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Amer e Lacrime di sangue: gli orrori di Forzani e Cattet in cofanetto blu-ray

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuscio

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Per chi non ne fosse ancora a conoscenza, si chiamano Bruno Forzani e Hélène Cattet, coppia anche nella vita e autori del segmento O is for Orgasm incluso nel collettivo ABCs of death (2012).

All’interno della propria collana Midnight Factory, dedicata alla Settima arte dell’orrore, Koch Media ne rende disponibili in un unico cofanetto blu-ray limited edition – in custodia amaray inserita in slipcase cartonato – i loro al momento unici due lungometraggi: Amer (2009) e Lacrime di sangue (2012).

Accompagnato da temi musicali di Bruno Nicolai, Ennio Morricone e Stelvio Cipriani tratti dalle colonne sonore de La coda dello scorpione (1971), La tarantola dal ventre nero (1971), La polizia sta a guardare (1973), La polizia chiede aiuto (1974) e La polizia ha le mani legate (1975), il primo si struttura nell’arco di un’ora e mezza su tre diversi momenti della vita della protagonista Ana, di volta in volta incarnata da Cassandra Forêt, Charlotte Eugène Guibeaud e Marie Bos.

Del resto, con la bambina immersa nella enorme abitazione in cui vive insieme ai suoi genitori, una misteriosa figura femminile coperta di velette nere ed il nonno zombesco disteso su un cataletto, è in maniera evidente (e dichiarata) il thriller tricolore risalente agli anni Settanta la fonte d’ispirazione dei due cineasti, qui propensi ad omaggiare soprattutto la parte conclusiva di Suspiria (1977) di Dario Argento.

Prima ancora che, superata la fase adolescenziale con prime mestruazioni nel caldo estivo e una misteriosa banda di motociclisti in agguato, la Ana adulta ritorni nella vecchia villa d’inizio film in evidente omaggio a Profondo rosso (1975), con tanto di segreti nascosti dietro le pareti e un’insostenibile sequenza di tortura pronta ad essere tirata in ballo.

Lacrime di sangue

Mentre il tutto, caratterizzato da dialoghi ridotti all’osso e traboccante in maniera affascinante erotismo suggerito fotogramma dopo fotogramma, provvede a testimoniare un cinema della mente e dei sensi che, visivamente accattivante, sfugge alle regole classiche del genere commerciale, fondendo gli ingredienti tipici dell’exploitation con una narratività astratta che rimanda ad una Settima arte dalle ambizioni molto più autoriali.

Ambizioni avvertibili anche nel video musicale che – compreso insieme al trailer nella sezione extra del disco – remixa in trenta minuti la pellicola e nel secondo lungometraggio, la cui traccia di base è una donna che sparisce improvvisamente, spingendo il marito a cercare di far luce sulle strane circostanze della sua scomparsa.

Il semplice pretesto per dare il via ad oltre un’ora e quaranta di visione che, coinvolgendo anche la figura di un ispettore, non sembra mirare a costruire una precisa evoluzione di racconto, ma preferisce abbandonarsi alla fantasiosa messa in scena del mondo di incubi e violenza in cui si addentra progressivamente l’uomo posto al suo centro.

Fantasiosa messa in scena impreziosita dall’abbondante ricorso a filtri colorati per quanto riguarda la fotografia e che, più dell’opera precedente, guarda al citato capolavoro argentiano interpretato da David Hemmings e Gabriele Lavia – con tanto di inquietanti e, a loro modo, sensuali dettagli di occhi e labbra –  nell’incastonarsi claustrofobicamente tra le mura di un palazzo liberty, ricordando anche Inferno (1980).

Ma è bene non aggiungere altro per far sì che non vengano rovinate le ulteriori sorprese dispensate da un atipico spettacolo di paura da schermo che, commentato da pezzi di Giuseppe De Luca, Guido e Maurizio De Angelis, Alessandro Alessandroni, Riz Ortolani, Nico Fidenco e i già citati Morricone e Nicolai, non risparmia neppure una cruentissima situazione corredata di rasoiate che squarciano la carne.

E i nove minuti dello short La fine de notre amour, che fa da contenuto speciale accanto al trailer, completano il tutto con l’interessante booklet inserito all’interno della confezione.

Francesco Lomuscio

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