istituzioni, la risposta del pubblico e le novità dell’edizione in corso, che introduce il Premio Mattia Torre in omaggio allo sceneggiatore precocemente scomparso.

 Italian Film Festival Berlin, dall’11 al 16 novembre 2025

Taxidrivers: Mauro, tu sei già da prima direttore organizzativo del Tuscia Film Fest di Viterbo, che con Italian Film Festival Berlin condivide un format molto simile. Cosa ti ha spinto a esportare questa formula a Berlino, città con una numerosa comunità italiana ma in qualche modo già satura di iniziative ed eventi legati al cinema. Non ti è mai apparsa come un rischio questa scelta?

Mauro Morucci: I due festival hanno un format direi quasi identico, entrambi offrono una panoramica della recente stagione cinematografica italiana. Quella di Viterbo è una rassegna, mentre qui a Berlino è diventato un vero e proprio festival del cinema italiano, con film che per la maggior parte sono un’anteprima per la Germania. L’IFFB nasce quando ho iniziato a frequentare più spesso Berlino dove, è vero, c’erano già diverse iniziative legate al cinema. Ma non un festival dedicato, che proponesse film usciti nell’anno precedente in Italia.

T:             Inizia quindi l’avventura. C’è un qualche episodio che possa raccontare l’impatto con questa tua impresa, qualcosa che ti ha sorpreso o divertito rispetto a come operi in Italia?

M:           Quando abbiamo iniziato, il riscontro che avremmo potuto ottenere era per noi un grosso punto interrogativo.  I primi anni sono stati davvero pionieristici. Devo dire che la cosa che mi ha sorpreso è che già dai primi anni, nonostante non potessimo contare su grossi mezzi per la promozione del festival, è stata l’immediata risposta del pubblico. E questo ci ha fatto pensare che valesse la pena proseguire.

T:            Bene, siete quindi riusciti a partire senza problemi o ci sono stati ostacoli o diffidenza da parte di Istituzioni o Enti pubblici o privati tedeschi?

M:          All’inizio abbiamo valutato la possibilità di accesso ai bandi pubblici, ma la complessità delle procedure ci ha scoraggiato. Poi ci siamo presentati sia all’Ambasciata che all’Istituto Italiano di Cultura. Il primo anno ci hanno un po’ studiati, ma già dal secondo anno si è creata una collaborazione molto stretta, da loro continuiamo ad avere grande sostegno. Quindi direi nessun ostacolo, quanto piuttosto incoraggiamenti a fare sempre meglio.

T:            Parliamo del pubblico: sono prevalentemente gli italiani a venire alle proiezioni del Festival?

M:          Nel fare un festival del cinema italiano in una capitale come Berlino c’è l’obiettivo di promuovere il nostro cinema in Germania, avere quindi pubblico tedesco. Ciò non toglie che per noi è importante rivolgersi anche alla comunità italiana che proprio per consistenza e attaccamento culturale ci ha consentito di partire da subito con un buon pubblico. Non c’è mai stata una vera profilazione ma oggi siamo intorno alla parità tra pubblico italiano e pubblico tedesco e internazionale, che in alcune serate, a seconda del tipo di film o dalla notorietà degli ospiti, è addirittura maggioritario. Non è necessariamente il solo cinema d’autore o i grandi classici della tradizione ad attirare pubblico tedesco ma anche qualche buona pellicola più d’intrattenimento, come accaduto per esempio con qualche recente commedia di successo.

T:            Entriamo nei meccanismi della programmazione del festival. Chi è che sceglie i film? Con quali criteri? Vi è stato mai chiesto di inserire in programma film specifici?

M:          Noi collaboriamo da anni con Enrico Magrelli, attuale direttore artistico del festival. Enrico ci da un indirizzo, ma è un lavoro che si fa insieme. Nella scelta dei titoli, ferma restando la volontà di voler offrire al pubblico una selezione rappresentativa dell’ultima stagione cinematografica italiana, ci orientiamo verso quei film che maggiormente potrebbero incontrare i favori del pubblico tedesco. Inoltre, a parità di giudizio, cerchiamo di dare la precedenza a film che non hanno ancora una distribuzione in Germania. E in questa direzione sei anni fa abbiamo istituito un premio del pubblico. È un premio che nasce in parte per coinvolgere maggiormente il pubblico ma nasce anche dall’esigenza di farci un’idea di quelli che sono i gusti e gli interessi del pubblico di Berlino.

T:            Quant’e importante avere nel programma del festival ospiti o retrospettive dedicate per costruirne la sua identità?

M:          L’IFFB in parte eredita dal Tuscia Film Fest la caratteristica di avere per ogni serata un ospite molto polare tra il pubblico. Ovviamente il pubblico di una piccola città come Viterbo è più sensibile all’italian star system rispetto a Berlino. Tuttavia sosteniamo fortemente l’idea di accompagnare i film con la presenza in sala di artisti coinvolti nella loro realizzazione.

T:            Avete una linea tematica ricorrente o ogni edizione ha un suo focus?

M:          L’unica linea tematica ricorrente è quella, come già detto, di voler offrire una panoramica rappresentativa della passata stagione. Cerchiamo comunque sempre di abbinare degli eventi collaterali.

T:            Ecco, tra gli eventi collaterali dell’edizione 2025 spicca l’istituzione del Premio Mattia Torre. Ci dici di cosa si tratta?

M:          Il Premio Mattia Torre nasce in realtà a Roma a maggio di quest’anno ma tutto parte dall’edizione 2024 del Tuscia Film Fest, quando organizzammo un omaggio allo sceneggiatore noto per la serie Boris prematuramente scomparso cinque anni prima. In quell’occasione ho conosciuto persone che erano state molto vicine a lui. Ci siamo subito riconosciuti una grande stima reciproca sotto il segno comune di volere fortemente che quell’omaggio diventasse un’istituzione permanente. Da lì, la nascita del premio e la successiva volontà di farne un evento collaterale per l’IFFB. Quest’anno chiuderemo con l’evento speciale dedicato a Mattia Torre, all’Istituto Italiano di Cultura il 16 novembre prossimo, presentato da Geppi Cucciari.

T:             Ci sono progetti speciali (workshop, incontri professionali, co-produzioni) che il festival promuove per favorire il dialogo tra industria italiana e tedesca?

M:          Noi abbiamo un rapporto molto solido con Italian Screens, progetto di Cinecittà S.p.A. che si occupa di promuovere il cinema italiano all’estero. L’idea è quella di proporre nuove iniziative in quella direzione, magari in periodi dell’anno diversi da quello di IFFB. In tal senso l’idea di chiudere il festival di quest’anno con Famiglia, film che rappresenterà l’Italia agli Oscar©. L’evento di quella sera, con ospiti speciali invitati dalla produzione del film, intende anche rafforzare il sostegno a questa candidatura. Ma anche gli ospiti tedeschi creano ponti tra le due cinema italiano e tedesco. Quest’anno, per esempio, avremo ospiti due attori tedeschi interpreti in due film italiani e cioè Alissa Jung (Paternal Leave) e Tom Wlaschiha (Come ti muovi, sbagli).

T:            Passiamo alle questioni logistiche. Come funziona il team, come vi organizzare per riuscire a realizzare un evento che offre al pubblico un servizio, diciamo, di fascia alta: sale prestigiose, accoglienza impeccabile, infodesk, gadget…

M:          A Berlino c’è un gruppo di lavoro che si occupa di organizzazione e logistica che fa capo a Margherita Vestri, con la quale collaboro sin dall’inizio. Fin dalla prima edizione Margherita ha guidato un team affiatato che si occupa di tutti gli aspetti organizzativi sul territorio, i rapporti con i partner, la gestione dell’evento… Poi c’è una base a Viterbo che si occupa della costruzione dei contenuti del festival, definizione del programma, la grafica, la comunicazione e la parte amministrativa.

T:            Tutto ciò costa e trovare soldi per iniziative culturali è sempre una grande sfida. Da dove traete il maggior sostegno finanziario? Istituzioni italiane, sponsor…

M:          Non ho le cifre sott’occhio, ma ti direi che la fonte principale è la biglietteria, che incide per il 25 percento circa…

T:            Sembra una buona notizia, no?

M:          Poter contare sulle vendite dei biglietti è fondamentale per non concentrare gli sforzi solo sul raggiungimento della parità di bilancio, al netto delle vendite. La nostra cura e attenzione è rivolta non solo ai film ma anche al pubblico. Negli anni abbiamo anche conquistato la fiducia di grossi sponsor tedeschi, abbiamo ottimi rapporti con partner locali che si occupano di ospitalità. Altri supporti finanziari li riceviamo dall’Istituto Italiano di Cultura di Berlino. Lato Italia abbiamo Regione Lazio, Ministero della Cultura e altri partner privati. Ma gli introiti da biglietteria sono i più importanti, quelli che danno più soddisfazione al di là di quanto incidano.

T:            È il pubblico la misura del successo di un festival?

M:          Sì, il pubblico. Il pubblico pagante. Chi è disposto a pagare per vedere il film al festival fa un atto di fiducia, oltre che sostenerti economicamente. Certe iniziative gratuite, anche se di qualità, a volte richiamano un pubblico meno motivato. Specie in quei casi, per esempio, quando queste si accompagnano con un’offerta enogastronomica. Ritengo che l’ingresso ai film debba avere un costo, pur minimo, per il pubblico.

T:            Hai riscontri di film o talenti italiani che hanno ricevuto maggior visibilità in Germania dopo la loro partecipazione a IFFB?

M:          Nello specifico non mi viene in mente nessuno. Ma devo dirti che diversi film presentati qui, hanno poi trovato una distribuzione in Germania, penso per esempio a La mafia uccide solo d’estate di Pif. Nel corso degli anni siamo riusciti ad avere una collaborazione con distributori tedeschi. Abbiamo lavorato assieme al lancio di film italiani in Germania. Mi vengono in mente i film di Milani (Un mondo a parte), Cortellesi (C’è ancora domani), Zalone (Quo Vado). E poi Rapito di Bellocchio.

T:            Cosa ti da più soddisfazione e ti ripaga della fatica nei momenti più impegnativi del lavoro?

M:        La soddisfazione ce l’hai alla fine, quando tutto è andato bene, hai avuto pubblico, gli ospiti sono stati contenti e se ne tornano con un bel ricordo. E questo grazie all’efficienza dello staff. Un vero sollievo lo si prova comunque quando finisci di stilare il programma e metti un punto. È come risolvere un intricato rompicapo.

T:            Desideri e obbiettivi per i prossimi anni?

M:         Mi piacerebbe arricchire questo format consolidato: far crescere le collaborazioni con le scuole, coinvolgere maggiormente gli studenti a eventi collaterali al festival legati alla cultura italiana a 360 gradi.