Sognare è vivere è un film del 2015, il primo lungometraggio diretto, sceneggiato, co-prodotto e interpretato da Natalie Portman. Il film è disponibile su RaiPlay.
Premesse a Sognare è vivere
Ci sono storie che vengono raccontate per svelare una verità scomoda, amara, graffiante. Il romanzo autobiografico A tale of Love and Darkness di Amos Oz ha come unico intento, infatti, quello di testimoniare la lunga e dolorosa conquista dell’identità nazionale israeliana mentre lui, ancora bambino, assisteva alla graduale perdita del senno della mamma, chiusa in una sofferenza del corpo e della mente che sfociò presto in una depressione devastante. Il racconto, toccante e coinvolgente, raggiunge il grande schermo grazie a Natalie Portman, attrice Premio Oscar per Il cigno nero, per la prima volta in cabina di regia dopo gli esperimenti del cortometraggio Eve e dell’episodio televisivo di New York, I Love You.
Gli intenti registici
Diretto e sceneggiato in 8 anni, Portman ha voluto girare Sognare è vivere interamente in lingua ebraica per rimanere fedele all’intento letterario dell’opera senza rischiare di tradirne lo spirito. Cercando di costruire l’ identità di una donna israeliana spesso costretta al silenzio e all’accettazione del suo status sociale, l’artista abbandona trucchi e abbellimenti, adottando uno stile acqua e sapone che rende egregiamente giustizia alla sua bellezza. La sua bravura insindacabile come attrice, inoltre, la porta a fondersi con lo sfondo, in un misto logorante di nebbia e foschia che trasformano Gerusalemme in “una vedova nera che divora i suoi amanti“. La guerra per la sua conquista, infatti, diviene ben presto razioni di cibo, sacchi di sabbia e lutti che aumentano un giorno dopo l’altro, come dimostrano i filmati d’epoca, talmente crudi e taglienti da fare male.
Il protagonista della vicenda
Il piccolo Amos è il vero protagonista della vicenda personale e della Storia nazionale ma Portman – che esiste soltanto grazie alla luce di ricordi dolorosi – rimane la regina incontrastata di ogni fotogramma, la demiurga delle azioni, la protagonista delle speranze dello stesso bambino a cui insegnava di non realizzare mai i propri sogni perché, “per natura, ogni sogno realizzato, si rivela deludente”.
Sognare è vivere, dunque, è una pellicola delicata e toccante che, sebbene non presenti maestria registica, rimane un prodotto gracile, freddo e cupo esattamente come il tono della realtà che racconta.
Recensione di Martina Calcabrini