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Carlo Verdone presenta Carlo! al Teatro di Villa Torlonia a Roma

E’ un Carlo Verdone serio e faceto, malinconico e guascone, quello ritratto nel documentario Carlo!, realizzato da Fabio Ferzetti e Gianfranco Giagni nel 2012, riproposto ieri pomeriggio nella splendida cornice del Teatro di Villa Torlonia a Roma, dove l’attore e regista romano è intervenuto, introducendo la proiezione, raccontandosi a quel pubblico, accorso numeroso, che non cessa di amarlo

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E’ un Carlo Verdone serio e faceto, malinconico e guascone, quello ritratto nel documentario Carlo!, realizzato da Fabio Ferzetti e Gianfranco Giagni nel 2012, riproposto ieri pomeriggio nella splendida cornice del Teatro di Villa Torlonia a Roma, dove l’attore e regista romano è intervenuto, introducendo la proiezione, raccontandosi a quel pubblico, accorso numeroso, che non cessa di amarlo. Dopo quasi quarant’anni di successi, Verdone può tirare il fiato, svelare le proprie debolezze di uomo e artista, senza dover assumere pose fasulle o simulare una granitica sicurezza; nella sua lunga carriera ci sono stati anche momenti (rari) in cui lo smisurato gradimento nei suoi confronti ha subito un lieve calo, ma Carlo ha saputo far tesoro delle scivolate, prendendosi un tempo fisiologico per riordinare le idee (ci riferiamo allo scarso successo ottenuto da C’era un cinese in coma, che pure – a parere dello scrivente – era un film dignitoso) e riproporsi con rinnovata energia e nuovi stimoli. E il pubblico continua ad amarlo proprio per questo, per la sua semplicità, laddove non percepisce una distanza, una separazione, visto che Verdone non si è mai ammantato di quell’aurea troppo spesso sventolata da nuovi, presunti talenti che durano a malapena qualche stagione. I veri grandi, come lui, possono essere se stessi e dialogare senza filtri o artifici.

Seguiamo Carlo mentre rivisita, dopo molto tempo, l’abitazione in cui aveva vissuto con i genitori, il fratello Luca e la sorella Silvia. Il papà, Mario Verdone, fu docente di Storia e Critica del Cinema nonché studioso di tutte le forme d’arte e di spettacolo, e grazie a lui si respirava in casa un’atmosfera fortemente cinematografica, di cui Carlo si nutrì incessantemente. E fu proprio nella casa dei genitori che il giovane Carlo cominciò ad allestire i primi spettacoli, a cui assistevano parenti ed amici, fino all’esordio vero e proprio, che gli provocò non poca agitazione, che solo la madre seppe contenere, spronando l’esitante figlio a buttarsi sul primo palcoscenico. Divertentissimo lo scherzo subito da Mario, quando, dopo aver scritto un volume sui futuristi, venne raggiunto dalla telefonata di un fantomatico artista facente parte della suddetta corrente, che protestava per non esser stato inserito nella pubblicazione: ovviamente la voce era quella di Carlo, che poi svelò al padre il crudele scherzo, e la reazione non fu esattamente divertita.

Ma in Carlo! Verdone racconta anche come nascono i suoi personaggi. La grande capacità di osservazione gli permette di cogliere tic, gesti, movenze, toni di voce, di persone realmente esistenti, fino a risalire al profondo delle loro anime, tratteggiandone magnificamente i dati psicologici, ed ecco che emergono macchiette irresistibili, a cominciare da Furio, passando per Manuel Fantoni (per il quale si spacciava abusivamente in Borotalco), Ivano, fino ad arrivare a quel Moreno di Grande, Grosso e Verdone che rappresenta l’ultimo atto dell’evoluzione antropologica del coatto. Ma Verdone sa restituire, e qui risiede la sua vena poetica, anche le loro solitudini insuperabili (quella di Enzo di Un sacco Bello, per esempio), e paradigmatici sono i finali malinconici dei suoi film.

Certo, 60 minuti – questi sono i tempi standard di un documentario – non consentono di ricostruire pienamente la figura e la storia di un attore/autore che ha influenzato così incisivamente la cultura popolare italiana, eppure qualche nuovo aspetto viene fuori, e, tra risate e riflessioni, il mosaico della personalità di Verdone guadagna qualche nuovo tassello che rende l’immagine complessiva più chiara. Carlo! è un sincero omaggio ad un grande interprete dello spirito di un popolo, e, anche se Goffredo Fofi non lo considera un grande regista (si sbaglia evidentemente, perché film come Compagni di scuola rimarranno senza dubbio nella storia del nostro cinema), chi scrive non può che accodarsi disciplinatamente tra le schiere dei suoi irriducibili sostenitori.

Luca Biscontini

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