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Amore vuol dir gelosia: Enrico Montesano e Barbara Bouchet in un’esilarante commedia che ben fotografa lo spirito di un’epoca

Amore vuol dir gelosia di Mauro Severino è una gustosa commedia che acquista valore per la sua funzione di storicizzazione di una fase contradditoria, quella della metà degli anni settanta, di cui costituisce senza dubbio una preziosa testimonianza

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Dopo aver esordito nel cinema come aiuto regista di Damiano Damiani, Fernando Cerchio, Nino Manfredi e aver diretto l’anomalo ma interessante Vergogna schifosi (1969), musicato dal maestro Ennio Morricone, Mauro Severino, autore poco prolifico, realizzava il primo dei due film con la coppia Enrico MontesanoBarbara Bouchet, Amore vuol dire gelosia (1975), grazioso divertissement, in cui, in una Procida ancora assai provinciale e moralista, prendeva corpo l’insana e buffa passione di un dentista (Montesano) oppresso da una vita famigliare austera e castrante per una donna di origine lombarde (Bouchet), coniugata con il vigile urbano del paese (il film successivo sarà Tutti possono arricchire tranne i poveri, 1976).

Il cinema italiano in quegli anni aveva prodotto già molti lungometraggi in cui alcune trasgressive pulsioni amorose venivano incastonate in un contesto asfittico come quello delle piccole provincie, proprio per ottenere un accresciuto effetto scandalizzante, laddove chi guardava era, in un certo senso, diviso tra la voglia di evadere e quella di censurare i propri istinti. Amore vuol dire gelosia (1975) ricalca in pieno tale canovaccio, affidandosi al talento di Montesano, che, affiancato anche dall’ottima Milena Vukotic, nei panni della moglie frigida e fagocitante, regala, come al solito, una buona prestazione, senza, per altro, ricorrere al dialetto romanesco, piuttosto improvvisando una sorta di slang più o meno ascrivibile al territorio campano.

E poi, inutile girarci tanto intorno, c’è lei, una Barbara Bouchet di una bellezza frastornante, sensuale e ingenua al tempo stesso, capace di disorientare anche un probo uomo quale il medico Gian Galeazzo, provocando grande scompiglio nella sua famiglia, in cui la massiccia presenza di donne (sono ben sette a fronte dell’unico maschio di casa) aveva prodotto un omuncolo privo di spirito, invecchiato prima del tempo. Interessante anche l’inserimento nel cast di Gino Santercole, il noto cantautore e compositore, che già si era visto in alcune memorabili pellicole (Milano odia: la polizia non può sparare di Umberto Lenzi e addirittura, in un piccolo ruolo, ne Il Gattopardo di Luchino Visconti), qui nei panni del marito prepotente e fedifrago della bella Corinna, che costringe Gian Galeazzo a rocamboleschi piani per poter avvicinare la sua amata.

Nel 1975 già da qualche anno era in vigore la legge sul divorzio, eppure il film di Severino (che ne ha anche scritto la sceneggiatura) testimoniava la difficoltà del nostro paese, specie al sud, di accettare un’evoluzione dei rapporti tra i coniugi, e quindi anche all’interno della famiglia. Oggi, guardando indietro, si prova tenerezza per quel mondo definitivamente scomparso, sebbene fosse presente un disagio che davvero causava non poche sofferenze, a fronte del quale, forse, la liquefazione odierna delle relazioni non risulta poi così esecrabile.

Amore vuol dir gelosia è un film che non può essere decontestualizzato rispetto al periodo in cui venne realizzato, giacché se ne perderebbe tutta la forza di opera di critica del costume. Pur non essendo indimenticabile, il film di Severino acquista valore per la sua funzione di storicizzazione di una fase contradditoria, quella della metà degli anni settanta, di cui costituisce senza dubbio una preziosa testimonianza.

Pubblicato da Mustang Entertainment e distribuito da CG Entertainment, Amore vuol dir gelosia è disponibile in dvd, in formato 1.66:1 con audio Dolby Digital 2.0 e sottotitoli per non udenti opzionabili.

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